Spiegazione di Lost: perdersi per ritrovarsi ancora e ancora

Spiegazione di Lost

Lost è una serie tv statunitense drammatica creata da J. J. Abrams (regista di film come Star Wars – Il risveglio della Forza e Star Wars – L’ascesa di Skywalker), trasmessa dall’emittente televisiva ABC dal 2004 al 2010. Quando, dopo 6 stagioni, fu mandato in onda l’episodio finale, molti fan fecero fatica a comprenderne il significato.
Ecco un’approfondita analisi e spiegazione di Lost, una delle migliori e più complesse serie tv mai create, come testimoniato anche dalla sua vasta popolarità su piattaforme come IMDb.

Lost: la trama e i sopravvissuti sull’isola

La serie parte in medias res: Jack Shephard, il protagonista principale, si risveglia su un’isola deserta dopo che l’aereo Oceanic Airlines – volo 815, partito da Sydney e diretto a Los Angeles, si schianta in seguito a un improvviso malfunzionamento. Jack scopre la presenza di decine di altri sopravvissuti, tra questi Hugo Reyes, John Locke, James Sawyer, i coniugi Sun-Hwa Kwon e Jin-Soo Kwon, Sayid Jarrah, Kate Austen e Charlie Pace.

Le speranze di un possibile salvataggio iniziano lentamente a dissolversi, quando i dispersi si rendono conto di trovarsi su un’isola non localizzabile dai radar. Quest’ultima è, inoltre, pervasa da un’atmosfera inquietante: orsi polari, creature misteriose e figure sinistre si aggirano per la rigogliosa vegetazione. I sopravvissuti si addentrano in una fitta rete di misteri che ingloba l’isola, tentando nel processo di tirare avanti per poter finalmente attendere il momento in cui potranno lasciare l’infernale oasi e tornare alle loro vite.

Nel corso degli episodi, per mantenere un contatto con la civiltà e il calore umano, i superstiti stringeranno profondi legami di amicizia e impareranno a conoscere l’uno i difetti dell’altro. Ma l’isola sfiderà anche i principi di vita in comunità, mostrando che pure l’individuo più razionale e civile può essere portato allo stato di natura animalesco se spinto alle estreme conseguenze.
Per cui la serie, oltre all’elemento di avventura e mistero inerente agli enigmi che circondano l’isola, punta i riflettori sulla natura dei complicati rapporti umani, su solidarietà ed egoismo, ponendo allo spettatore quesiti morali e comportamentali.

Attenzione: da questo punto in poi l’articolo contiene spoiler espliciti inerenti alla spiegazione della serie e al finale di Lost.

Lost: i tre significati del titolo

Lost è una serie estremamente allusiva e metaforica che offre un’ampia gamma di richiami intertestuali: la trama trae, infatti, ispirazione da The Tempest del drammaturgo britannico William Shakespeare; ciò si evince da alcune somiglianze tra le due opere. In entrambe vi è l’elemento magico (il mago Prospero e Jacob) che attira a sé i naufraghi su un’isola sperduta nel mezzo del nulla, mossa inoltre da forze soprannaturali che richiamano quelle dell’opera shakespeariana.

La complessità della trama e gli innumerevoli colpi di scena rendono difficile dare una chiara spiegazione di Lost, che invece può essere interpretata sotto vari aspetti.
In primis bisogna prendere in considerazione la polisemia del titolo: lost, perso, è una parola che ha una molteplicità di significati. Al livello letterale i personaggi sono persi su un’isola deserta, non hanno modo di comunicare con il mondo esterno e nessuna via di salvezza; sono intrappolati in mezzo all’oceano in un luogo dove il tempo non ha valore. Lo spettatore è portato a empatizzare con i superstiti, mettendosi nei loro panni e sperando che riescano prima o poi a trovare un modo per fuggire.

