Il cinema francese si configura come l’unione privilegiata di movimenti intellettuali, filosofici e culturali, tra i quali figura con particolare rilievo il fenomeno della Nouvelle Vague. Sviluppatasi tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘60, la Nouvelle Vague è una corrente cinematografica caratterizzata dall’abbandono degli stili convenzionali appartenenti all’epoca precedente, sostituiti dalla ricerca di tematiche più vicine al quotidiano e alle persone comuni. Tale fenomeno è stato avviato da François Truffaut, un regista che ha rappresentato una svolta fondamentale nella storia del cinema francese e globale. A seguire, vi consigliamo la visione di 3 film con Jean-Pierre Léaud, attore privilegiato da Truffaut nelle sue pellicole.
Biografia di Jean-Pierre Léaud
Jean-Pierre Léaud nasce a Parigi il 28 maggio 1944. Figlio dell’attrice Jacqueline Pierreux e dello sceneggiatore e assistente alla regia Pierre Léaud, cominciò ben presto a recitare come attore bambino, diventando un volto noto del cinema francese già all’età di tredici anni, con una piccola comparsa nel film Agli ordini del re e poi ricoprendo il ruolo da protagonista nel capolavoro che lo rese celebre in tutta Francia (e nel mondo), I 400 Colpi. Léaud divenne uno degli attori più celebri della Nouvelle Vague, caratterizzato in maniera particolare dalla sua dizione e da movenze legate a lui soltanto, come il suo modo di passare la mano tra i capelli, presente nelle pellicole in cui ha figurato dalla giovane età. Considerato l’attore “feticcio” di Truffaut, che molteplici volte lo ha scelto per interpretare il suo “altro io”, nella sua carriera pluridecennale ha ricoperto numerosi ruoli di rilevanza a livello internazionale, tra i quali si ricorda Ultimo tango a Parigi di Bertolucci, in cui è accompagnato da Marlon Brando, il nome più noto nel cinema statunitense.
Il cinema francese: 3 film con Jean-Pierre Léaud
I 400 Colpi
I 400 Colpi (in francese Les Quatre Cents Coups) è il primo lungometraggio diretto da François Truffaut nel 1959, nonché il debutto del genere della Nouvelle Vague. È il primo di una serie di film che vede come protagonista Antoine Doinel, l’alter-ego del regista, ripreso in diverse fasi della sua vita. Interpretato da Léaud, Antoine Doinel è un giovane ribelle e scapestrato che conduce una vita turbolenta e dedita allo svago. Il giovane commette di tanto in tanto piccole malefatte, che motivano il titolo “les quatre cents coups”, impropriamente tradotto in italiano nella sua forma letterale, ma la cui espressione francese si tradurrebbe con “farne di tutti i colori”, insomma, essere un ribelle. L’interpretazione di Léaud conferisce al personaggio un atteggiamento beffardo, noncurante, che riesce in pieno nella manifestazione del malessere di un individuo che, in fase di formazione, appare privo di radici e di una direzione.
Domicile Conjugal (Non drammatizziamo…è solo questione di corna)
Film che ironizza sulla classe borghese parigina, presa nel mirino attraverso l’esplosione di un banale fatto quotidiano: due coniugi si trovano a dover affrontare il tradimento di lui (da lì il titolo).
Costituisce il quarto episodio della saga dedicata ad Antoine Doinel, qui rappresentato da Léaud nella fase adulta.
Léaud è ormai al quarto stadio dell’evoluzione del suo personaggio, il quale si mostra come un uomo mite, sottoposto alle tentazioni della vita quotidiana che gli consentono di lenire la sensazione di abitudine. Antoine consuma in breve tempo la nuova relazione, e in lui presto riecheggia prepotentemente la cara immagine della donna che amava e che ama ancora. Léaud dona infinita dolcezza alla scena del ritrovamento con sua moglie: “Sei mia figlia, sei mia sorella, sei mia madre…” per indicare che lei è tutto, lei è in tutto.
Porcile
Porcile si discosta dal cinema francese per far spazio al cinema italiano, ed è inscritto in questa lista per la rilevanza che il personaggio di Julian, interpretato da Léaud, conferisce alla vicenda. La pellicola, diretta da Pier Paolo Pasolini, presenta due storie intrecciate con epiloghi grotteschi: da una parte la storia di un cannibale, che ha deciso volontariamente di isolarsi dalla società, dall’altra la vicenda di Julian, un inetto, privo di ideali e di volontà, bloccato in una dimensione concettuale in cui soffoca ogni parvenza di azione. Celebre è la scena del suo monologo, in cui l’uomo appare seduto sulla poltrona su cui giace per intere giornate ad osservare le cose della vita scorrere passivamente: “oggi, un giorno d’agosto del ‘67, non ho opinioni. Ho tentato di averne, e ho fatto, di conseguenza, il mio dovere. Così mi sono accorto che anche come rivoluzionario ero conformista.”
Fonte Immagine in evidenza: copertina Prime Video