La Warner Bros Entertainment è uno degli studi di produzione cinematografici più famosi al mondo, creatrice di personaggi iconici e senza tempo come Bugs Bunny o Daffy Duck che da moltissimi anni conquistano il cuore di tutti i bambini del mondo. Tuttavia dietro questo universo così colorato, fatto di animali parlanti e scene divertenti, si nasconde un lato oscuro che non molti conoscono. La Warner Bros nel corso della sua esistenza ha dato vita a una serie di cortometraggi attualmente riconosciuti con il nome di “Censored Eleven” così controversi e offensivi da essere stati censurati e banditi da qualsiasi piattaforma dalla Warner Bros stessa. Questi cortometraggi, prodotti tra gli anni 30′ e gli anni 40′ e ritirati nel 1968, presentano scene inaccettabili: vengono rappresentate scene stereotipate, episodi di razzismo nei confronti delle minoranze etniche e altri elementi attualmente considerati immorali. Alla luce di ciò, ecco gli 11 cartoni censurati dalla Warner Bros.
1. A caccia di stufato (All This and Rabbit Stew) (1941)
Questo cortometraggio vede come protagonista Bugs Bunny e nella scena iniziale lo vediamo vivere tranquillo e indisturbato nella foresta. Tuttavia la sua quiete viene interrotta dall’arrivo di un cacciatore afroamericano alla ricerca di una preda per cucinare il suo stufato di coniglio. Come accadde in molti altri cortometraggi che vedono Bugs Bunny come protagonista, anche in questo caso il coniglio si prende gioco del cacciatore umiliandolo con mille scherzi. Alla fine Bugs Bunny riesce a fuggire lasciando il cacciatore in uno stato di confusione totale. L’aspetto che ha reso questo cortometraggio controverso portandolo così a far parte della lista degli 11 cartoni censurati, è il modo in cui viene raffigurato il cacciatore: questo personaggio ha i soliti tratti caricaturali tipici dei cortometraggi dell’epoca: pelle scurissima, labbra enormi e una parlata lenta e grottesca. Tutto ciò è aggravato dal fatto che il personaggio del cacciatore non ha neanche un nome, è solo la personificazione della discriminazione razziale.
2. Hittin’ the Trail for Hallelujah Land (1931)
Il corto si apre con il personaggio di Piggy (un piccolo maialino) che guida questo vaporetto lungo un fiume, a bordo insieme a lui troviamo un gruppo di afroamericani che cantano e ballano (i quali presentano ovviamente le classiche caratteristiche stereotipate). Ad un tratto il cartone assume una sfumatura più “inquietante” e uno dei protagonisti del corto, Uncle Tom, si ritrova in questo cimitero infestato dove viene inseguito e perseguitato da scheletri e spiriti. Sebbene non sia il più offensivo tra questi cartoni censurati, presenta comunque degli aspetti estremamente razzisti e stereotipati che l’hanno portato ad essere inserito nella lista Censored Eleven dalla Warner Bros.
3. Sunday Go to Meetin’ Time (1936)
In una piccola cittadina il suono delle campane preannuncia l’inizio della messa domenicale. Essendo questo un momento molto importante per la comunità, tutti si preparano per celebrare il rito, eccetto un giovane uomo afroamericano molto pigro e disinteressato che preferisce oziare e rubare piuttosto che andare in chiesa. Ad un tratto ha una visione e sogna di andare all’inferno, qui viene inseguito da una serie di demoni e diavoli che lo minacciano di tenerlo per sempre segregato negli inferi a causa del suo comportamento sconsiderato. Il giovane dopo essersi risvegliato, terrorizzato da questa visione, decide di andare in chiesa per redimersi. Se pur la trama non sembra essere così tanto offensiva, Sunday Go to Meetin’ Time rientra comunque tra gli 11 cartoni censurati di questo studio in quanto anche in questo caso abbiamo la ricorrente rappresentazione stereotipata della comunità afroamericana. Come se non bastasse, in aggiunta, in questo cortometraggio troviamo anche lo stereotipo “dell’afroamericano pigro e ladro”: al tempo era infatti diffusa la credenza secondo cui gli afroamericani fossero svogliati e incapaci di autocontrollo e venivano per questo scherniti e ridicolizzati.
