Mio fratello, mia sorella: recensione della nuova pellicola di Roberto Capucci

Mio fratello, mia sorella

Dal titolo un po’ sciatto a cui sembrerebbe non poter dare troppa fiducia “Mio fratello, mia sorella” si rivela uno di quei film a cui non si può negare un contenuto ed una presentazione di qualità.

Nikola e Tesla sono “il fratello e la sorella” della storia diretta da Roberto Capucci. Lui in qualche modo sembra la “pecora nera” della famiglia, andato via di casa a circa trenta anni, perdendo definitivamente con i suoi i contatti. Tesla è una donna seriosa, a cui la vita ha affidato la responsabilità di crescere un ragazzo dalla personalità delicata poiché affetto da schizofrenia, nei confronti del quale è iperprotettiva. Si tratta del suo secondo figlio, Sebastiano, talentuoso violoncellista. La prima è Carolina, con il sogno di avere un’attività tutta sua e con cui la madre ha un rapporto conflittuale.

Sarà la morte del padre di Nikola e Tesla a riunirli, poiché davanti al testamento i due protagonisti scopriranno di dover condividere la casa dove Tesla aveva vissuto tutto questo tempo, per esaudire un ultimo desiderio.

“Mio fratello, mia sorella” si concentra dunque su questo tentativo di convivenza, che si prospetta un’ardua sfida considerando la personalità senza regole di Nikola – abituato a vivere senza dare conto a troppe formalità – e il rancore di Tesla coltivato nei confronti del fratello durante i suoi venti anni di assenza, in aggiunta ad una meticolosa attenzione da parte di lei rispetto a quelle che sono le abitudini casalinghe.

Ma quello che sembrava l’inizio di una catastrofe si rivela una specie di benedizione. Anche il film, che inizia con condizioni che facilmente avrebbero potuto farlo cadere nel banale, invece si rivela attuale ed originale.

Tra i punti peculiari della pellicola c’è il contatto con la schizofrenia. Le scene portano lo spettatore a riflettere su quanto possa essere importante per chi soffre di determinate patologie non essere trattati in funzione di queste, mettendo in luce in qualche modo la possibilità – nella scelta dei nostri comportamenti – di alimentare uno stato di benessere del nostro interlocutore nell’atto stesso di attribuirgli o meno una determinata condizione e nel metterla oppure no al centro dei nostri atteggiamenti.

Mio fratello, mia sorella: le dinamiche tra i due protagonisti 

Per quanto riguarda il rapporto tra Nikola e Tesla questo cambia man mano durante le vicissitudini. Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi sanno dare un tocco autentico ai personaggi, e con la stessa voglia di dare commuovono nei momenti in cui meno ce lo si aspetta. Cominciano quasi facendosi dei dispetti, per finire in abbracci compassionevoli, ritrovando un’intimità ancora viva nonostante le distanze. Tesla inizia a fidarsi del fratello e a riacquistare una maggiore fiducia anche in sé stessa. Ma basterà la vicenda di una sera a rompere di nuovo gli equilibri e a riallontanare i due protagonisti.

I due fratelli si ritroveranno poi a condividere delle nuove emozioni durate una situazione di stallo, la goccia che fa traboccare il vaso verso un cambio di rotta.  Nikola e Tesla passeranno così dalla decisione di allontanarsi per sempre da ambo i lati, a rivalutare non solo quello che era il loro rapporto in quel momento, ma anche il rapporto che avevano avuto per tutto il tempo in cui erano stati lontani. Ci saranno momenti di confessione e di comprensione inaspettati, che metteranno i due protagonisti davanti a delle nuove consapevolezze. 

In questa sede si è voluto descrivere “Mio fratello, mia sorella” sin dall’inizio come un lavoro autentico ed attuale perché mette sotto i riflettori l’interazione tra diversi tipi di frustrazioni e malesseri tangibili, raccontando quello che è un eccessivo senso di responsabilità da un lato, e poi dall’altro la fuga e la convivenza con il peso del “non detto”. Il rapporto di Nikola e Tesla si sfascia per motivi che non hanno niente a che vedere con il legame in sé, eppure i due restano lontani per più di vent’anni. Gli argomenti trattati e il lavoro dei due attori protagonisti rende i personaggi molto vicini allo spettatore, che non fa fatica a credere a quello che gli si sta raccontando.

La pellicola, disponibile su Netflix dall’8 ottobre, termina con un inganno sulla vicenda finale che però dà il giusto tocco di emozione che consente di metabolizzare piacevolmente il tutto.

Fonte immagine copertina: Ufficio Stampa

 

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