Clean Beauty: verità, miti e confusione

Clean Beauty: verità, miti e confusione

Il vocabolo “clean” che in inglese significa pulito, richiama i concetti di purezza, trasparenza e sostenibilità. La clean beauty, cioè “bellezza pulita”, è un concetto nato negli Stati Uniti e si basa sull’idea di creare prodotti con ingredienti di origine naturale, considerati più sicuri per l’uomo, in quanto privi di sostanze chimiche valutate nocive, tossiche o irritanti per noi e la nostra pelle. In linea generale, i prodotti clean tendono a eliminare: parabeni, ftalati, solfati, sostanze considerate inquinati e test sugli animali. La trasparenza è la chiave di questo concetto, infatti, molti marchi si impegnano a rendere più chiara la lista degli ingredienti (INCI), spiegando in questo modo la funzione di ogni sostanza.

Cosa non è la clean beauty

Molto spesso si tende a fare confusione, pensando che la clean beauty indichi prodotti puramente naturali e biologici, ma non è così, in quanto un prodotto clean può contenere ingredienti sintetici, a patto che siano sicuri. Per questo motivo, viene distinta dalla green beauty che, invece, privilegia ingredienti di origine vegetale o biologica e presta grande attenzione all’impatto ambientale del prodotto, dal packaging alla produzione. Inoltre, è importante evidenziare che questi prodotti non danno sempre la certezza di essere efficaci o più delicati sulla pelle.

Perché c’è tanta confusione?

La clean beauty si è affermata come una delle tendenze più notevoli nello scenario della cosmetica, sviluppata dalla consapevolezza dei consumatori verso la propria salute, verso la sostenibilità e all’ambiente. Ciononostante, il termine si è trasformato in un potente strumento di marketing, spesso utilizzato in modo equivoco e senza riferimenti normativi precisi.  Infatti, non esistono delle regole ufficiali che stabiliscono cosa sia davvero clean: ogni brand utilizza una propria definizione, e questo contribuisce a creare scompiglio tra i consumatori.  Ad aumentare, ancora di più, la confusione è la chemofobia, ovvero la paura ingiustificata nei confronti della chimica, tanto è vero, che alcuni brand alimentano questa sensazione insinuando che gli ingredienti sintetici siano pericolosi a prescindere. Questa narrazione crea, così, allarmismi, diffidenza e una diffusa disinformazione.

Il lato positivo del movimento

Nonostante la confusione, il movimento della clean beauty ha portato con sé alcuni importanti effetti positivi. Ha contribuito a promuovere una maggiore trasparenza nelle etichette dei prodotti cosmetici, spingendo i brand a rendere più comprensibili e accessibili le informazioni sugli ingredienti usati; ha inoltre incoraggiato le aziende verso formule più sostenibili, sia dal punto di vista ambientale che etico e, infine, ha avuto il merito di aumentare la consapevolezza dei consumatori, invitandoli a interrogarsi di più su ciò che applicano sul proprio corpo e a compiere scelte più informate e responsabili.

Oltre le apparenze

Quindi la clean beauty può sicuramente rappresentare un punto di partenza valido per chi desidera adottare un approccio più consapevole alla cosmesi, tuttavia, non bisogna considerarla una garanzia assoluta di qualità, sicurezza o reale efficacia. Il problema è che, l’assenza di una definizione ufficiale del termine, il concetto di clean resta vago e soggetto a interpretazioni diverse. Proprio per questo è importante andare oltre la superficie, capire cosa si cela dietro i claim pubblicitari e approfondendo la reale composizione dei prodotti, in modo tale da evitare di fare scelte basate solo su paure infondate. Attraverso un’informazione corretta e approfondita possiamo orientarci verso decisioni cosmetiche davvero in linea.

Fonte immagine: Freepik – Artur Safronov 

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