Espressionismo tedesco: tra cinema e arte | Riassunto

Espressionismo tedesco: tra cinema e arte

Arte e cinema: l’espressionismo tedesco

L’espressionismo fu un movimento artistico nato intorno al 1908 che si sviluppò soprattutto nel campo della pittura, del teatro e come parte delle sette arti, anche nel cinema, concretizzandosi in un vero e proprio genere portante e importante per la storia del cinema durante gli anni Dieci e Venti. Come molte altre avanguardie artistiche contemporanee, l’Espressionismo fu inizialmente una reazione al realismo che aveva dominato l’arte figurativa fino all’avvento dell’Impressionismo e fu il primo a esplorare una nuova strada per l’arte, un’estetica essenzialmente legata alla realtà.

Nascita e caratteristiche dell’espressionismo tedesco artistico

L’Espressionismo tedesco nacque a Dresda da quattro studenti di architettura e si sviluppò nelle difficili condizioni socio-economiche che seguirono le sanzioni imposte alla Germania dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. L’Espressionismo tedesco deriva principalmente dalla fondazione di un movimento chiamato Die Brücke (“Il Ponte”), il cui obiettivo dei fondatori era quello di ‘’gettare un ponte’’ tra la pittura classica neoromantica e il nuovo stile che sarebbe poi stato chiamato “Espressionismo”. Guardando alla filosofia tedesca, in particolare a Nietzsche, gettano le basi di questo nuovo movimento artistico con l’intento di rinnovare completamente un linguaggio artistico che affronti non solo la bellezza del mondo contemporaneo, ma soprattutto il dramma dell’uomo moderno.

Nell’arte, l’Espressionismo tedesco è un movimento che si caratterizza dalla ricerca della soggettività nella realtà circostante. L’arte, con le sue innovazioni culturali e artistiche, diventa quindi per l’uomo un mezzo indispensabile per superare gli ostacoli. Gli espressionisti tedeschi hanno prestato particolare attenzione all’espressione di Van Gogh, ai contrasti cromatici dei Fauve, al dramma e alla critica sociale di Munch, all’espressione antinaturalistica, alla forza e alla deformazione caratteristiche dell’arte primitiva e all’espressione figurativa di forte impatto che trasmetteva una dura critica alle abitudini e ai valori della cultura borghese. Gli elementi prestigiosi e simbolici della metropoli, della vita di strada e del circo stimolano riflessioni sulla solitudine umana, sull’alienazione personale e sull’immoralità, che vengono rappresentate da segni netti, colori acidi ed enfatizzati.

L’espressionismo tedesco cinematografico

Con la fine della Prima Guerra mondiale, si decise di aumentare lo stanziamento di risorse per l’industria cinematografica e lo Stato promosse e protesse la rinascita del cinema, anche perché lo considerava un potenziale veicolo di sviluppo e propaganda. Fu istituito un unico organismo statale, l’U.F.A., con il compito di supervisionare la produzione e il mercato cinematografico, con finanziamenti e materiali forniti dalla Deutsche Bank. In questo periodo, i produttori divennero importanti nell’organizzazione e nel coordinamento dei progetti e nella gestione delle risorse. Uno dei produttori che contribuì allo sviluppo del cinema espressionista fu ad esempio, Erich Pommer, che insistette sull’alta qualità dei film per mantenere la competitività internazionale.

L’espressionismo divenne una caratteristica stilistica del cinema tedesco fino alla fine degli anni Venti e fu proprio in Germania che si sviluppò un clima culturale molto attivo e vivace, in cui gli artisti mostrarono un desiderio di rinnovamento e si immersero in nuove forme di espressione. Per rendere operativa nel cinema la distorsione dell'”espressionismo”, che sostituisce la rappresentazione oggettiva della realtà con la percezione soggettiva, è stato necessario recuperare tutti i trucchi speciali dei vecchi film d’attrazione per ricreare dei mondi illusori e surreali.

