Villain di Naruto: 4 più memorabili

Villain di Naruto: 4 più memorabili

Chi ha visto Naruto sa bene che i cattivi della serie non sono mai soltanto dei mostri da battere. Anzi, spesso sono i personaggi che restano più impressi; non perché siano malvagi fino in fondo, ma perché dietro le loro azioni c’è quasi sempre una storia complicata, piena di dolore, rabbia o solitudine. Molti di loro non sono nati cattivi, sono diventati così a causa di ferite mai curate, di promesse tradite, di un mondo che li ha messi da parte. Alcuni cercano vendetta, altri inseguono un’idea di giustizia che li ha consumati: c’è chi ha perso tutto, chi ha smesso di credere nelle persone e chi ha deciso che per cambiare le cose bisogna distruggere tutto. Quello che colpisce, è che c’è sempre un momento in cui mostrano un lato umano, una fragilità. E forse è proprio questo che li rende così interessanti: non sono i semplici villain di naruto, ma specchi deformati dei protagonisti. In questo articolo si parlerà proprio di loro, di cosa li ha resi così e del perché.

1. Zabuza Momochi

Probabilmente tra i villain di Naruto più sottovalutati, Zabuza non era nato cattivo, era nato solo nel posto sbagliato, in un villaggio dove diventare forti voleva dire diventare spietati. Da ragazzino aveva visto più morte che affetto, e alla fine si era convinto che quello fosse l’unico modo di vivere: combattere e non legarsi a nessuno. Poi, l’incontro con Haku, anche lui solo, cambia qualcosa in Zabuza: gli aveva dato una presenza, un qualcosa che assomigliava all’affetto. Solo che Zabuza aveva paura di mostrare i suoi sentimenti e questo lo sapeva benissimo. Quando Haku muore per proteggerlo, qualcosa in Zabuza crolla, quella corazza da guerriero sparisce. Non c’è un mostro ma un uomo stanco, pieno di rimpianti, che si rende conto troppo tardi di ciò che aveva perso. Per la prima volta, piange. Zabuza aveva scelto la strada più dura perché pensava di non meritarsi altro ma alla fine ha mostrato di essere tutto tranne che un mostro: aveva solo paura di sentirsi fragile.

 

Fonte immagine: Amazon Prime Video

2. Pain / Nagato

Nagato, cresciuto in mezzo alla guerra, riuscì a sopravvivere per miracolo trovando due amici, Konan e Yahiko. Insieme iniziarono a credere che qualcosa potesse cambiare davvero, e che magari quella guerra potesse cedere una volta per tutte. Ma anche i sogni più belli possono rompersi facilmente. Quando Yahiko muore, Nagato perde l’unica persona che lo teneva in piedi e da quel momento in poi, non riesce più a vedere il mondo allo stesso modo. Nasce così Pain, non un nome da battaglia ma una dichiarazione, perché per lui, il dolore non è più qualcosa da evitare ma è l’unica lingua che tutti possono capire.

‘Se la sofferenza è ciò che ha modellato la sua vita, allora che la sofferenza diventi la sua arma.

Pain non è più quel ragazzo gentile e premuroso di un tempo, le parole oramai non servano più a nulla. Eppure, quando Naruto si presenta davanti a lui, non come un nemico, ma come qualcuno che ha sofferto allo stesso modo, Nagato ascolta. Nel profondo, la parte più vera di lui, era ancora sepolta. Nagato non era cattivo, aveva solo perso tutto troppe volte, e ad un certo punto ha smesso di credere di poter essere salvato. Ma la verità è che lo era ancora, solo che nessuno era arrivato abbastanza presto da farglielo capire, grazie a Naruto è poi riuscito a ritrovare la sua vera identità.

Fonte immagine: Crunchyroll

3. Madara Uchiha

Tutto è cominciato non da un sogno di conquista ma dalla stanchezza, dalla rabbia di vedere la propria famiglia morire sempre volta dopo l’altra. Quando ha conosciuto Hashirama, nemici per nascita ma amici per scelta, aveva immaginato un villaggio diverso, una casa per tutti, dove i bambini potessero crescere senza imparare a uccidere prima ancora di imparare a vivere. Ma poi è arrivata la realtà: i clan, la diffidenza, la guerra che non cessava mai e piano piano qualcosa dentro Madara si è spezzato. Ha cominciato a vedere la pace come un’illusione, e si sa, quando un sogno muore, chi l’ha amato più di tutti è quello che soffre di più. Madara ha smesso di cercare la pace nel mondo e ha iniziato a volerla imporre; credeva che, lasciati liberi, gli uomini avrebbero scelto sempre la guerra. Così ha scelto di diventare solo testa e strategia, senza più cuore, ma in fondo, quel ragazzo che da piccolo immaginava un mondo diverso, era ancora li. Quando ha capito che si era spinto troppo oltre, si è lasciato andare, forse con rimpianto e forse con sollievo. Madara non è stato un tiranno, ma un sognatore che ha smesso di sperare nel modo giusto perché stanco.

Fonte immagine: Wikipedia

4. Itachi Uchiha

Itachi non ha mai cercato né gloria, né vendetta, a lui interessava solo una cosa: proteggere ciò che amava, anche a costo di distruggerlo con le sue mani. Itachi era cresciuto in un mondo dove ci si aspettava che fossero i figli a portare il peso degli errori dei genitori, e lui lo ha fatto senza mai ribellarsi, senza mai chiedere nulla in cambio. Quando scoprì che il suo clan stava per scatenare un’altra guerra, ha fatto qualcosa che nessun altro avrebbe avuto il coraggio di fare: distruggere la propria famiglia. Nel mezzo di quella strage, lasciò in vita Sasuke, suo fratello, non come ultimo gesto di pietà, ma come unica possibilità di salvezza. Facendo in modo che lo odiasse, che crescesse con un obiettivo, con una ragione per diventare più forte. Non voleva essere ricordato come un fratello ma come un nemico. Per anni si è fatto odiare, fraintendere, condannare ma non ha mai smesso di esserci nel momento giusto. Solo alla fine ha permesso a Sasuke di sapere e non per farsi perdonare ma per liberarlo da quel peso. Itachi, il villain di Naruto più conosciuto, è stata una persona che ha scelto di essere dimenticata pur di proteggere l’unica cosa che gli stava a cuore, anche se per farlo ha dovuto attraversare l’inferno. Forse non esiste gesto più potente dell’amore che non chiede di essere riconosciuto.

Fonte immagine: Wikipedia

I villain di Naruto, non sono solo i cattivi della storia, alla fine sono solo persone ferite, spesso ingannate, che hanno scelto strade sbagliate nel tentativo di trovare un senso al dolore. Ognuno di loro ci ricorda che dietro l’odio c’è quasi sempre una storia che non conosciamo, e forse è proprio questo che li rende indimenticabili: non quello che hanno fatto, ma il perché.

Fonte immagine di copertina: Amazon Prime Video

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