4. Jungle Jitters (1938)
Anche Jungle Jitters fa parte degli 11 cartoni censurati dalla Warner Bros e rappresenta uno dei casi più palesi di razzismo coloniale, non poteva quindi salvarsi dalla censura in nessun modo. Il corto inizia in questo villaggio di cannibali abitato da nativi intenti a ballare e cantare, in questo contesto giunge nel villaggio un venditore ambulante che mostra la sua merce a questa tribù africana. Il venditore mostra oggetti molto comuni come specchi, spazzolini, lampadine ecc. Gli abitanti del villaggio, seppur interessati alla merce, essendo cannibali vorrebbero in realtà divorare il povero venditore ambulante. La regina del villaggio (una vecchia donna bianca) viene a sapere dell’arrivo dell’uomo ed essendo in cerca disperata di un marito, vuole incontrarlo a tutti i costi per sposarlo, alla fine del corto il venditore ambulante viene costretto a sposare la regina del villaggio. Ovviamente questo cartone venne censurato soprattutto a causa dell’umorismo e della satira di cattivo gusto basati sulla superiorità razziale.
5. Cartoni censurati: Uncle Tom’s Bungalow (1937)
Questo cortometraggio in realtà è una parodia di un romanzo del 1852 intitolato “La capanna dello zio Tom”. il corto trasforma il romanzo anti-schiavista in un insieme di scene comiche e divertenti, tuttavia il materiale e le scene rappresentate sono estremamente problematiche e tutt’altro che esilaranti. Nel corto vediamo quattro personaggi principali: Simon Simon Legree (un mercante di schiavi) Little Eva e Topsy (due bambine), Uncle Tom (un anziano signore afroamericano) e Eliza (una donna afroamericana). Simon Simon Legree vende Uncle Tom alle due bimbe a rate e le mette in guardia dicendo loro che se non avessero pagato le rate in tempo allora lui si sarebbe ripreso Tom. Arrivato l’inverno, il mercante di schiavi si rese conto che le due ragazzine non avevano pagato ben 3 rate, di conseguenza si incamminò verso la casa delle bambine per riprendersi Tom. Little Eva e Topsy decidono di nascondere zio Tom per proteggerlo da Legree, ma quest’ultimo furibondo inizia ad inseguire le due bimbe. A questo punto interviene Eliza che cerca di trarre tutti in salvo, tuttavia la svolta nel racconto si avrà nel momento in cui arriverà zio Tom a bordo di una macchina nuova di zecca, restituirà a Legree i soldi che gli spettano e si allontanerà nuovamente a bordo della sua auto. Ci sono molti aspetti controversi in questo corto: in primo luogo, il tema della schiavitù viene minimizzato e se ne parla in modo comico, in secondo luogo nel cortometraggio si scopre che alla fine zio Tom aveva guadagnato quei soldi giocando d’azzardo, alimentando lo stereotipo degli afroamericani visti come persone irresponsabili.
6. Coal Black and de Sebben Dwarfs (1943)
Leggendo il titolo si può intuire che il cortometraggio sia una parodia della fiaba Biancaneve e i 7 nani. Questo è uno dei più famosi e controversi cartoni censurati dalla Warner Bros, si tratta di un riadattamento della fiaba famosa nel contesto Americano durante la seconda guerra mondiale. Nel corto sono presenti una serie di slang e riferimenti alla cultura afroamericana dell’epoca interpretati e rappresentati sempre attraverso l’occhio stereotipico dei bianchi. La trama è molto simile a quella di Biancaneve, abbiamo la protagonista chiamata So White (chiaramente una caricatura di Biancaneve) che dopo essere stata avvelenata da una regina malvagia, viene salvata dal principe e dai sette nani (che in questa versione sono dei minatori afroamericani). A causa degli stereotipi razzisti e grotteschi presenti nel film anche questo corto, come molti altri cartoni censurati, non è stato più proiettato in televisione dopo il 1968.
7. Tin Pan Alley Cats (1943)
Il cortometraggio Tin Pan Alley Cats è caratterizzato da un’animazione vivace e da un forte utilizzo della musica jazz, presenta inoltre molti elementi tipici della cultura afroamericana. Tuttavia se è presente in questa classifica dei cartoni censurati dalla Warner Bros, vuol dire che sicuramente presentava delle caratteristiche tutt’altro che rispettose. Il cartone inizia con questo gatto nero jazzista che durante una serata come le altre, mentre passeggia per la città, decide di entrare in un locale chiamato Tin Pan Alley. Poco prima di entrare, un mendicante lì vicino lo mette in guardia e gli dice che se fosse entrato in quel locale sarebbe stato tentato dalle donne e dall’alcol, tuttavia questo aspetto non fece altro che incuriosire ancor di più il gatto jazzista. Una volta entrato nel locale, inizia a godersi la musica e l’atmosfera generale fino a quando non entra all’interno di questa sorta di viaggio fantastico in cui incontra una serie di creature surreali. In questo caso, oltre alle rappresentazioni offensive e caricaturali, troviamo anche la presenza di personaggi storici come Adolf Hitler e Iosif Vissarionovič Stalin e presentando personaggi di questo tipo in un cartone per bambini, la pellicola non poteva di certo salvarsi dalla censura.