  • Simboli visivi venivano distorti per esternare gli stati interni e anche lo spazio (linee, forme, oggetti) veniva distorto per amplificare ulteriormente l’effetto espressionista;
  • La realtà rappresentata non era oggettiva, ma percepita soggettivamente dai protagonisti;
  • La luce è stata utilizzata in modo simbolico, così come le ombre: la prima rappresenta il bene e le seconde il male;
  • Il contenuto del film è conforme ai temi mistici e soprannaturali tratti dal regno delle ombre;
  • Lo stile esagerato e deformato evocava forti emozioni nel pubblico;
  • Presenza di molti riferimenti al teatro e alla pittura, come l’artificiosità della produzione;
  • I primi piani erano spesso utilizzati per effetti satanici o persecutori o, al contrario, per vittimizzare o perseguitare;
  • La grande forza espressiva dei volti scuri e pesantemente truccati e delle espressioni facciali eccessive fu sfruttata molto;
  • Angoli acuti, ombre pronunciate e recitazione spigolosa sono i capisaldi dell’espressionismo.

Quali sono i film più famosi del cinema espressionista?

I temi della possessione, dello sdoppiamento della personalità e della volontà, della malattia (fisica o mentale), dell’ansia e della noia dominano il cinema espressionista. I personaggi si confrontano con qualcosa di diverso da sé, sono in conflitto e costretti a sdoppiarsi. Tra i film più importanti del cinema espressionista, ricordiamo Lo studente di Praga (1913), Il Gabinetto del Dottor Caligari di Robert Wiene (1919) e il famosissimo Metropolis di Fritz Lang (1926).

  1. Lo studente di Praga (1913)

     

    Lo studente di Praga è un film muto tedesco di Stellan Rye ed è considerato il primo esempio al mondo di cinema d’autore o d’avanguardia. La trama racconta di uno studente di basso rango di nome Baldovino, che si innamora di una ricca contessa. Per avere la possibilità di amare la contessa, lo studente accetta la proposta di un personaggio simile a Mefistofele, il dottor Scapinelli, che si offre di comprare il suo riflesso in uno specchio in cambio di 100.000 monete d’oro. Oggi il film è considerato un importante manifesto programmatico per l’intera corrente espressionista. Non solo per gli aspetti strettamente tecnici, ma anche per i temi che si possono riassumere in poche frasi: temi di grande importanza per la cultura tedesca, alias i doppelganger, la sensibilità per il soprannaturale e l’operare di forze maligne che limitano il libero arbitrio umano. Nuovi temi, che avevano già una loro vitalità in alcune correnti che portavano alla letteratura romantico-gotica, riappaiono qui come chiave di lettura attuale della realtà di allora, che era dominata dalle forze delle tenebre (oggi sappiamo cosa queste forze hanno fatto alla storia europea). Questo fatto contribuisce a dare a Lo studente di Praga un peso ancora più prezioso nella storia dell’arte del XX secolo. L’autore dell’omonimo romanzo da cui è tratto il film, lo scrittore e poeta tedesco Hanns Heinz Ewers, fu l’uomo che si trasferì a Berlino per supervisionare l’adattamento cinematografico con il prezioso aiuto di Paul Wegener. Tuttavia, fu lo stesso Ewers a volere Stellan Rye alla regia del film, apprezzando la ricerca di un nuovo linguaggio che, pur essendo ancora lontano dai tratti più caratteristici dell’espressionismo, mitigasse con successo la rappresentazione puramente romantica del paesaggio sulla base di una prospettiva nuova e originale. Il film fu una notevole esplorazione dell’effetto chiaroscurale, nonostante il campo medio a camera fissa e l’estrema semplicità della tecnica, priva di veri primi piani, e fu certamente il risultato dell’affidamento della fotografia a maestri degli effetti speciali come Guido Seeber.

