La sabbia non ricorda di Giorgio Scerbanenco | Recensione

La sabbia non ricorda di Giorgio Scerbanenco | Recensione

Immaginate una calda estate sulla costa adriatica, l’atmosfera rilassata delle vacanze. È proprio qui che Giorgio Scerbanenco, uno dei grandi nomi del giallo italiano del Novecento, ambienta La sabbia non ricorda, un noir pubblicato nel 1963. Sotto la superficie tranquilla, Scerbanenco è un maestro nel tessere una tensione costante, svelandoci il lato più nascosto e ambiguo della provincia italiana. Scerbanenco scava nella psicologia dei personaggi e quella spiaggia, che di solito associamo alla spensieratezza, diventa un luogo carico di mistero e inquietudine, dove niente è davvero come sembra.

La trama: quando la quiete nasconde la violenza

Tutto inizia con una scoperta che rompe l’incanto estivo: il corpo di una giovane donna trovato sulla riva. Questo evento scuote la piccola comunità e dà il via a un’indagine che si muove in un’atmosfera quasi sospesa, afosa, dominata dal silenzio e da quella sabbia che sembra voler coprire ogni traccia, non solo del delitto, ma anche dei segreti e delle verità scomode dei personaggi. Il protagonista è un uomo comune, uno di noi, con un passato che preferirebbe lasciarsi alle spalle. Si ritrova coinvolto quasi per caso, diventando un po’ testimone e un po’ investigatore suo malgrado. Attraverso i suoi occhi, i suoi dubbi e la sua crescente ansia, cerchiamo anche noi di mettere insieme i pezzi di una realtà confusa e opaca, dove ogni persona sembra nascondere qualcosa. La spiaggia non è solo uno sfondo: quella sabbia che non ricorda diventa una potente metafora del desiderio di cancellare, di dimenticare ciò che fa male o imbarazza.

La sabbia non ricorda: i personaggi

Come spesso accade nei romanzi di Scerbanenco, anche qui i personaggi si muovono in una zona grigia, dove è difficile distinguere nettamente la colpa dall’innocenza. Non aspettatevi eroi senza macchia: le donne sono figure complesse, segnate dalla vita o da scelte difficili, mentre gli uomini oscillano tra un vago desiderio di giustizia e una certa rassegnazione. La scrittura di Scerbanenco mette a nudo la vulnerabilità delle persone, facendoci capire come dietro la facciata della normalità si nascondano spesso tensioni profonde. La provincia che ci racconta non ha nulla di idilliaco; è un mondo fatto di ipocrisie, piccole chiusure e una violenza che cova sotto la cenere.

Stile e ritmo della narrazione

Lo stile è sobrio, senza fronzoli, ma incredibilmente efficace nel trasmetterci sensazioni e nel dipingere i paesaggi. Scerbanenco usa frasi brevi, parole semplici ma precise, che danno alla storia un ritmo veloce e coinvolgente. La trama si sviluppa in modo lineare ma mai scontato, tenendoci con il fiato sospeso fino a un finale che, senza effetti speciali, ci lascia addosso una profonda sensazione di inquietudine e un certo disincanto.

La sabbia non ricorda: un romanzo da leggere, che fa pensare

La sabbia non ricorda è uno di quei libri che riescono a intrattenere e, allo stesso tempo, a far riflettere. È un noir, certo, ma va oltre la semplice caccia all’assassino. Diventa una critica sottile all’Italia degli anni Sessanta, con le sue apparenze e le sue verità nascoste. Il tema dell’oblio, della memoria sepolta come tracce nella sabbia, è centrale e ci invita a guardare oltre la superficie. Con questo romanzo, Scerbanenco ci regala un’altra storia potente, capace di toccare corde profonde e di usare il genere poliziesco per darci uno sguardo lucido, a tratti spietato, sulla realtà che ci circonda.

 

Fonte immagine: Feltrinelli

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