8. Angel Puss (1944)
Inutile dirlo, anche questo cortometraggio è stato ritirato dalla circolazione e incluso nella lista dei cartoni censurati dalla Warner Bros a causa delle solite problematiche precedentemente elencate. Il corto vede come protagonista un giovane ragazzo afroamericano (di nome Sambo) estremamente sensibile che viene incaricato di annegare un gatto in un lago. Il ragazzo, titubante, indugia nel gettare il gatto in acqua sentendosi estremamente in colpa nel copiere un gesto del genere. Nel mentre che il ragazzo si interroga sul da farsi, il gatto sgattaiola fuori dal sacco e finge di essere la voce della coscienza del ragazzo. Il gatto perfido sprona Sambo a gettare il sacco in acqua ricordandogli che gli era stato promesso del denaro per svolgere quel lavoro. Ascoltando la voce della sua coscienza, Sambo getta il sacco nel fiume e va via. Seguono una serie di scene in cui il gatto, dopo essersi travestito da fantasma dipingendosi il corpo di bianco, inizia a perseguitare il povero Sambo. Dopo una serie di inseguimenti, i due cadono entrambi in uno stagno, a questo punto la vernice si scioglie rivelando l’inganno del micio. Sambo, infastidito per essere stato preso in giro, spara un colpo di fucile al gatto uccidendolo. In questo caso, oltre che per i soliti motivi precedentemente elencati, il cortometraggio venne censurato anche per come era stato rappresentato il personaggio di Sambo, egli infatti viene dipinto come un personaggio ignorante, stupido e ingenuo rafforzando gli stereotipi del tempo.
9. Clean Pastures (1937)
Questo cortometraggio in realtà sembra essere meno controverso rispetto agli altri in quanto sembra rappresentare con un tono celebrativo quella che è la cultura afroamericana, tuttavia sono comunque presenti le caricature fisiche esagerate e i classici stereotipi culturali che hanno condotto inevitabilmente questo cortometraggio alla censura. Il racconto è ambientato in questo paradiso afroamericano dove gli angeli sono preoccupati in quanto le anime delle persone non stanno più arrivando in paradiso. Questo perché sulla Terra gli uomini si stanno dedicando a peccati come il gioco d’azzardo e l’alcol. Vengono così inviati sulla Terra un gruppo di angeli jazzisti che riescono a far redimere i peccatori con la musica jazz.
10. Goldilocks and the Jivin’ Bears (1944)
Goldilocks and the Jivin’ Bears è una parodia della favola di Riccioli d’oro e i tre orsi, tuttavia in questo contesto i tre orsi sono in realtà una banda jazz di afroamericani che vivono insieme nella stessa casa. Ad un certo punto della narrazione arriva la bellissima Goldilocks, una donna estremamente sensuale e provocante. Anche qui, come nei cartoni censurati precedentemente citati, gli elementi tipici della cultura afroamericana (come la musica jazz, lo slang o i nightclubs) vengono rappresentati in modo esasperato allo scopo di ridicolizzarla. A peggiorare il tutto, si aggiunge il solito cliché che associa le persone afroamericane ad atti di criminalità.
11. Cartoni censurati: The Isle of Pingo Pongo (1938)
Questo cortometraggio è strutturato come un documentario fittizio che mostra la cultura e le abitudini dell’isola Pingo Pongo abitata da indigeni. Nonostante quest’isola sia in realtà situata nel Pacifico, in nativi che vengono rappresentati sono comunque delle caricature degli africani (ecco perché fa parte degli 11 cartoni censurati nel 1968). Per tutto il documentario, il narratore finge di offrire una descrizione dettagliata ed esemplare degli usi e dei costumi tipici dell’isola, in realtà ciò che ne viene fuori è una miscela di stereotipi razzisti e contenuti offensivi. I nativi vengono ridicolizzati e associati a comportamenti rozzi e primitivi diventando oggetto di scherno.
Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons (Warner Bros)