The Last samurai è un film di Edward Zwick, arrivato in Italia con il titolo L’ultimo Samurai. Si tratta di una pellicola realizzata nel 2003 dalla durata di centocinquanta minuti, prodotta dalla Warner Bros Pictures. Il film, ambientato nel Giappone di fine 1800, racconta un’avventura dallo sfondo drammatico e romantico, storicamente collocata durante la ribellione di Satsuma contro l’imperatore Meiji. Nel cast figurano nomi di spicco come quello di Tom Cruise, appunto, nel ruolo del protagonista, Nathan Algren, ex capitano dell’esercito americano, veterano di guerra e quello di Ken Watanabe, nel personaggio di Katsumoto, comandante dei samurai ribelli. Al loro fianco attori meno noti alla scena internazionale, tra i quali la giovane Koyuki, nel film sorella di Katsumoto e vedova di un samurai ucciso proprio da Algren. L’articolo vuole proporvi una recensione di L’ultimo Samurai che include cenni sulla trama e sull’analisi della pellicola.
La trama in breve
Il film narra le vicende dell’ex capitano Nathan Algren, che al suo arrivo in Giappone ha il compito di addestrare l’esercito nipponico, agli ordini dell’imperatore Meiji, per intraprendere una battaglia volta ad eliminare dalla società giapponese i samurai ribelli. Il primo scontro tra le due fazioni contendenti vede vittoriosi i signori della guerra, guidati da Katsumoto, essendo l’esercito addestrato da Algren ancora impreparato. Proprio in questa battaglia il protagonista resterà prigioniero dei nemici e, trasportato nel loro villaggio, sarà costretto ad entrare in contatto con una cultura tanto lontana dalla sua quanto affascinante. Verrà aiutato a rimettersi in sesto fisicamente e a stabilirsi nel villaggio dalla sorella di Katsumoto, la giovane Taka, che si prenderà cura di lui. Con il passare del tempo il capitano americano riuscirà ad ottenere la fiducia e la stima degli abitanti del villaggio dimostrando senso dell’onore e coraggio, in particolare quando salverà la vita dello stesso Katsumoto. Tra i due, infatti, nascerà stima e fiducia reciproca dettata dal rispetto e dalla curiosità che entrambi dimostrano di avere al cospetto della cultura altrui.
L’analisi di Ultimo Samurai
La sceneggiatura del film è molto densa di eventi e con una buona quantità di colpi di scena; i diversi ritmi che assume la narrazione sono funzionali ad interpretare i sentimenti del protagonista rispetto alle due culture e la differenza tra queste ultime: quella nipponica rappresentata come pacifica e calma, soprattutto nella sua componente paesaggistica, con i suoi villaggi e i suoi samurai che tentavano di tutelarla, e quella americana, che in quegli anni veniva importata dal potere centrale, nelle città, basata sulla forza. La fotografia risulta apprezzabile: le inquadrature mostrano dei paesaggi del Giappone rurale, quello più autentico, dai colori tenui, che infondono tranquillità, di cui lo stesso capitano americano si innamorerà. Mentre le ambientazioni cittadine sono più polverose e concitate, includendo personaggi che non indossano più abiti tradizionali e si adeguano alla cultura dei colonizzatori americani. Proprio i costumi saranno fondamentali per differenziare i due contesti che il film descrive: quello tradizionale, dei samurai, che cercano di tenere in vita le tradizioni del Giappone più antico e autentico, e quello dei politici che vivono in città e pensano a come sfruttare al meglio l’apertura forzata dei porti giapponesi, agli Stati Uniti, per trarne benefici personali. Dal punto di vista delle sonorità sicuramente sono interessanti gli effetti che vengono sfruttati durante le battaglie e gli scontri corpo a corpo, che risultano essere piuttosto realistici. Proprio in virtù della presenza di varie scene di guerra, anche piuttosto cruente, la la presente recensione di L’UItimo Samurai consiglia la visione ad un pubblico adulto.
Valutazioni finali
Questa recensione di L’Ultimo Samurai considera la pellicola, nel complesso, ben fatta, curata nei dettagli, dai costumi alle ambientazioni. Dotata di una velocità di narrazione piacevole e rilassante ma mai noiosa, permette allo spettatore di comprendere i dialoghi, senza smorzature, e consente una buona immedesimazione nel protagonista. Lo spettatore è in grado di provare le medesime sensazioni del capitano Algren: quiete e pace interiore nel villaggio dei samurai e inquietudine e senso di insofferenza rispetto ad una violazione strisciante, in città, accanto ai politici locali, alleati degli invasori. Proprio le posture morali che il capitano Algren sceglie di assumere ci rivelano l’insegnamento che il film vuole far passare, ossia che le persone con senso di giustizia e moralità, dopo averlo conosciuto, rispettano l’altro, nel suo essere diverso, con le sue tradizioni e la sua cultura. Coloro che invece, fanno di tutto per inasprire le inimicizie e gli asti tra popoli che hanno culture diverse, spesso sono spinti da interessi personalistici e meschini. In generale, la visione del film è consigliabile ad un pubblico di riferimento molto vasto; l’opera, infatti sa catturare l’attenzione dei più: spettatori appassionati di vicende storiche, di film d’azione o ancora appassionati di culture lontane.
Fonte Immagine: Di Alexdevil – screenshot catturato da me, Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=2137036 da Wikipedia