     

  2. Il Gabinetto del Dottor Caligari (1919)

     

    Il gabinetto del dottor Caligari è stato un film  di riferimento, in cui si ritrovano tutte le caratteristiche fondamentali dell’espressionismo tedesco, aprendo la strada a questo movimento nel cinema. La storia ha per protagonista Franz, un giovane che racconta ai suoi amici degli eventi accaduti nel suo villaggio. Caligari, un uomo alquanto sospetto fin dai primi fotogrammi, organizza uno spettacolo nel villaggio, ma durante la sua permanenza iniziano a verificarsi numerosi omicidi e alla fine Jane, la ragazza di Franz, viene rapita. Franz viene incolpato di aver inseguito i rapitori e scopre che Caligari si nasconde nell’ospedale psichiatrico di cui è direttore. Franz riesce ad accusare Caligari di follia dopo aver letto un diario in cui Caligari imitava l’omonimo medico del XVIII secolo e cercava di ordinare a un sonnambulo di compiere crimini efferati. Caligari ammette la sua follia e viene rinchiuso in una cella, ma poco dopo si scopre che anche Franz vive in un ospedale psichiatrico. In realtà, il pazzo è Franz stesso, che ha sviluppato una vera e propria forma di ossessione e costruisce la storia con i pazienti del manicomio come personaggi. Nella didascalia finale, il regista esclama: «Ora sappiamo come curarlo. Ora sappiamo come curarlo». La narrazione delle accuse dei personaggi è di per sé delirante, ma ciò che sconvolge lo spettatore sono le inquadrature effettuate su set allucinanti dalla geometria impossibile, con spigoli vivi, ombre minacciose, percorsi tortuosi che finiscono in un vicolo cieco e corridoi che vengono rappresentati come grotte che possono schiacciare i personaggi in qualsiasi momento.

     

  3. Metropolis (1926)

    Metropolis è il precursore di tutti i principali film di fantascienza. Lang ha ambientato il film in un futuro distopico (2026, cioè 100 anni dopo la stesura del film), in cui le divisioni di classe sembrano accentuarsi. Oltre ad essere tra i più importanti film espressionisti, ha influenzato film come Blade Runner e Guerre stellari, ed è universalmente riconosciuto come il modello per molti film di fantascienza contemporanei. La città di Metropolis è una città divisa in due parti: la città alta, trionfante di grattacieli e tecnologia ultramoderna e abitata dai ricchi, e la città bassa, dove gli operai sono sfruttati come schiavi in enormi fabbriche industriali. Nonostante Metropolis sia governata da questo equilibrio, la comparsa di un androide donna porterà gli operai a rivoltarsi contro di loro. L’espressionismo in Metropolis sta nella sua geometria estrema dello spazio e dell’architettura, che dà l’idea che gli esseri umani siano persone senza libertà, che vivono sotto stretto controllo in celle e gabbie. Il set è stato creato utilizzando il cosiddetto “effetto Schüfftan“: un cartone animato disegnato viene proiettato e ingrandito da un gioco di specchi che funge da sfondo in una parte dell’inquadratura, mentre un attore in carne e ossa si muove in un’altra parte. Questa tecnologia ha reso possibile la costruzione di enormi scenografie in modo relativamente economico. Metropolis era anche un film espressionista, in quanto rappresentava una realtà immaginaria che incarnava i nostri incubi: una distopia dominata dal lavoro e dalla tecnologia. Fu l’americanizzazione del cinema tedesco, o l’avvento del regime nazista, che ispirò Metropolis per la sua estrema geometrizzazione, a porre successivamente fine al cinema espressionista.

Il mondo rappresentato dallo sguardo espressionista è caratterizzato da caos, stranezza e anomalie del corpo e della forma. Il cinema espressionista parla di un mondo interiore, collegando la realtà con i sogni e gli incubi. Al di là della percezione dello sguardo, il cinema espressionista scava e dirige strati più profondi della realtà, strati nascosti fatti di incubi, ossessioni e illusioni occulte.

Fonte immagine in evidenza per l’articolo sull’espressionismo tedesco: dal film Il gabinetto del dottor Caligari (Wikipedia)

A proposito di Martina Barone

Laureata in Lingue e Culture Comparate presso l'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Appassionata di cultura giapponese, letteratura, arte, teatro e cinematografia.

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