Una storia per Euridice, al TRAM |Recensione

Una storia per euridice

La stagione 2022/23 del Teatro TRAM si apre con Una storia per Euridice, scritto e diretto da Luisa Guarro e interpretato da Chiara Orefice, in scena da giovedì 20 ottobre a domenica 30 ottobre.

La recensione di Una storia per Euridice

Il testo di Una storia per Euridice si inserisce perfettamente in un contesto culturale e sociale che si pone sempre più questioni di genere, tentando talvolta di reimpostare certe prospettive svincolate da un passato patriarcale: il fulcro dello spettacolo non è Euridice attraverso il mito di Orfeo ed Euridice ma Euridice stessa e basta, su misura della quale viene scritta una storia apposita. La Euridice della Guarro, infatti, ha una sua vita autentica e ha la possibilità di scegliere di amare profondamente e alla fine rivendica la sua piena libertà quando, morendo, si libera dal contatto asfissiante di Aristeo e quello di Orfeo che ha catalizzato la sua futura storia. Attraverso questa penna artistica che parla al femminile, la drammaturgia di Luisa Guarro pone lo spettatore davanti ad una serie di intrecci psicologici ed emotivi propri di un personaggio di cui si sa poco ma che finalmente ha la voce per potersi presentare. Insomma, Una storia per Euridice presenta un testo drammaturgico molto attuale e, perché no, anche affine a quelli che sono i gusti della società odierna, influenzati dal presente clima culturale.

La regia di Una storia per Euridice, sempre di Luisa Guarro, è riuscita a coordinare un lavoro che abbraccia voce, musica e danza in un rapporto inter artes che ha reso lo spettacolo una vera e propria performance, eseguita da Chiara Orefice con un’intensità e una immedesimazione davvero travolgenti. L’artista si è mossa con sapiente eleganza negli spazi di una scenografia proiettata in una dimensione onirica, con alcune scene che sembrano dei fermoimmagine pittorici capaci di evocare un senso di armonia. Allo stesso tempo, la scenografia vira su una serie di incursioni quasi dark-gotiche talvolta inquietanti nella loro irruente capacità evocativa, che rimandano a certe maniere creative tipiche del teatro di Emma Dante. Inoltre, nel suo monologo questa nuova Euridice parla una lingua a metà tra l’italiano e il napoletano, con l’intento della Guarro di recuperare tutta una tradizione campana che ricorda anche quella costruzione linguistica di Moscato, un po’ iperbolica secondo il rispecchiamento dell’istanza di superamento della realtà in una pratica dei suoni che per certi versi sfocia nel fantastico.

Una storia per Euridice, dunque, ingloba taluni modelli che si sono imposti nella tradizione campana instaurando maniere di fare teatro. Accanto a questo lavoro di assimilazione e recupero di una storia che scorre inevitabilmente nelle nostre vene, Luisa Guarro ha posto una serie di riferimenti anche al teatro contemporaneo: la ricerca di un teatro non declamatorio ma performativo, attraverso l’unione della recitazione con il linguaggio del corpo e con l’utilizzo del canto; la composizione di uno spazio e di una dimensione teatrale che rendano centrale la presenza dell’attrice, come se ella arrivasse a identificarsi con il teatro stesso; e, per concludere, lo smantellamento della sacralità intoccabile della scena ponendola, al contrario, accessibile e vicina al pubblico, un lavoro che Una storia per Euridice ha articolato in un movimento costante da fuori a dentro e viceversa grazie alla presenza del microfono, a cui l’attrice si è spesso avvicinata per recitare alcuni spezzoni del suo monologo e che hanno accompagnato gli spettatori ad entrare in quella dimensione mitica e solo apparentemente riservata.   

Immagine di copertina: Teatro TRAM

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A proposito di Francesca Hasson

Francesca Hasson è giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2023. Appassionata di cultura in tutte le sue declinazioni, unisce alla formazione umanistica una visione critica e sensibile della realtà artistica contemporanea. Dopo avere intrapreso gli studi in Letteratura Classica, avvia un percorso accademico presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e consegue innanzitutto il titolo di laurea triennale in Lettere Moderne, con una tesi compilativa sull’Antigone in Letterature Comparate. Scelta simbolica di una disciplina con cui manifesta un’attenzione peculiare per l’arte, in particolare per il teatro, indagato nelle sue molteplici forme espressive. Prosegue gli studi con la laurea magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, discutendo una tesi di ricerca in Storia del Teatro dedicata a Salvatore De Muto, attore tra le ultime defunte testimonianze fondamentali della maschera di Pulcinella nel panorama teatrale partenopeo del Novecento. Durante questi anni di scrittura e di università, riscopre una passione viva per la ricerca e la critica, strumenti che considera non di giudizio definitivo ma di dialogo aperto. Collabora con il giornale online Eroica Fenice e con Quarta Parete, entrambi realtà che le servono da palestra e conoscenza. Inoltre, partecipa alla rivista Drammaturgia per l’Archivio Multimediale AMAtI dell’Università degli studi di Firenze, un progetto per il quale inserisce voci di testimonianze su attori storici e pubblica la propria tesi magistrale di ricerca. Carta e penna in mano, crede fortemente nel valore di questo tramite di smuovere confronti capaci di generare dubbi, stimolare riflessioni e innescare processi di consapevolezza. Un tipo di approccio che alimenta la sua scrittura e il suo sguardo sul mondo e che la orienta in una dimensione catartica di riconoscimento, di identità e di comprensione.

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