7 libri classici da leggere assolutamente

7 libri classici da leggere assolutamente

Libri classici da leggere, quelli che più vi consigliamo 

Un classico è per definizione e deduzione un elemento poliedrico, non perché la sua consistenza sia molteplice ma perché l’esplorazione da parte nostra intende uno sforzo di molteplici sensi tale che la monodimensionalità non è sufficientemente illustrativa.

Lo stesso Italo Calvino, nel suo “Italiani, vi esorto ai classici” da L’Espresso del 28 giugno 1981, si concentrava su una ricerca della definizione di classico che fosse compiuta e si trovò infine di fronte a una sorta di climax ascensionale nel quale il classico compariva come libro che “è un piacere straordinario” in età giovane e matura, che è “una ricchezza per chi lo ha letto e amato” e lo investe del ruolo di modello e profeta in gioventù e di rivelatore e demiurgo in maturità. Calvino individuava i libri classici come quei libri che “cambiano” alla luce dei “cambiamenti” di chi li legge, non finendo mai di “dire quel che hanno da dire” perché conservano significati “nuovi, inaspettati, inediti”.
E il classico è ancora quel libro, che in una sorta di protestantesimo bibliofilo, deve esularsi e isolarsi dal “pulviscolo” di critica e dottrina che lascia sollevarsi da sé e non necessita di liturgie preparatorie, né di intercessioni da parte delle scuole e delle università per essere inteso e posseduto.

Il classico è dunque quel libro che va letto così selvaggiamente, allo stato primitivo e a-dogmatico, senza stradari né carte topografiche che lo precedano, lo illustrino, lo stigmatizzino; va conosciuto quanto più spontaneamente possibile e scelto e amato volontariamente come lo sposo deve amare la sposa.
Per questi motivi diremo bene che i “nostri libri classici” sono solo i “nostri”, che i lettori potrebbero individuare forse nella nostra lista un’indicazione per dirigersi verso la lettura “di questo e di quello” ma non possiamo dichiarare che questi scelti da noi siano i “libri classici” di riferimento per ciascuno perché abbiamo scelto di seguire l’indirizzo di Calvino e di dimenticarci brevemente delle dottrine scolastiche di cui siamo stati nutriti, per assecondare quel flusso della vita che ha riservato per noi questi “altri libri classici”, meno conventional di certo ma non meno belli.

Libri di classici da leggere, la nostra selezione 

Il museo dell’innocenza, di Orhan Pamuk (Il classico che è un piacere straordinario)

7 libri classici da leggere assolutamente
Fonte: Ibs

Il capolavoro del premio Nobel Orhan Pamuk è ambientato nella Istanbul degli anni ’70, paradossalmente divisa tra il desiderio di “globalizzarsi” nel nome degli stigmi occidentali e l’attaccamento alle proprie convinzioni e convenzioni di stampo mediorientale, nello specifico turche. Il tema fondamentale della narrazione è l’amore appassionato tra Kemal e Füsun, consumato tra le pareti dell’edificio nel quartiere di Çukurcuma, futuro Museo dell’Innocenza.
Lo struggimento fortissimo provato da Kemal nei confronti della giovane e attraente cugina Füsun conduce la vita di lui in un progressivo e implacabile destino di rovina che raggiunge l’apoteosi nel momento in cui a Füsun capita qualcosa di irreversibile. Da quel momento in poi Kemal colleziona tutti gli oggetti appartenuti alla sua amata e li conserva nella casa dove i due si sono amati, a imperituro ricordo e rinnovo del loro potente amore.

