M. Il figlio del secolo di Joe Wright | Recensione

M. Il figlio del secolo di Joe Wright | Recensione

M. Il figlio del secolo è una serie televisiva prodotta da Sky e diretta da Joe Wright, in cui uno stempiato Luca Marinelli interpreta un giovane Benito Mussolini impegnato nella sua opera rivoluzionaria per la conquista dell’Italia.

Le prime critiche

Sin dall’annuncio della sua uscita, la serie ha subito fatto parlare di se. Il dibattito è stato diviso tra chi ha elogiato “l’impresa eroica” della dichiarazione di antifascismo dell’attore e chi riteneva quest’ultimo un vero ipocrita, in quanto avrebbe potuto devolvere il suo milionario guadagno all’ANPI

Il figlio del secolo

La trama di M. Il figlio del secolo parte dalla formazione dei fasci di combattimento arrivando alla famosa marcia su Roma. Già nei primi minuti del primo episodio, emerge il carattere particolare di questa serie televisiva. Mussolini ci guarda negli occhi, ci dice quello che sta per fare, quello che pensa. Il pubblico è nella mente del Duce, agisce insieme a lui, consapevole quale Mussolini sta per compiere l’ennesima atrocità: il Mussolini liberale, quello rivoluzionario, quello monarchico o il Mussolini deputato.

Mussolini il mostro

Un aspetto che risulta nell’immediato evidente è quel leggero sentore di grottesco, dilagante in ogni episodio. Sembra di essere in un film di Tim Burton, dove Mussolini è un personaggio di pura fantasia, un mostro gesticolante, col viso imbronciato e il braccio teso.

Eppure, la rappresentazione grottesca in M. Il figlio del secolo è stata confermata dallo stesso Antonio Gramsci nei suoi scritti politici, sottolineando che il dittatore ha costruito il suo personaggio proprio su quella esasperata gestualità, su quella insopportabile sicurezza. Il filosofo scriveva su Ordine nuovo nel 1924: «la sua dottrina è tutta nella maschera fisica, nel roteare degli occhi entro le orbite, nel pugno chiuso sempre teso alla minaccia. Roma non è nuova a simili scenari polverosi. Ha visto Romolo, ha visto Cesare Augusto e ha visto, al suo tramonto, Romolo Augustolo».

Quindi si, il Mussolini reale era teatrale e caricaturale. L’operazione di Wright risulta riuscitissima: far apparire il dittatore come un grottesco Cesare sobillatore di giovani mostri scontenti e violenti intellettuali delusi.

Il ruolo della borghesia

 Tra gli aspetti interessanti di M. Il figlio del secolo, si aggiunge l’approfondimento circa il ruolo della borghesia italiana nell’ascesa del fascismo. Essa era sempre più intimorita dalle pretese rivoluzionarie di lavoratori e contadini. Il fascismo quindi perde i suoi aspetti “socialisti” e “rivoluzionari” per diventare l’arma della borghesia per mettere fine al cosiddetto biennio rosso: due anni di continui scioperi che sembravano essere la fase iniziale di una rivoluzione socialista nel bel paese.

Mancanze

Certo, manca una critica serrata al ruolo riformista e opportunista dei partiti socialisti italiani. La serie, sicuramente non aveva lo scopo di parlare del fascismo tout court, ma della figura di Mussolini. È quindi perfettamente comprensibile questa mancanza. Particolarmente riuscito è anche la mescolanza tra elementi drammatici, storici, comici e d’azione.

Alcuni personaggi risultano perfino ridicoli nella loro rappresentazione cinematografica. Ne è un esempio il re Vittorio Emanuele III, interpretato da Vincenzo Nemolato, rappresentato come un ometto incapace di prendere decisioni e permaloso per la sua bassa statura.

Traendo le somme, possiamo affermare che la serie tv è riuscita. È un’opera pregevole che merita una visione anche soltanto per l’interpretazione magistrale di Marinelli.

Sicuramente non diventeremo fascisti come vorrebbe il protagonista, ma, dati i tempi, è forse meglio fare attenzione durante la nostra sessione di binge watching.

Fonte immagine: fermo immagine del trailer (@skyitalia / YouTube: https://youtu.be/hyyL06DjYbs)

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