Nel nome dell’odio si rivela capace di donare nuova linfa a un film che, oggi più che mai, risuona di una sconcertante attualità.
Il docufilm “Nel nome dell’odio”, diretto da Federico Caddeo e presentato in anteprima il 9 maggio 2025 con una proiezione privata presso la suggestiva sala cinema della sede dell’Anica, si pone l’obiettivo di raccontare i retroscena del film cult Teste Rasate (1993), diretto dal maestro mai abbastanza celebrato Claudio Fragasso. Teste Rasate rappresentò una sorta di mosca bianca nel panorama cinematografico italiano dell’epoca, portando in scena un tema sociale e politico delicato: la crescente popolarità dei cosiddetti naziskin, esponenti dell’estrema destra strettamente legati all’ideologia nazista di prevaricazione ed eliminazione etnica. In Italia, soprattutto a Roma negli anni ’90, si assisteva a episodi di vandalismo e tumulti generati da giovani spesso in cerca di una propria collocazione sociale. Proprio da questo interesse per il fenomeno nacque la brillante sceneggiatura della compianta Rossella Drudi, moglie di Fragasso.
Teste Rasate: una breve sinossi
Marco, interpretato dal grande Gianmarco Tognazzi, è un ragazzo di 22 anni senza arte né parte, che abita ancora con la madre, in cerca della propria strada. La sua vita piatta viene improvvisamente sconvolta quando, su un autobus, assiste a una scena destinata a segnare per sempre il suo futuro. Un uomo ubriaco molesta una donna e un ragazzo vestito di nero, l’iconico “Fürher” interpretato da Giulio Base, è l’unico a intervenire in sua difesa, sbattendo l’aggressore fuori dall’autobus a suon di pugni.
È in quel momento che Marco subisce la fascinazione del nazismo, iniziando un vero e proprio apprendistato per diventare un membro del gruppo sovversivo guidato proprio dal “Fürher”, con cui Marco inizierà ad instaurare un rapporto a metà strada tra l’idolatria e una sorta di amore malato (tematica che lo stesso Fragasso ha voluto suggerire). Da quel momento ha inizio la personale discesa agli inferi di Marco, che lo porterà ad allontanare tutte le persone a lui più care.
A differenza di un film dalle tematiche affini come American History X, Teste Rasate si presenta come un’opera più cruda, meno paternalista, con una regia essenziale che punta dritto al cuore del problema: mostrare il nazismo per poi denunciarlo. Se il personaggio interpretato da Edward Norton nella pellicola americana trova una sua redenzione, quello interpretato di Gianmarco Tognazzi è andato talmente tanto a fondo nella sua spirale di distruzione da non avere la minima idea di come tornare indietro.
Nel nome dell’odio: il racconto di una famiglia
Nel nome dell’odio racconta retroscena del tutto inediti, spiegati e narrati proprio dai protagonisti del film originale. I racconti vanno dagli aneddoti più leggeri e divertenti a quelli più peculiari, come il fatto che alcune delle comparse presenti tra le fila delle teste rasate fossero dei veri naziskin ingaggiati da Fragasso all’unico scopo di imbonirli, dopo che questi si erano dimostrati particolarmente ostili nei confronti della troupe. Il documentario riesce a comunicare tutta la comunione di intenti dei vari professionisti impegnati nella realizzazione, dalla straordinaria colonna sonora di Eugenio Bennato e Sergio Cammeriere alla fotografia di Luigi Ciccarese, fino al montaggio di Ugo De Rossi.
Ciò che colpisce maggiormente sono le chiavi di lettura e le profonde riflessioni, a volte coincidenti, a volte divergenti, offerte dai vari protagonisti del progetto, segno che il film sia realmente entrato nel loro DNA. Ma soprattutto, a rendere questo documentario diretto da Caddeo così ben fatto e assolutamente da vedere non sono solo i retroscena inediti o la possibilità di ricostruire, insieme ai protagonisti, la vera topografia del film, bensì l’atmosfera familiare che si è percepita durante la visione tra i protagonisti. Famiglia è la parola giusta, e quando c’è famiglia all’interno di un cast vengono fuori spesso delle cose buone.
Nel nome dell’odio: un omaggio a Rossella Drudi
L’intero documentario è dedicato a Rossella Drudi, sceneggiatrice del film e moglie di Fragasso scomparsa prematuramente a causa di una brutta malattia. Il documentario è riuscito a pieno a tratteggiarne a pieno i tratti più importanti, facendo capire come non fosse solamente la sceneggiatrice del film, quanto una vera e propria seconda regista al fianco del marito. Fragasso, presente alla proiezione presso la sede dell’Anica, è apparso visibilmente emozionato e commosso nel ricordare la moglie scomparsa, affidando alla sua tipica ironia romana, unita a una rara tenerezza, il suo ricordo finale nei confronti “della sua metà”.
Nel nome dell’odio: nel nome dell’antinazismo
Nel nome dell’odio è riuscito a comunicare a pieno tutto quello che “Teste Rasate” è stato e dovrebbe essere tutt’ora, non un manifesto pro nazismo, come l’opinione pubblica dell’epoca aveva pensato, quanto il suo esatto contrario. Il regista Caddeo ha rimesso insieme tutti i frammenti sparsi del film originale, ridandogli senso e collocazione. Quello che colpisce, più ancora dell’interesse oggettivo che il documentario riesce a generare, è l’amore con cui lo stesso docufilm è evidentemente stato realizzato. Un amore che si respira in ogni racconto fatto dai protagonisti sia all’interno del docufilm che dopo la proiezione dello stesso.
Fonte immagine: foto scattata da Giovanni Fede preso la sede dell’Anica durante la proiezione privata del film il 9 Maggio del 2025.