Haibane Renmei: perdonare per tornare a vivere

Haibane Renmei

Haibane Renmei (灰羽連盟) è un dojinshi (riviste autoprodotte di vario tema) trasposto poi in anime nel 2002 ad opera di Yoshitoshi ABe, creatore dell’anime Serial Experiments Lain, Texhnolyze NieA_7.

La città degli Angeli

Gli Haibane sono dei simil angeli, hanno delle ali ed un’aureola e vivono nella piccola città murata di Glie. La serie si apre con una ragazza ignota che sta precipitando dal cielo accompagnata da un corvo, nel frattempo un gruppo di Haibane hanno trovato un bozzolo in procinto di schiudersi, da questo esce fuori la ragazza stessa. Ella non ha memorie di chi sia, di cosa facesse nella vita precedente e nemmeno del suo nome e per questo, viene ribattezzata Rakka (che vuol dire “caduta”) in virtù del sogno che stava facendo prima che il bozzolo si rompesse. 

Rakka apprende di essere lei stessa un Haibane, quando improvvisamente e dolorosamente le spuntano ali ed aureola; durante la transizione è assistita da Reki (il cui nome significa “ciottolo”), una ragazza più grande e tra le più anziane tra gli angeli. Scopre, inoltre, che Glie, una cittadina ordinaria abitata da esseri umani, è circondata da mura invalicabili: chiunque tenti di oltrepassarle rischia la morte. 

L’anime si apre misteriosamente con toni solenni per poi addolcirsi e affrontare la quotidianità della vita di Rakka, degli Haibane e degli umani che coesistono pacificamente. Questo almeno finché un evento traumatico non stravolgerà completamente il carattere della serie. 

Attenzione da questo momento compaiono alcuni spoiler!

Haibane Renmei: una metafora della peccato

La serie risulta alle volte criptica, non fornendo spiegazioni su cosa siano gli Haibane, cosa ci sia oltre le mura,… etc. L’aura di mistero e le premesse sono ispirate ad un romanzo scritto dall’autore giapponese Murakami Haruki in La fine del mondo e il paese delle meravigliein cui il protagonista è affetto di amnesia e si ritrova catapultato in una città separata dal mondo esterno tramite delle mura, anch’esse insormontabili.

Però, man mano che l’anime progredisce, è chiaro come Glie sia una metafora per un luogo reale, inventato o psicologico per gli Haibane al fine di comprendere i loro errori, riscoprire se stessi e potersi liberare dal peccato che li lega.

Questo senso di oppressione è evidente in Rakka: quando l’amica Kuu capisce che è giunto il suo Giorno del Volo ed è pronta per rinascere, la ragazza rimane profondamente turbata dalla perdita subita e inizia a cadere in una spirale depressiva che porta le sue ali a macchiarsi di nero; impaurita per l’improvviso cambiamento del piumaggio, Rakka inizia a tagliare le penne color pece, velata allusione all’autolesionismo.
Vinta dall’odio verso se stessa, la giovane Haibane cerca una risposta ai suoi tormenti, risposta che trova quando scopre dentro un pozzo lo scheletro del corvo apparso in sogno; ecco la prima epifania scioccante di Haibane Renmei: Rakka inizia a ricordare la sua vita passata e comprende che, il motivo per cui si trova a Glie, è legato all’essersi tolta la vita. Il suo peccato, dunque, è quello di essersi suicidata, di essersi lasciata alle spalle l’unica persona che l’amava e l’accettava. 

L’altro personaggio che esplicitamente si è macchiato di un peccato come Rakka, è Reki. 

Reki è un personaggio complesso, tormentato dal dolore vissuto sia nella vita precedente che in quella attuale, una donna intrappolata nei rimorsi del passato, incapace di risolvere i problemi e poter andare avanti. Secondo molte interpretazioni, è lei la vera protagonista della serie: è lei l’Haibane Renmei (ali grigie), l’unica a rinascere con delle ali peccaminose senza comprendere il motivo di tale colpa. Piuttosto che chiedere aiuto e affrontare i suoi demoni, per paura di essere tradita Reki si chiude nell’odio verso se stessa, nell’angoscia e nella rassegnazione.
Verso la fine dell’anime è Reki a subire un’epifania: ricorda finalmente il sogno che l’ha portata qui e comprende che il suo nome è legato al sentiero pietroso che lei percorse quando era in vita attendendo il treno in corsa. 

Salvarsi vuol dire perdonare se stessi

L’altro aspetto fondamentale di Haibane Renmei, dopo il suicidio, è il perdono: sia Rakka che Reki sento il peso delle loro azioni e non riescono ad andare avanti perché non riescono ad assolvere le loro anime. 

Rakka trova salvezza quando impara a lasciar andare l’odio verso se stessa, a perdonarsi per quello che ha fatto, comprendendo che non è mai stata la ragazza invisibile e insignificante che si immaginava ma che, al contrario, è stata così tanto amata da essere stata seguita fino a Glie tramite il corvo. 

Reki, invece, è convinta che per lei non ci sia alcuna forma di redenzione e, sebbene terrorizzata, è venuta a patti con il destino che l’attende. Quando comprende che per potersi salvare è necessario ammettere di aver bisogno di aiuto, tende la mano a Rakka ed è finalmente in grado di perdonare se stessa, rompendo il ciclo del peccato. 

Il messaggio dell’anime diventa chiaro: per trovare la pace bisogna saper perdonare ed essere perdonati, solo così ci si può liberare dalle catene che ci tormentano e proseguire per il nostro cammino.

Fonte Immagini: Screenshot di Giorgia Manzo da “Haibane Renmei” (2002), creato da Yoshitoshi ABe, animazione di Radix. © Yoshitoshi ABe / Radix / Pioneer LDC.

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