Man mano che la serie progredisce, si viene a conoscenza, tramite un continuo alternarsi di flashback e ritorno al presente, del passato dei principali protagonisti, di quello che erano e di cosa facevano prima dell’incidente aereo. Si comprende che, alla fine, nessuno di loro conduceva una vita felice e serena. Questi retroscena, in un certo senso, cambiano completamente la prospettiva della serie: il naufragare sull’isola permette ad alcuni di riscoprire se stessi, instaurare nuovi rapporti e imparare ad amare di nuovo. Per questo motivo, quando nella quarta stagione agli Oceanic Six (Hugo, Jack, Kate, Sayid e Sun) viene offerta la possibilità di tornare sull’isola, accettano di correre il rischio di andare incontro a morte certa.

E quindi subentra un’altra spiegazione della parola lost: Jack, Kate, Sawyer, Sun, etc., ognuno di loro nel corso della propria vita ha smarrito la strada, ha perso di vista ciò che contava davvero e il motivo della propria esistenza. Ecco che dunque l’isola offre loro una possibilità di riscatto: senza il naufragio nessuno avrebbe potuto fare ammenda per i propri peccati e riprendere controllo della propria vita. Locke ritrova uno scopo dopo aver ripreso a camminare, Charlie riscopre l’importanza e la gioia della famiglia dopo aver rinunciato alla tossicodipendenza, Sun e Jin riescono a riscoprire il loro amore e salvare un matrimonio che sembrava destinato al fallimento.
L’isola diventa quindi metafora di un luogo psicologico in cui i personaggi riflettono sulla propria vita e acquisiscono consapevolezza della loro identità. Jacob, una sorta di dio dell’Olimpo che guarda dall’alto le vicende dei protagonisti, è l’unico consapevole della situazione di stallo in cui si trovano ed è il motivo per cui decide di intrecciare i loro destini e portarli sull’isola.

Un’ultima accezione della parola lost può essere intesa come perdita. Ognuno dei sopravvissuti, in un modo o nell’altro, va incontro a una perdita: Locke perde la fede dopo essersi illuso di avere un ruolo speciale sull’isola, Jack perde suo padre che, per quanto fosse una figura genitoriale discutibile, era un punto di riferimento per il dottore, Sawyer perde l’unica donna che gli aveva donato stabilità emotiva, Sun perde inizialmente Jin e, quando i due si ritrovano, perdono entrambi la possibilità di vedere la figlia Ji-Yeon crescere.

La spiegazione del finale di Lost: non erano morti dall’inizio

Si giunge infine al finale per dare una spiegazione di Lost completa.
Quello che ha lasciato molti fan perplessi è stata proprio l’ultima scena: la sesta stagione mostra, tramite i cosiddetti flash-sideways, una realtà parallela in cui l’aereo non è mai precipitato e nessuno, per questo, è morto sull’isola. Quest’idea di una realtà in cui gli eventi di Lost non sono mai successi avrebbe senso, se si considera che all’inizio della stagione Juliet rivela a Miles che il loro piano per cambiare il corso degli eventi aveva funzionato. Ma ecco che in pochissimi minuti il finale sconvolge tutte quelle che erano le certezze dello spettatore: il mondo parallelo in cui tutti i protagonisti si ritrovano è in realtà un luogo transitorio tra la vita e l’aldilà. E quindi anche i personaggi che si erano salvati, inevitabilmente si rincontrano lì in quanto, prima o poi, tutti muoiono.

Questo era il messaggio che voleva trasmettere il finale della serie: perdersi per ritrovarsi ancora, e ancora, e ancora. Le scene struggenti in cui ognuno dei protagonisti ricorda finalmente la vita passata, le amicizie, gli amori che aveva abbandonato con la morte, diventano il momento più toccante della serie. La chiesa, come afferma il padre di Jack, diventa quel luogo che hanno costruito per potersi ricongiungere e quindi, in questo senso, riescono a superare la morte stessa. Essa non divide per sempre le persone ma è solo una fase transitoria prima di potersi ritrovare in una vita migliore.

Fonte Immagine: Screenshot realizzato da Giorgia Manzo tratto dalla serie televisiva Lost, episodio 1, stagione 1. © ABC Studios / Disney.

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