Il museo dell’innocenza trova posto tra i libri classici da leggere assolutamente; si tratta contemporaneamente e dualmente di un luogo verbale e fisico. Nel primo caso, infatti, esso esiste solo mediante l’espressione narrativa che Pamuk suggerisce alla nostra immaginazione, infervorandola e nutrendola; nel secondo caso, esso è un luogo esistente, arroccato in una palazzina nel quartiere di Çukurcuma, a Istanbul. Il museo letterario di Pamuk è il contenitore degli oggetti toccati-vissuti-respirati da Füsun, compulsivamente raccolti da Kemal. Essi sono “gli oggetti dell’innocenza“, amuleti e talismani contro l’inevitabilità del tempo che passa e contro la possibilità della dimenticanza. Questi feticci sono in verità moltissime cose e contengono altresì moltissime rappresentazioni: sono dotati del misterioso potere dell’evocazione, hanno la capacità di trarre via Füsun dal luogo in cui si trova nel passato e darle continuità nel presente, sono meccanismi complicati e interagenti, in modo piuttosto mistico, che rendono Füsun una affascinante creatura onnipresente.
In tutti i luoghi di Pamuk siamo chiamati ad assistere attoniti alla proiezioni delle sue visioni, ma in questo specifico esemplare letterario siamo invitati a un doppio sforzo: nella lettura dobbiamo ricordarci di un luogo fisico nel mondo che realizza la storia e nel mondo-museo di Pamuk, o di Kemal, per Füsun; ci viene chiesto di ricordare che stiamo visitando un memoriale di storia del romanzo. È così che i confini tra realtà e finzione letteraria si sfumano in un piacere capace di elevarci dalle inettitudini e di assolverci dall’idea che all’uomo di questo secolo non è concesso credere ai miti.

L’arte della gioia, di Goliarda Sapienza (il classico del pulviscolo)

7 libri classici da leggere assolutamente
Fonte: Ibs

Libri classici da leggere, un consiglio italiano.

L’arte della gioia di Goliarda Sapienza è un romanzo poliedrico e caleidoscopico perché è stato definito in molti modi: romantico, erotico, di formazione e scandaloso; e perché è un “avvicendamento fantasmagorico di luci, colori, immagini, figure“. Oltre a rientrare a pieno titolo tra i libri classici necessariamente da leggere, è classificabile di certo e super partes come romanzo picaresco perché è Modesta stessa a raccontare di sé andando a ritroso nel tempo.
Il racconto della sua storia scorre attraverso le esperienze dell’infanzia, della gioventù e della maturità nel contesto della Sicilia e dell’Italia degli anni ’70. Indomabile, stratega, spregiudicata e furba, Modesta è a tutti gli effetti una creatura immorale perché è capace di usare le sue qualità di femmina per aggirare gli ostacoli e di cercare il piacere squisito del corpo al di sopra di ogni sentimento di colpa e risentimento sociale. Modesta è quindi priva di etica e di religione ma sembra essere comunque “benedetta” perché un’incredibile fortuna, oltre che l’azzardo di agire in un certo modo in determinate situazioni, sembra guidarla attraverso l’emancipazione economica.
Eppure Modesta non è capace di suscitare nei lettori odio o disaccordo; stimola infatti un coinvolgimento attivo e un “tifo da stadio” nei confronti della sua missione: “io voglio essere indipendente“.
Modesta, contrariamente a quanto annuncia il destino nel suo nome, non si arrende alla miseria e alla fortuna ma gioca le sue carte per arrivare ai suoi scopi. E se la protagonista è misericordiosa a volte e non misericordiosa altre, è evidente che il mondo in cui lei vive le è assolutamente ostile per ragioni che provengono dai precetti che le sono stati imposti e che orgogliosamente rifiuta.

I 6 libri da leggere almeno una volta nella vita

Memoria delle mie puttane tristi, di Gabriel García Marquez (Il classico che non finisce di dire quel che ha da dire)

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Immagine per l’articolo classici da leggere, fonte: Ibs

Gabriel García Marquez scrive scandalosamente e irriverentemente “putas“, ossia puttane (e non più misericordiosamente “prostitutas” o “meretrizes“), per tessere l’arazzo dell’apparenza nei disegni arabeschi dell’ordine e del significato.
Potremmo forse definire il romanzo garcíamarqueño un arazzo al contrario, un romanzo inverso, un’avventura intesa dolcemente alla fine come una caramella dall’involucro amaro, che rivela solo all’ultimo il nucleo di miele e cannella? Il testo di García Marquez, che troviamo tra i libri classici proposti, va esplorato con l’organo oculare che, a piacere, si trasforma in lingua e poi ridiventa occhio. E l’arazzo, il disegno nella sua comprensione, non è la patina superiore di intrecci ben ordinati ma il caos ingegnoso della trama dei fili che si intrecciano, si legano e si sovrappongono.

