Regolamentazione criptovalute UE: dal caso Libra alla nascita del MiCA
La spinta dell’Italia e di altri 4 paesi per una regulation europea
Una regulation chiara e uniforme in tema di criptovalute è stata a lungo attesa in tutta Europa. L’Italia, insieme a Spagna, Paesi Bassi, Germania e Francia, ha giocato un ruolo di primo piano, inviando un appello congiunto a Bruxelles. L’obiettivo della dichiarazione, firmata dai rispettivi ministri delle Finanze, era sollecitare la Commissione UE a definire un quadro normativo rigoroso. L’urgenza nasceva dalla necessità di arginare un fenomeno crescente e potenzialmente pericoloso: l’ingresso nel mercato di operatori privati con progetti su larga scala, capaci di minare la sovranità monetaria degli Stati membri e la stabilità finanziaria.
I rischi delle stablecoin: perché era necessaria una regolamentazione
Al centro delle preoccupazioni vi erano soprattutto le stablecoin, ovvero quelle criptovalute il cui valore è ancorato a quello di un asset reale, come una valuta fiat (euro, dollaro). La richiesta dei cinque Stati mirava a introdurre paletti ben determinati per queste valute digitali, ponendo come priorità la protezione dei consumatori e la tutela della sovranità nazionale nel campo della politica monetaria.
L’effetto Libra di Facebook e i timori per la stabilità
La scintilla che ha acceso il dibattito è stata senza dubbio la presentazione, nel 2019, del progetto Libra da parte di Facebook (oggi Meta). L’idea che un colosso tecnologico con miliardi di utenti potesse lanciare una propria stablecoin su scala globale ha allarmato banche centrali e regolatori finanziari. I timori principali riguardavano la potenziale instabilità per la politica monetaria, l’aumento dei rischi di riciclaggio di denaro e seri problemi legati alla privacy dei dati. Questa forte opposizione regolamentare ha di fatto bloccato il progetto iniziale di Libra, costringendo Facebook a rivedere profondamente i suoi piani e accelerando la corsa verso una regulation europea.
Oltre Libra: protezione dei consumatori e sovranità monetaria
La dichiarazione congiunta dei cinque Paesi UE, tra cui l’Italia, chiedeva che le stablecoin fossero autorizzate a operare solo dopo aver risolto le complesse questioni legali e normative. La richiesta era chiara: obbligare gli emittenti di stablecoin a detenere riserve con un rapporto pari a 1:1 con la valuta fiat di riferimento. Tali riserve, inoltre, avrebbero dovuto essere denominate in euro o in altre valute degli stati membri e depositate presso un’istituzione approvata dall’Unione Europea, garantendo così trasparenza e sicurezza per gli utenti.
La risposta dell’unione europea: il regolamento MiCA
La pressione esercitata da Italia, Germania, Francia e gli altri firmatari ha avuto un esito concreto e di portata storica: la creazione del Regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets). Questa normativa, approvata definitivamente nel 2023, rappresenta il primo quadro giuridico completo al mondo per i mercati dei crypto-asset. Il MiCA traduce in legge molte delle richieste avanzate nel 2020, stabilendo regole armonizzate per l’emissione e la prestazione di servizi legati a criptovalute e stablecoin. L’obiettivo del regolamento è triplice: proteggere gli investitori, preservare la stabilità finanziaria e favorire l’innovazione in un ambiente sicuro e regolamentato. Come sottolineava già all’epoca il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, regole certe erano necessarie per conservare la stabilità in un mercato in rapida evoluzione.
Verso un mercato crypto più sicuro e trasparente
Con l’introduzione del regolamento MiCA, l’Unione Europea ha tracciato un percorso chiaro. Le norme impongono agli emittenti di stablecoin (definiti come “asset-referenced token” o “e-money token”) obblighi di trasparenza, requisiti patrimoniali e una governance rigorosa, sotto la supervisione di autorità come l’EBA (European Banking Authority). La regolamentazione delle criptovalute non è più solo un’intenzione, ma una realtà che sta definendo il futuro della finanza digitale in Europa. La presa di posizione dell’Italia e degli altri grandi Paesi si è rivelata decisiva per trasformare un mercato selvaggio in un ecosistema più sicuro per tutti, un passo fondamentale per integrare l’innovazione tecnologica nel sistema finanziario tradizionale in modo sostenibile e responsabile.