Back to Black: il mito di Amy Winehouse sul grande schermo | Recensione

Back to Black: il mito di Amy Winehouse sul grande schermo | Recensione
Back to Black affronta una grande sfida: rappresentare il mito di Amy Winehouse. Il biopic esplora gli stati d’animo più reconditi e il controverso aspetto professionale di un’artista che, nonostante la breve carriera, ha conquistato l’amore e l’approvazione del mondo intero, grazie al suo graffiante talento e all’intima delicatezza dei suoi testi, affermandosi come un’icona musicale di fama mondiale, un mito indiscusso impresso nella storia.
 
Back to Black disegna l’ascesa e il declino di una figura enigmatica e autorevole, mostrando gli aspetti salienti della sua vita personale e professionale, partendo dai suoi inizi nell’industria musicale e il successo derivato dai suoi più grandi lavori, da Frank (che l’ha portata alla ribalta nazionale) fino all’album Back to Black, passando per alcune delle sue canzoni più belle che hanno conquistato il mondo.
 
Lo stile del film procede su un ritmo sommario, mostrando in maniera piuttosto approssimativa il percorso di crescita artistica della cantante, senza soffermarsi in maniera più analitica sul suo graduale passaggio da cantante sconosciuta a superstar di fama planetaria. Back to Black non scava del tutto a fondo negli abissi emotivi delle esperienze vissute da Amy che hanno poi influenzato la sua sorte, in particolar modo il rapporto morboso con il marito, figura negativa della storia e rappresentato come una delle principali cause del declino dell’artista, sia nella vita personale che in ambito musicale.
 
Tuttavia, ciò che cattura l’umanità dello spettatore è la condizione fisica e mentale in cui Amy riverserà a causa della sua forte dipendenza dalla droga e dall’alcol: i suoi occhi smarriti nel vuoto e privi di lucidità colpiscono l’animo del pubblico fino a suscitare un sentimento di compassione e una senso di angoscia nei riguardi della protagonista, una donna che è stata completamente distrutta dal demone della dipendenza

Trama di Back to Black

Il biopic è incentrato sui primi anni di carriera di Amy Winehouse, dalle esibizioni nei bar, passando per i primi contratti discografici e la notorietà in patria britannica, fino ad arrivare alla fama mondiale, in particolare con i successi dei singoli Rehab e Back to Black. La pellicola ritrae anche l’aspetto umano della cantante e la sua vita privata: dalla dolorosa condizione per il divorzio dei genitori al profondo affetto verso la nonna, dall’amore possessivo e tossico per il marito Blake fino ad arrivare al crollo devastante provocato dalla tossicodipendenza e dall’alcolismo.

Un grande artista, una donna fragile 

Come mostrato nel biopic, quella di Amy Winehouse è stata una delle personalità più controverse e provocatorie che il mondo dello spettacolo abbia mai conosciuto; la sua tendenza fuori dagli schemi, la sua indifferenza verso la fama e il denaro e il suo spirito pungente e aggressivo hanno caratterizzato l’immagine di una leggenda vivente, un influente orientamento artistico e un ultimo idolo musicale
Tuttavia quella sua personalità l’ha resa prigioniera di se stessa, e mentre il mondo stava conoscendo un nuovo mito, intanto la vita di Amy stava andando alla deriva.
 
Agli occhi del mondo, senza dubbio, presentava grande carisma, forza e intraprendenza, ma Back to Black ci mostra un aspetto dell’artista che molti non conoscevano: la sua fragilità. Amy, interpretata da Marisa Abela, appare come un individuo estremamente sensibile e delicato, grondante di una profonda sofferenza che ha portato alla sua distruzione interiore e alla morte prematura.
 
Amy Winehouse è morta per intossicazione da alcol all’età di 27 anni. Fa quindi parte del famoso Club 27, ossia alcuni dei più grandi cantanti (soprattutto di genere rock) scomparsi a questa età, tra cui Jim Morrison, Jimi Hendrix e Kurt Cobain. 
Artisti che hanno vissuto una vita emotivamente straziante e lasciato il proprio segno nella storia della musica.
 
 
Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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