Roero DOCG a Napoli: il Piemonte si apre al Mediterraneo tra sfide e risultati concreti

Il Roero DOCG ha scelto Napoli come palcoscenico per dimostrare che i vini piemontesi possono dialogare efficacemente con la cucina mediterranea, uscendo dai circuiti tradizionali. Martedì 24 giugno, a Caracol Gourmet di Bacoli, si è tenuta una serata organizzata dal Consorzio Tutela Roero, che ha messo in mostra l’adattabilità e l’identità di una denominazione in forte crescita.

Il fulcro dell’evento è stato l’Arneis, declinato in versioni spumante, classico e riserva “Sette Anni”, firmate da produttori come le sorelle Tibaldi e Angelo Negro. Lo spumante Metodo Classico ha introdotto la cena, elegante e fresco, mentre la Riserva 2017 “Sette Anni” ha stupito abbinata ai tubetti con anemoni, ricci di mare, rafano e sconcigli, piatto che usualmente richiede un bianco borgognone. Il sommelier Ciro Sannino ha raccontato come molti ospiti abbiano scambiato questo Arneis per un vino francese, sottolineando l’efficacia della scelta.

Il percorso ha proseguito con il Carnaroli al gambero e limone candito abbinato al Roero DOCG 2022 di Gabriele Cordero e si è chiuso con una spigola accompagnata da un raro Roero DOCG 2001, un vino maturo e avvolgente che ha conquistato il pubblico.

Il presidente del Consorzio, Massimo Damonte, ha chiarito la strategia di crescita territoriale:

«Vino, turismo e ristorazione devono muoversi in sinergia. Abbiamo sviluppato sentieri per trekking e bike, app geolocalizzate e un forte coinvolgimento degli operatori locali. L’Arneis merita un posizionamento comunicativo distinto rispetto a Barolo e Barbaresco, ma la collaborazione con le Langhe resta solida. A pochi chilometri di distanza non possiamo permetterci messaggi divergenti».

Angelo Negro, produttore e enologo, ha ribadito la capacità evolutiva dell’Arneis, capace di abbinarsi a piatti strutturati e stufati, e ha sottolineato il valore aggiunto del Nebbiolo giovane del Roero:

«Serve però un lavoro di comunicazione mirato all’estero per far emergere le differenze nette tra Roero, Barolo e Barbaresco, territori con identità ben definite».

Con oltre 1300 ettari vitati e 258 soci, il Roero è una denominazione in movimento, pronta a sfidare i mercati più tradizionali con vini versatili e caratteristici. Napoli ha risposto con interesse e apertura: un segnale concreto che il Roero ha la stoffa per espandere la sua presenza ben oltre il Piemonte.

Pierluigi Fusco 

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