Giovedì 23 ottobre, nella biblioteca Collettiva di Marmore (Terni), è stato presentato il libro “Due meno due – una storia di amicizia e di rinascita”. Un piccolo lampo di luce nella tormenta, sia culturale che fisica, data la sfida del maltempo. Grazie agli interventi dei giornalisti Valeria Masiello e Riccardo Marcelli, l’evento ha assunto la forza di un appello che rompe il silenzio dell’indifferenza ed esprime, a chiare lettere, l’emergenza della violenza di genere.
Una storia di amicizia, solitudine e rinascita

Marta, 34 anni, lavora per un’agenzia pubblicitaria come copywriter e trascina con sé l’ombra di sua madre, perduta anni prima. A ripararla dalla tristezza e dai sensi di colpa, restano solo l’amore del padre e la passione per l’atletica leggera, finché, corsa dopo corsa, incontrerà Luca, un affascinante ex calciatore che cela le proprie ferite dietro un’apparente disinvoltura.
Chiara, 49 anni, è un’insegnante in aspettativa dall’aspetto distinto, quasi a voler distogliere lo sguardo dal suo animo trasparente, che, come la sua casa, è colmo di assenza. Vedova, con due figli lontani, trova rifugio negli ansiolitici e nei ricordi di un’incommensurabile felicità.
Due donne, due vite scolpite da mani diverse che condividono lo stesso dolore: la solitudine. Si incontrano per la prima volta nello studio di un chirurgo plastico ed entrambe, pur non sapendo perché, rimangono catturate l’una dall’altra.
Alessandra D’Egidio, scrittrice ternana e vincitrice del premio Marie Curie, attraverso le storie di Marta e Chiara, ne esplora l’interiorità, delineando le sfumature della violenza domestica, psicologica e fisica, e raccontando l’amicizia che accoglie, guarisce, salva. “Due meno due” nasce da un’emergenza sociale, racconta l’autrice, la quale si descrive come “una persona che vive nella contemporaneità, che cerca di cambiare punto di vista”. Mentre il femminicidio è diventato un argomento mainstream ed è un crimine visibile, la violenza domestica è, invece, ancora sotterranea, difficile da pronunciare e ancor più difficile da dimostrare. Purtroppo, nonostante il femminicidio sia l’espressione più evidente ed estrema della violenza di genere, la narrazione mediatica tende, troppo spesso, a eludere i fattori sistemici e le responsabilità collettive. Così, l’opinione pubblica è propensa a ridurre ogni orrore a un atto inspiegabile per chiunque ma, paradossalmente, considerato prevedibile per la donna. Tutto ciò che precede quest’ultimo gesto finale viene minimizzato e normalizzato dalla cultura patriarcale, che continua a sedimentarsi e a modellare pensieri e comportamenti.
Il libro è stato dedicato a due donne da cui si pretendeva che cogliessero i segnali d’allarme, le cui storie sono entrate nel cuore della scrittrice e delle persone che le hanno rese un simbolo, accomunate da un nome e da un destino crudele: Giulia Tramontano (1994-2023) e Giulia Cecchettin (2001-2023).
Le tre fasi della violenza: scrivere per comprendere

A rendere ancor più emotivamente coinvolgente la presentazione del libro sono state le letture di alcuni estratti di “Due meno due”, interpretati da Valeria Masiello e da Atena, studentessa al secondo anno di liceo, a testimonianza dell’interesse dei giovani per questi temi e a rimarcare un’ulteriore urgenza, quella dell’educazione all’affettività e alla sessualità, perché, afferma l’autrice “la cultura si cambia a scuola”. Allo stato attuale, l’emendamento deliberato dalla Lega e approvato durante l’esame del disegno di legge sul consenso informato, presentato dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, stabilisce che l’educazione sessuale potrà essere impartita esclusivamente negli istituti superiori, previa autorizzazione dei genitori, vietandola nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Per molti, un ritorno al Medioevo.
Gli estratti scelti descrivono le tre fasi della violenza:
- Accrescimento della tensione: Marta e Luca, due fragilità, creano una relazione tossica. La prima forma di violenza si trova nel linguaggio. Le parole non sono “solo parole” ma rappresentano la traduzione dei pensieri dell’opinione comune. Fanno da esempio svariati termini che, se declinati al femminile, assumono un significato totalmente diverso, che da neutrale diventa denigratorio. Le parole, il primo campanello d’allarme, sono parte del comportamento.
- Perdita del controllo: dalla violenza psicologica alla violenza fisica.
- La vana promessa di cambiamento: Luca, sapendo che sta per perdere l’oggetto dei suoi desideri, promette a Marta che cambierà, inculcandole l’idea che lei, senza di lui, non potrà mai essere felice.
Nel libro, alcuni capitoli sono stati scritti dal punto di vista di Luca, un uomo che si rende conto di aver perso quel controllo che nella vita ha sempre esercitato, a difesa della propria scarsa autostima. La scrittura offre la possibilità di capire cosa c’è dietro determinati comportamenti, e l’autrice aveva tutta l’intenzione di approfondire, di scavare nel personaggio. Un lavoro doloroso ma necessario, perché consapevole dei tanti “Luca” che ci sono in giro.
Pur trattando temi forti, senza indorare la pillola nella narrazione della violenza, “Due meno due” è un’opera di speranza. Ricorda che non tutti i finali sono inevitabilmente amari e che avere qualcuno accanto può davvero fare la differenza. “Tutte noi avremmo voluto una Chiara nella nostra vita” afferma Valeria Masiello. Utilizzando, per una volta, il femminile sovraesteso, è la sorellanza, tra donne e uomini, a salvare.
La trilogia della contemporaneità: in arrivo il terzo romanzo

A completare la “trilogia della contemporaneità”, definita così da Alessandra D’Egidio, dopo “La vita che mi ha scelto”, pubblicato nel 2021, che tratta l’intercultura e l’identità di genere, e “Due meno due. Una storia di amicizia e di rinascita”, il prossimo anno uscirà il terzo romanzo, basato sulla storia vera di una ragazza vittima di bullismo da parte di un insegnante.
Fonte immagine in evidenza: archivio personale