Impietosamente Gabriel García Marquez ci pone di fronte a una scena immoralissima: “Nell’anno dei miei novant’anni”, scrive l’io narrante, “decisi di regalarmi una notte d’amore folle con un’adolescente vergine”. Per rincorrere il suo intento, il vecchio giornalista si rivolge alla tenutaria Rosa Cabarcas che trova per lui “una gallinella migliore di quella che volevi ma ha un inconveniente: è solo sui quattordici anni”. Questa esperienza che mira a porsi davanti ai nostri occhi crudelissima, si ribalta però quando all’uomo che “non sono mai andato a letto con una donna senza pagarla, e le poche che non erano del mestiere le convinsi con la ragione o con la forza a prendere il denaro”, impara a conoscere attraverso la contemplazione del corpo nudo della giovane “senza le urgenze del desiderio e gli intralci del pudore”.
Parlare di Gabriel García Màrquez e dei suoi libri è una faccenda complicata perché non è facile seguire e assecondare il filo logico o la grammatica dei discorsi quando, in mezzo a queste, con le parole interferiscono le visioni di un Caribe cromaticamente caldo, di gente esotica nel corpo e nel sangue, di un anziano giornalista che, in questo caso, parte con il dire che è stato a letto con tante donne, tutte mai amate, e che a novant’anni inizia una nuova vita e una nuova età nel senso dell’amore puro per una ragazza che lui stesso definisce “una pulzella“.

Radici, di Alex Haley (il classico della lettura e delle riletture molteplici)

7 libri classici da leggere assolutamente
Fonte: Ibs

Non riporteremo citazioni da Radici di Alex Haley, non scriveremo che la saga di Kunta Kinte e dei suoi discendenti va premiata in questo discorso come classico perché è il libro che ci ricorda di distinguere l’uomo e il disumano. Scriveremo piuttosto che si tratta di una storia che si è moltiplicata svariate volte per moltissimi anni, dalla Desire a La Clotilda, rispettivamente prima e ultima nave negriera. È una storia che va “vissuta” e “rivissuta” tante volte per ciascuno di quei viaggi e per ciascuno dei viaggiatori sfortunati nella liscia e candida narrazione di Haley.

Il testo, anch’esso nella lista dei libri classici da leggere assolutamente, va letto in un clima religioso perché pur differentemente dalla Bibbia, anch’esso possiede il precetto di ciò che l’uomo segretamente può contenere: la tirannia, l’indicibile violenza, la crudeltà e l’aberrazione. E questa è pur sempre la religione degli ignobili che ci insegna a essere nobili, che ci redarguisce su ciò che possiamo diventare se lasciamo che il piacere per la schiavitù dilaghi, che ci ricorda che la punizione peggiore per i peccati è l’eredità che lasciamo in quelli che dicono che non vorranno mai assomigliarci. Da Kunta Kinte, l’uomo nero che era destinato a essere un capo, e invece è diventato lo schiavo di Massa Waller, il padre di Kitty e il nonno di George; è discesa una famiglia di uomini che ancora oggi incrociano le strade comuni, bevono ai bar, studiano nelle scuole e nelle università, portando quel prezioso sangue, il sangue della “fibra d’uomo che resiste alle avversità più dure” attraverso i meandri di un mondo che vuole l’umanità sconfitta, che incita all’odio, che distingue gli uomini in classi.
Leggete, rileggete Radici, per favore.

La fattoria degli animali, di George Orwell (il classico che è una ricchezza per chi li ha letti e amati)

7 libri classici da leggere assolutamente
Fonte: Ibs

Presentiamo tra i libri classici da leggere, un’opera che Giorgio Manganelli ha descritto così: “Amaro e duro, come duro ne è lo stile purissimo, d’una intensità prodigiosa. Degno di Swift. Swift, il poeta”.

