Psicologia dell’horror: perché ci attrae

Psicologia dell'horror: perché ci attrae

Avete mai provato quella bizzarra sensazione di non riuscire a smettere di guardare una scena spaventosa nonostante la tensione che questa vi sta trasmettendo? Questo paradosso può rientrare in una sorta di psicologia dell’horror che spiegherebbe per quale motivo molte persone sono attratte dai film horror.

Perché psicologia dell’horror?

La paura e l’orrido sono una vera e propria questione neurale. Alcune parti del cervello si attivano davanti alla visione degli horror e rilasciano neurotrasmettitori come adrenalina, endorfina e dopamina che, oltre ad amplificare la sensazione di paura ed ansia, provocano anche sensazioni di piacere ed euforia. Anche se paura e piacere sembrano due parole che si escludono a vicenda, in realtà, coesistono nel momento in cui si visiona un film, o si legge una storia spaventosa. 

Studi psicologici hanno individuato due tipi di paure in diversi soggetti nel loro campione: la paura sostenuta e la paura acuta.

Nel primo caso le parti interessate del cervello sono la corteccia sensoriale, uditiva e visiva e parte del lobo parietale, e queste fanno percepire un’ansia crescente nel soggetto andando ad aumentare l’attenzione uditiva e visiva proprio per concentrare l’attenzione prima che una situazione pericolosa possa accadere.

Nel secondo caso, invece, c’è una maggiore attività nella corteccia prefrontale, nell’amigdala, nella corteccia cingolata, e l’insula, le quali sviluppano un’emozione molto più intensa che può portare alla conosciuta fight or flight mode; ovvero lotta o fuga. Le reazioni che rientrano nella paura acuta possono essere urla, o trabalzi ai cosiddetti jump scares.

Altri studi hanno anche fatto presente che l’adrenalina e l’eccitazione che si prova quando si guarda un film horror, sono le stesse che si provano durante la pratica di sport estremi. Quella sensazione di eccitamento e di successiva soddisfazione è incredibilmente simile a quella che si prova quando si guarda un film o si ascolta una storia di true crime.

Questione di controllo

La paura ha a che fare anche con il controllo. Quando si legge un libro, una storia o si guarda un film spaventoso e/o anche sanguinolento, l’ambiente in cui ci troviamo è molto importante. Solitamente si guarda un film sul divano di casa propria, magari con una coperta, nel comfort, o magari in una sala cinematografica dove ci sono altre persone e si è coscienti di star guardando un prodotto di fantasia. Il fatto di non essere i protagonisti di tali situazioni spaventose e che nello schermo, in realtà, ci siano degli attori che fingono, fa sentire le persone molto più sicure, senza che esse possano provare quelle sensazioni di forte malessere che invece percepirebbero in una situazione di vero pericolo. 

Dunque, percepire di avere ancora il controllo e che nulla di terribile sta davvero accadendo, porta ad avere curiosità verso l’ignoto e a provare un piacevole sollievo.

Rilascio delle emozioni negative

Si è potuto constatare in molti soggetti a cui piace l’horror che quest’ultimo permette loro di sfogare le emozioni negative quali ansia, stress, rabbia, che tendono ad accumularsi durante la quotidianità. Questa valvola di sfogo permette anche di esplorare meglio quelle che sono le proprie paure e le proprie frustrazioni. 

Per finire, è interessante porre l’attenzione su un altro aspetto della psicologia dell’horror: tutti gli esseri umani possiedono una parte ancora profondamente legata agli istinti primordiali, ad un inconscio che porta con sé istinti violenti e crudeli. Ovviamente, e per fortuna, la parte più forte dell’essere umano è stata influenzata dalle norme sociali e quindi non permette agli istinti di sfogarsi e di sfociare in vere e proprie azioni pericolose. Ed è proprio in questo caso che entra in gioco l’horror che appaga inconsciamente questa parte.

Fonte immagine: Freepik (https://it.freepik.com/foto-gratuito/sagome-di-mani-terrificanti-in-studio_60407092.htm)

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