Film di Alan Parker: 3 da recuperare

I film di Alan Parker possono considerarsi delle vere e proprie opere sperimentali che spaziano tra i generi più diversi, dal musical al noir, dalla politica a tematiche psicologiche profonde, e rappresentano espressioni artistiche di una delle identità più eclettiche e innovative del cinema moderno. La sua cifra stilistica è facilmente identificabile perché costruita su un importante attenzione per l’estetica, un umorismo quasi sempre dissacrante e l’utilizzo innovativo della musica, non solo come colonna sonora, ma come elemento utile alla creazione di ritmo e pathos. La sua audacia e versatilità come regista lo hanno portato a ricevere riconoscimenti prestigiosissimi ma soprattutto a fornire un contributo tutto nuovo a quel modo di fare cinema “fuori dall’ordinario”.     

Alan Parker: un po’ di storia

Alan Parker nacque a Londra nel 1944 ed entrò nel mondo del cinema attraverso quello della pubblicità: lavorò infatti per conto di varie agenzie che si occupavano di spot e filmati commerciali (insieme con Ridley Scott). Quando passò al cinema Alan Parker si dimostrò subito innovativo: lo stile che presentava era “approcciabile”, facile da seguire e con un ritmo narrativo veloce e chiaro; la poliedricità delle tematiche da lui scelte per le sue pellicole non sono mai scadute nel prevedibile o nel romantico di basso livello, ma si sono sempre concentrate su temi che riguardavano giustizia, razzismo, pena di morte, guerra e abusi istituzionali, mettendo l’accento sull’aspetto dell’osservazione, attenta non solo alle dinamiche narrative, ma soprattutto a quelle psicologiche dei suoi interpreti facendo attenzione a renderle chiare e dirette per gli spettatori; a questo va aggiunto il lavoro di luci, fotografia e colonna sonora che rinforzano e caratterizzano i suoi lavori. Il grande successo lo raggiunse nel 1978 con la pellicola “Fuga di Mezzanotte”, la cui trama prende spunto da fatti realmente accaduti che riguardavano un giovane americano, Billy Hayes, arrestato in Turchia per possesso di droga. Il film gli valse la candidatura all’Oscar come miglior regista, l’Orso d’Oro a Berlino e due Oscar per sceneggiatura e colonna sonora. A questo seguirono delle pellicole tutte di immenso valore, tra cui lo straordinario Mississippi Burning del 1988, Pink Floyd – The Wall (1982), Evita (1996) per citarne alcuni. La sua sensibilità verso il tema della guerra, la sua passione per la musica e il suo fascino per il noir si possono riscontrare in tre lavori assolutamente eccellenti: Birdy, The Commitments e Angels Heart. Segue una piccola guida dei film.  

Birdy (1984)  

Birdy è probabilmente uno dei film più toccanti eppure sottovalutati di Alan Parker. Tratto dal romanzo omonimo di William Wharton, il film racconta la storia di due amici, Birdy (Matthew Modine) e Al (Nicolas Cage), legati da un’amicizia profonda fin dall’adolescenza. I due giovani si troveranno entrambi a fare i conti, in maniera diversa, con il trauma e le ferite riportate durante la guerra in Vietnam. Il racconto si sviluppa su due binari: quello dei ricordi dell’adolescenza dove Birdy, introverso e ossessionato dagli uccelli, incontra Al, estroverso e festaiolo, e quello del presente, ambientato in un ospedale psichiatrico, dove Birdy si è chiuso in un mutismo catatonico e Al cerca di riportarlo alla realtà. La colonna sonora, affidata a Peter Gabriel, scandisce il racconto in maniera incalzante e coinvolgente: una delle scene che merita menzione è certamente quella del volo in soggettiva, per la quale Parker utilizzò una steadycam montata su un deltaplano, creando un effetto visivo inedito per l’epoca; l’accompagnamento della musica di Peter Gabriel completano la meraviglia della sequenza. 

The Commitments (1991)

The Commitments rappresenta invece un altro aspetto del cinema di Parker: quello ironico, allegro e, soprattutto, musicale. Il film racconta la storia della nascita e del “rapido” declino di una band soul nella Dublino proletaria degli anni ’80. Il protagonista, Jimmy Rabbitte, voce narrante del racconto, decide di mettere insieme un gruppo per portare il soul in una città segnata dalla crisi economica. Il risultato è un mix esplosivo di personaggi eccentrici, talentuosi certamente ma molto spesso in conflitto tra loro. Gli attori ingaggiati da Parker per la sua pellicola sono tutti non professionisti (tranne qualcuno) e lo stile che utilizza è quasi documentaristico, il tutto arricchito da un sano e calzante umorismo irlandese. La colonna sonora poi è trainata dai classici del Soul e i brani sono eseguiti dagli attori che, ovviamente, sono tutti musicisti. Il film celebra forse la forza della musica che può essere salvifica in alcune circostanze anche se la realtà, dura e severa, finisce per avere la meglio.

Angel Heart (1987)

Per questo film Alan Parker si è armato dei due attori più iconici degli anni ‘80: Robert de Niro e Mickey Rourke. Per la trama invece Parker approccia il genere noir/thriller/esoterico: è raccontata infatti la storia di un investigatore privato di New York, Harry Angel (Mickey Rourke) incaricato da un misterioso cliente, Louis Cyphre (Robert De Niro), di ritrovare un cantante scomparso. Le indagini portano l’investigatore nella Louisiana degli anni ‘50, a New Orleans, dove si imbatte nel mondo dei riti voodoo, omicidi inquietanti e tutta una serie di verità sempre più oscure che scoprirà poi, coinvolgerlo in prima persona. Il finale è uno tra i più sorprendenti dei film di quegli anni. L’atmosfera del film è oscura e inquietante, e il suono e il montaggio aiutano a rinforzare una dimensione opprimente e sensuale. Il film è certamente molto intenso e ha anche suscitato critiche per la scena erotica tra Mickey Rourke e Lisa Bonet (all’epoca attrice nella serie di Bill Cosby): Parker ha dovuto tagliare alcune parti della sequenza per ottenere il “rating R” (vietato ai minori di 17 anni non accompagnati). 

Film di Alan Parker: conclusione

Attraverso i cieli interiori di Birdy, l’ironia e la musica di The Commitments, fino all’inferno interiore di Angel Heart, è possibile scoprire quanto Alan Parker abbia sperimentato, esplorato e anche giocato col cinema. I suoi lavori sono emozioni tradotte in scene forti, storie potenti capaci di far riflettere e, alle volte, anche mettere in discussione le certezze del pubblico. Diventato “Sir” nel 2002, titolo assegnatogli dalla regina Elisabetta II, Alan Parker è scomparso il 31 luglio 2020, lasciando una filmografia assolutamente variegata, intensa, capace di far entrare lo spettatore in relazione con storie e personaggi e di immergerli nelle atmosfere tra le più intense che il cinema sia mai riuscito a creare.

Fonte immagine: commons.wikimedia.org/wiki/  (By Mariusz Kubik, http://www.mariuszkubik.pl – own work, http://commons.wikimedia.org/wiki/User:Kmarius, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=877245)

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