Il Gender Pay Gap, ovvero il divario retributivo di genere, è una realtà che colpisce le donne lavoratrici in tutto il mondo, persino in Giappone. Si tratta della differenza tra la retribuzione media oraria degli uomini e quella delle donne a parità di mansioni. Nonostante le leggi vietino la discriminazione, il divario persiste, con conseguenze negative per le donne, le famiglie e l’intera società. Ma quali sono i dati aggiornati al 2025 e le soluzioni più efficaci all’orizzonte?
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Gender pay gap: i dati 2025 in Italia e in Europa
Secondo i dati più recenti di Eurostat, disponibili per il 2025, nell’Unione Europea le donne guadagnano in media il 12,7% in meno all’ora rispetto agli uomini. La situazione in Italia appare, a prima vista, migliore della media. Il divario retributivo di genere “grezzo” (unadjusted) è stimato intorno al 4,3%. Questo dato, però, può essere fuorviante.
Indicatore (Dati 2025) | Valore Percentuale |
---|---|
Divario retributivo orario medio (UE) | 12,7% |
Divario retributivo orario (Italia) | 4,3% |
Posizione dell’Italia nel Global Gender Gap Report 2024 | 87° posto su 146 paesi |
Il dato italiano è influenzato da un tasso di occupazione femminile più basso: molte donne, specialmente nel Sud, non lavorano affatto e quindi non rientrano nel calcolo. Se si considerano fattori come il part-time involontario, la segregazione settoriale e le minori ore lavorate, il divario stipendiale mensile o annuale aumenta drasticamente, con stime che indicano come le donne italiane guadagnino fino a 800 euro in meno al mese rispetto agli uomini. Non a caso, l’Italia si colloca all’87° posto nella classifica mondiale del Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum.
Cos’è il divario retributivo di genere e perché è un problema
Il Gender Pay Gap è la differenza percentuale tra la retribuzione media oraria lorda degli uomini e quella delle donne. Questo divario non è dovuto a una singola causa, ma a un insieme di fattori complessi e interconnessi, che affondano le loro radici in stereotipi di genere e disuguaglianze strutturali. Il divario ha conseguenze negative non solo per le singole donne, che vedono ridotto il loro potere d’acquisto e la loro indipendenza economica, ma per l’intera società. Un divario salariale persistente contribuisce alla povertà femminile, limita le opportunità di carriera, riduce il gettito fiscale e previdenziale e danneggia la crescita economica.
Le cause del gender pay gap: un problema multifattoriale
Le cause del Gender Pay Gap sono molteplici e interconnesse:
La segregazione occupazionale e settoriale
Le donne sono spesso concentrate in settori e professioni a bassa retribuzione (come l’assistenza, l’istruzione, il commercio al dettaglio), mentre gli uomini predominano in settori ad alta retribuzione (come l’ingegneria, l’informatica, la finanza).
Le responsabilità familiari e le interruzioni di carriera
Le donne sono spesso più gravate dalle responsabilità familiari (cura dei figli, degli anziani). Questo può portare a interruzioni di carriera, a una maggiore richiesta di lavoro part-time o a una minore disponibilità a fare straordinari, con conseguenze negative sulla retribuzione.
La discriminazione e la mancanza di trasparenza salariale
Il divario è anche il risultato di discriminazioni dirette (una donna pagata meno per lo stesso lavoro – vedi ambito Stem) e indirette (pratiche aziendali che svantaggiano le donne, come la mancanza di promozioni). La mancanza di trasparenza salariale all’interno delle aziende rende difficile individuare e contestare queste disparità.
Come eliminare il gender pay gap: la nuova direttiva UE e altre soluzioni
Per eliminare il Gender Pay Gap, sono necessarie azioni concrete a diversi livelli. Paesi come l’Islanda hanno già dimostrato che il cambiamento è possibile, grazie a una legge che obbliga le aziende a certificare la parità salariale. Anche il mondo dello sport sta dando segnali incoraggianti, con alcune federazioni che hanno equiparato gli stipendi delle atlete professioniste a quelli dei colleghi maschi.
La Direttiva UE sulla trasparenza retributiva: una svolta
Una delle misure più importanti e recenti è la Direttiva (UE) 2023/970 sulla trasparenza retributiva, che gli Stati membri, Italia inclusa, devono recepire entro giugno 2026. Questa legge introduce obblighi precisi:
- Trasparenza prima dell’assunzione: i datori di lavoro dovranno indicare il livello retributivo iniziale o la fascia di stipendio già nell’annuncio di lavoro.
- Diritto all’informazione: i lavoratori avranno il diritto di richiedere informazioni sul livello retributivo medio, ripartito per sesso, per categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore.
- Obbligo di comunicazione: le aziende con più di 100 dipendenti dovranno pubblicare regolarmente informazioni sul divario retributivo di genere al loro interno.
Altre soluzioni necessarie
Oltre alla trasparenza, è fondamentale promuovere politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia, come congedi parentali equamente distribuiti e servizi per l’infanzia accessibili. È inoltre necessario contrastare gli stereotipi di genere fin dall’educazione, incoraggiando le ragazze a intraprendere carriere in tutti i settori, e valorizzare il lavoro femminile e le competenze delle donne, garantendo pari opportunità.
Verso la parità retributiva: un impegno per il futuro
Eliminare il Gender Pay Gap è una sfida complessa, che richiede un impegno congiunto di governi, aziende e società. Solo attraverso un cambiamento culturale profondo e l’adozione di misure concrete sarà possibile raggiungere una vera parità di genere nel mondo del lavoro. Secondo il World Economic Forum, al ritmo attuale, ci vorranno ancora 134 anni per colmare il divario di genere a livello globale. È un tempo inaccettabile, ed è necessario accelerare il passo per garantire a tutte le donne le stesse opportunità e gli stessi diritti degli uomini.
Fonte: l’infografica “Gender Pay Gap: il divario retributivo di genere”, CV app.