Stranger Eyes | Recensione

Stranger Eyes Recensione

Uscito 14 novembre nelle sale italiane, Stranger EyesSguardi Nascosti è un thriller diretto dal regista Yeo Siew Hua, che torna dopo aver vinto a Locarno con il precedente film nel 2018. La pellicola è stata presentata in anteprima alla 81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il 5 settembre ed è in concorso per il Leone d’oro. Vediamo insieme la recensione, con spoiler, di Stranger Eyes!

Trama

Il film si apre con un video che riprende una giovane coppia di genitori, Junyang e Peiying, interpretati rispettivamente da Wu Chien-ho e Anicca Panna, che giocano con la loro bambina, la piccola Bo. Si scopre, poco dopo, che la piccola Bo è scomparsa da alcune settimane, proprio quando si trovava in quel parco assieme al padre. La coppia si rivolge immediatamente alla polizia, la quale non sembra aiutare molto i genitori, ma suggerisce loro di guardare alcuni video per analizzare ogni dettaglio perché potrebbe aiutare nell’indagine. Improvvisamente, il giorno dopo, Peiying riceve da una persona anonima due DVD che riprendono il marito. Ecco che si entra nel vivo della storia.

Analisi e recensione di Stranger Eyes

La scomparsa della piccola Bo, nonostante sia fondamentale all’interno della storia, passa a momenti in secondo piano e viene, anzi, usata come mezzo per scavare più a fondo nell’animo dei personaggi. Durante il corso della pellicola, infatti, osserviamo i comportamenti disperati dei genitori che tentano in qualche modo di ritrovare la propria figlia, mostrando il loro lato vulnerabile. Questo è possibile anche grazie ai vari cambi di prospettiva: nella prima parte del film il regista si sofferma sui genitori, successivamente scopriamo di più sulla relazione della coppia attraverso il pedinamento di Junyang e lo scambio di messaggi che avviene tra Wu e Peiying; infine, quando sembra che la storia si sia conclusa, essa si sposta completamente su Junyang. Vediamo come lui trascorra parte del suo tempo con sua figlia e di come continui a cercarla assiduamente, eppure lascia  Bo da sola fuori un supermercato. Egli, nonostante tradisca la moglie, prova ancora dei forti sentimenti verso di lei e ciò lo porta ad avere un crollo emotivo. Poi, quando sa di aver perso sia Puiying che Bo, il ragazzo cerca di redimersi da tutti i suoi errori: regala le registrazioni di Wu a sua figlia, che non vedeva da anni. L’uomo aveva registrato di nascosto la figlia al lavoro per tutto il tempo a dimostrazione del fatto che le mancasse, ma non aveva il coraggio di parlarle. Junyang compie un gesto che fa commuovere la ragazza, che probabilmente avrà sofferto crescendo senza una figura paterna a fianco e senza avere la certezza che il padre pensasse ancora a lei; sentire quelle parole, “Come stai? Come sei stata tutto questo tempo?” e “Scusami […] avrei voluto fare di meglio”, sono la conferma che il padre le ha sempre voluto bene, anche se a distanza. Alla fine del film, Junyang osserva Piying e la piccola Bo, seppur da lontano. Commetterà lo stesso errore di Wu oppure la guarderà crescere e le donerà tutto l’amore che ha da offrirle? 
Fin dalla prima scena, il regista mette in chiaro quale sia il vero fulcro del lungometraggio: Piying indossa una maglia che riporta il disegno di due occhi e sotto la scritta di una frase in inglese I’m watching you ovvero Ti sto guardando. Infatti, per tutto il film, ogni personaggio viene osservato, spiato, a loro insaputa. In Stranger Eyes l’atto di guardare, che può sembrare all’inizio innocente, diventa una forma di potere: tramite le videocamere di sorveglianza poste dalla polizia nell’appartamento della coppia, o quelle che si trovano nei negozi, o ancora semplicemente dagli sguardi dei vari personaggi. Lo stesso spettatore si chiede, a un certo punto, se non sia anche lui stesso un voyeur. Nel contesto del thriller psicologico, lo “spiare” diventa anche un elemento di tensione crescente.
Yeo Siew Hua è un regista che favorisce generi tradizionali, come il poliziesco e il noir, ma capace allo stesso tempo di non cadere nel banale grazie a una regia attenta (come le inquadrature strette e focalizzate sui personaggi, la fotografia e l’illuminazione soffusa) e con colpi di scena.
Nonostante ciò, Stranger Eyes
è un film da un ritmo lento, che a tratti si perde, portando alcuni spettatori ad annoiarsi e a non cogliere interamente il messaggio che la pellicola vuole trasmettere. 

Fonte immagine: Wikipedia

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Studentessa presso Università degli Studi di Napoli L'Orientale.

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