Andrea Pazienza è un’artista unico nel suo genere che ha segnato la storia del fumetto. La sua genialità e la sua visione anticonvenzionale lo hanno portato ad ottenere vari riconoscimenti nella vita. Il suo Dio? La matita.
La vita di Andrea Pazienza
Così come lo definisce lo scrittore Stefano Benni, possiamo parlare di Andrea Pazienza come il «Rimbaud del fumetto». Entrambi bruciano le tappe, sia nell’arte che nella vita. Infatti, Rimbaud e Pazienza compiono i loro capolavori da giovani ed entrambi hanno perseguito una vita sregolata.
Il fumettista nasce a San Benedetto del Tronto nel 1956 e compie i suoi studi a Pescara, continuando a coltivare le sue amicizie storiche con i compagni di San Severo, dove risiedeva. Nel 1974 si iscrive al corso di laurea in Disciplina delle Arti, Musica e Spettacolo a Bologna ma decide di abbandonare gli studi a due passi dalla laurea. Partecipò al Movimento del ’77, movimento politico e culturale. La sua partecipazione influenzò il suo primo lavoro edito: il fumetto Le Straordinarie Avventure di Pentothal. Negli stessi anni, scrive e disegna per la rivista umoristica per adulti Cannibale. Pazienza si divertiva con riferimenti politici e culturali trattati con sarcasmo e anche con un certo senso di ribellione. Con gli stessi ragazzi della rivista fonda nel 1980 la rivista culturale Frigidaire, in cui appare per la prima volta uno dei personaggi ricorrenti tra le mani di Pazienza: Zanardi. Il comico Daniele Luttazzi descrive così l’atmosfera del gruppo di questa rivista: «Pazienza e quelli del gruppo di Frigidaire mostravano la verità della contraddizione… raccontando il mondo come lo vedevano, senza compromessi o mediazioni di comodo». Negli anni seguenti si dedica all’insegnamento e acquisisce una grande popolarità firmando manifesti cinematografici, copertine di dischi, campagne pubblicitarie e cimentandosi anche nel teatro e nella pittura. Gli ultimi anni della sua vita sono segnati da un avvicinamento alle droghe pesanti, il quale contribuirà al suo prematuro decesso.
Il suo stile e i suoi capolavori
Pazienza usa l’arma del fumetto come un mezzo liberatorio e potente. La sua arte è segnata da uno stile ibrido tra realismo e caricatura. Nei suoi fumetti possiamo trovare sia tratti psichedelici che riferimenti all’arte classica, molto evidenti nell’influenza anatomica michelangiolesca, nell’uso della prospettiva rinascimentale e in alcune composizioni che ricordano l’iconografia religiosa di Caravaggio. I temi ricorrenti sono la gioventù tormentata, la politica, l’amore e l’ironia. I personaggi da lui disegnati più indelebili sono sicuramente Zanardi e Pentothal. Zanardi rappresenta la generazione dei giovani italiani dei primi anni Ottanta. Il personaggio che si fa rappresentante di una generazione in crisi risulta un anti-eroe che, fragile e perso, affronta comunque la vita di petto. Il risultato è quello di una confusione assoluta in cui orientarsi diventa una sfida. Pentothal non è meno tormentato. Il suo stesso nome fa riferimento all’omonimo farmaco il cui effetto collaterale è quello di un distacco dalla realtà. Anche la narrativa non lineare è il riflesso dello squilibrio di questo personaggio, segnato dalle droghe, relazioni disfunzionali ed un duro scontro con la realtà. Il disegno e i messaggi del fumettista sono la fusione di una genialità e irrequietezza che verranno sempre ricordate come tratti distintivi di chi lascia un segno. I suoi fumetti sono infatti sempre attuali grazie all’ironia su temi universali e alla bravura della sua mano.
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