Inemuri: L’arte giapponese di addormentarsi, Steger | Recensione

Inemuri: L'arte giapponese di addormentarsi, Brigitte Steger | Recensione

Inemuri: L’arte giapponese di addormentarsi dove e come si vuole è il nuovo libro di Brigitte Steger edito da Newton Compton Editori. Inemuri è una specie di siesta istantanea, breve ma invincibile che appesantisce gli occhi e induce il sonno. Uno dei paesi che ha sdoganato il sonno pubblico è il Giappone, luogo in cui si dorme meno e che ha fatto del micro sonnellino in pubblico una sorta di rito, con tanto di appellativo: “inemuri”, letteralmente “essere presenti mentre si dorme”.

Inemuri: L’arte giapponese di addormentarsi (sembrando svegli)

Dormire in pubblico, soprattutto se non ci si trova a bordo di un mezzo di trasporto, resta un tabù per gran parte dell’Occidente, dove la cultura imperante impone un contegno e vede come una colpevole debolezza il cedimento al pisolino. Nessuna vergogna ad addormentarsi davanti a estranei, invece, nei Paesi più poveri, dove a volte il sonno in pubblico diventa una necessità anche per il clima e la miseria, o nell’America latina terra di origine della ‘siesta’. L’inemuri fa parte della cultura del sonno giapponese, mentre l’idea di dormire per circa otto ore durante la notte è legata ad uno stile di vita perlopiù occidentale e ad altri fattori sociali e culturali che il libro affronta fornendo anche dei dati precisi.

Inemuri: L’arte giapponese di addormentarsi, una analisi 

Attraverso l’analisi dell’andamento del sonno di vari paesi si nota che in Europa meridionale si tende a dormire di più rispetto all’Europa nord-occidentale, anche se la Francia fa eccezione con valori più alti e l’Italia e la Slovenia con valori più bassi. Mentre in Giappone e in Corea la durata del sonno è più breve che nei Paesi occidentali, in Giappone in media anche più breve che in Corea. Inoltre uno studio del neuropata Fujimoto Kenkō evidenzia che la durata media del sonno sta lentamente diminuendo con lo sviluppo dell’economia, sottolineando come esso sia influenzato dalle condizioni ambientali più che dalla natura umana. Il libro di Brigitte Steger ci mostra con estrema chiarezza le diverse modalità organizzative del sonno suddivise in tre categorie: bifasico, monofasico e polifasico. Il sonno monofasico si è sviluppato recentemente, sulla scia dell’industrializzazione e della conseguente pressione ad adattarsi ai cicli di lavoro industriali, abolendo le ore diurne riservate al riposo. Nei paesi con un’organizzazione polifasica, si riscontra in genere una maggiore tolleranza nei confronti delle interruzioni del sonno notturno e una minore sensazione di stanchezza.

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In Giappone è possibile osservare una speciale forma ibrida, con un uso al contempo polifunzionale e monofunzionale, dove dormire in pubblico non è disdicevole, purché sia fatto secondo le regole. Prima di tutto, deve avvenire in pubblico, poi è una pratica riservata ai lavoratori più maturi, infatti, se si è appena arrivati in una società e si è molto giovani non ci si può concedere il lusso di dormire. Man mano che aumentano le responsabilità, cresce anche il diritto a dormire dove e per quanto tempo si vuole. Sul posto di lavoro sono disponibili varie possibilità per appartarsi per un sonnellino, come è anche abbastanza comune trovare un posto tranquillo in un caffè o in un ristorante, alcune immagini che troviamo sfogliando il libro ne sono la prova. 

Infine si può ricorrere all’inemuri per «morire agli occhi della società», come espresso dall’antropologo David Plath. In altre parole, l’inemuri permette di essere praticamente assenti dal punto di vista sociale, quasi invisibili al mondo esterno.

Fonte immagine per la recensione di Inemuri: L’arte giapponese di addormentarsi: ufficio stampa

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