Corno napoletano, il talismano che protegge dalla iella

corno napoletano

Storia e curiosità sulla nascita e l’uso del corno napoletano, il talismano anti sfortuna e malocchio conosciuto in tutto il mondo.

«La scaramanzia è nata a Napoli, mischiando credenze e superstizioni di altri posti del mondo, e portando le stesse all’esasperazione».

Questa l’idea della scrittrice Matilde Serao, che in una frase descrive a pieno l’iconica scaramanzia partenopea.

Storia del corno napoletano

Le sue origini affondano in tempi molto lontani, e vi si può trovare traccia già nella cultura sumera, cinese e siberiana. Eppure il significato “scaccia sciagure” risale al 3500 a.C, quando all’esterno delle caverne venivano poste corna di animali uccisi, per simboleggiare la forza e la prosperità della famiglia. Successivamente, si è arrivati ad un uso quasi ornamentale, infatti i vichinghi durante le loro battaglie, usavano le corna come copricapo da guerra. Bisognerà aspettare tempi più moderni, quando accostando il corno napoletano al fallo di Priapo (dio della prosperità), si è arrivati ad un’interpretazione più moderna, dove il corno napoletano protegge dalle sventure e porta bene nel gioco e negli affari.

Il corno napoletano si rifà al mito di Priapo. Quest’antica divinità greca e romana, raffigurata come un piccolo uomo barbuto con un fallo enorme, si racconta fosse il risultato dell’amore illegittimo tra Afrodite e Zeus, trasformato in un personaggio orribile da Era, moglie gelosa del re dell’Olimpo. A causa della sua raffigurazione, Priapo è divenuto nel tempo simbolo dell’istinto sessuale e della fecondità maschile, oltre che protettore della natura e custode dei giardini. Seppur venisse usato nelle case romane come amuleto contro il malocchio, Priapo, nella sua figura, si rifà anche alla moderna patologia (priapismo), ovvero quella condizione clinica in cui il pene restando sempre dolorosamente eretto, non procura in chi né è affetto mai alcun piacere sessuale.

Per esprimere la sua efficacia massima, però, il curniciello(presente anche nella smorfia) deve rispettare alcune regole basilari. Il corno deve come prima cosa essere stato fabbricato a mano ed essere di colore rosso. La sua artigianalità permette al produttore di rilasciare la sua influenza positiva e creativa sull’oggetto stesso. Per quanto riguarda il colore, si è scelto il rosso, poiché rappresenta il colore del sangue, e quindi della vita.  La cosa più importante però, tralasciando le fattezze fisiche, è che il corno sia stato acquistato e regalato, non ce lo si può quindi auto regalare, affinché esso esprima la sua potenza. Non è da trascurare il fatto che il corno debba essere rigido, storto e appuntito. Se si vuole seguire con attenzione le linee guida della tradizione, è meglio che il corno sia fatto di corallo, una pietra preziosa che secondo le leggende è giusta per allontanare il malaugurio.  Ad oggi nelle botteghe napoletane, soprattutto a San Gregorio Armeno, vi si possono trovare corni di ogni tipo: plastica, corallo, terracotta, e persino oro e argento. I più scaramantici preferiscono esporlo nel proprio negozio, o tenerlo appeso al collo, oltre che nel cassetto di casa.

 Dove trovare una vastità di corni napoletani

Se tutto il territorio napoletano è disseminato di corni anti iella, è bene sapere dove acquistare tra i più iconici amuleti anti sfortuna. È proprio San Gregorio Armeno, un’antica stradina di origine romana, che ospita le botteghe più deliziose. È qui al tempio romano consacrato dalla Dea Cerere, dea della fertilità, che gli abitanti portavano statuette di terracotta come ex voto, e proprio da questo vi fu la nascita di numerose botteghe di artigiani. Successivamente, con la diffusione del Cristianesimo, le famiglie più benestanti, commissionarono gli artigiani della zona di produrre personaggi dei Vangeli cristiani. Da questa esigenza, a metà del Settecento, San Gregorio divenne quella conosciuta ad oggi come “la via dei presepi”, dove i maestri più eccezionali confezionano a mano statuette di ogni tipo: religiose, politiche, per arrivare ai personaggi dello spettacolo.

Oltre a procurarsi un cornetto napoletano, occorre tenere ben presente alcuni consigli per tenere lontana la sfortuna. Primo fra tutti, non bisognerebbe mai aprire un ombrello in casa, poiché la sfortuna proprio in questa maniera potrebbe trovare via libera per accomodarsi a casa. Mai spazzare sui piedi di una ragazza ancora single, questo decreterebbe per sempre la fine di ogni felice sodalizio matrimoniale. Anche l’olio è un elemento da usare con cura, poiché la sua dispersione sul pavimento, procurerebbe un importante presagio di sventura. Se si incrocia per strada “o’scartellat”, ovvero un uomo gobbo è presagio di grande fortuna, ma se al contrario ci si imbatte in una donna gobba, l’incontro con quest’ultima segnerà l’inizio di una serie di disavventure. Questi solo alcuni di moltissimi consigli che alla base testimoniano il sincretismo campano, che ancora una volta celebra la sua straordinaria unicità.

Seguendo le parole del famosissimo Eduardo de Filippo quindi: «essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male».

E forse è da tenere ben presente il suo consiglio.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

 

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