La fattoria degli animali è un romanzo di attenta denuncia sociale, ed è secondo noi il classico capace di accompagnare il fanciullo fino alla sua maturità, convertendosi e progredendo nella cessione dei significati. Il fanciullo, leggendo, ne ricava il senso dell’ingiustizia ed è anche capace di saggiarne il gusto amaro attraverso la visione e le suggestioni degli animali prepotenti, resi brutti dalla prepotenza stessa; di conseguenza un segreto, inesauribile, involontario ma costante rispetto nei confronti degli oppressi che si dice pronto a difendere, escogitando vie di fuga o di ribellione. La comprensione sociale arriva successivamente, quando i moti dell’infanzia si quietano e la marea si ritira, lasciando esuli sulla battigia domande, paguri e molluschi nei gusci di conchiglia.

Cosa vuole dire Orwell? E chi sono in verità i personaggi nelle cavità dei buffi nomi di Palla di neve e Napoleone? Si avverte allora un senso di disagio inspiegabile, tipico della proto-adultità, quando l’essere umano è sedotto ma allo stesso tempo spaventato dal potere e dalle sue esecuzioni. Ma la lingua di Orwell scorre tanto velocemente, carezzevolmente e sonoramente come voli di api e atterraggi sui fiori, che noi siamo quasi sconvolti da questa passeggiata in pianura in mezzo ad un campo di parole e fiori pregiati, protetti da spine che non siamo capaci di toccare per la paura e l’inquietudine dello sfregio del sangue, capace di rovinare tanta bellezza.

È nell’adultità matura che Orwell si spoglia e mostra nudo le grazie e le vergogne. Ecco me stesso, ecce homo, ecce quello che nudo e crudo l’uomo ha voluto e ha cercato e ha trovato e ha messo in atto: il soldo è un dio cattivo, un demonio capace di sedurre l’anima, di convertire cattivi maiali in cattive persone? Gli animali della fattoria dei sogni di Orwell si ribellano orgogliosamente ad un padrone malvagio e finiscono, per buona fede e anche per mancanza di cultura, ad asservirsi ad un altro in una condizione, se possibile, ancora peggiore perché se la prima si era costituita nel vuoto del dogma sociale per cui “le cose sono come sono e si va avanti per non cambiarle“, la seconda è invece l’annichilimento e la sconfitta brutta della più bella speranza: quella di autodeterminarsi.
Questo è il classico di Orwell: il libro che insegna cosa non fare e a fare quello che si deve fare senza mai abbassare la guardia.

Classici da leggere assolutamente:

La casa e il mondo, di Rabindranath Tagore (il classico che si impone come indimenticabile)

Fonte: Ibs

I versi in prosa di Tagore giungeranno caldissimi e placidi, tanto carezzevoli da sembrare petali di vento di scirocco e non folate astiose monsoniche, benché Tagore sia e resti una creatura del grande mondo ad est, figlio del Bangladesh, figlio dell’Asia. Quest’uomo ha ereditato in sé tutto il nucleo delicato dello spirito indiano che soffia sulle fiammelle per tenerle accese, l’impeto seducente dei movimenti terrestri della placca indiana, l’ascetico modo di planare agilmente sulle cose come un battito d’ali di farfalla e come una pioggia di piuma.
La casa e il mondo di Tagore guadagna sicuramente un posto tra i libri classici da leggere necessariamente; è un romanzo d’amore e di politica perché la scena amorosa emerge sullo sfondo della politica, e questa scena instaura sullo sfondo della relazione amorosa una dinamica necessaria alla compiutezza del racconto. Ne La casa e il mondo, l’ambientazione è quella del XX secolo quando nello Stato del Bengala si apre la dinamica dell’affermazione del movimento indipendentista contro la dominazione britannica. In questo clima Bimala, moglie di Nikhil, subisce il fascino attrattivo di Sandip. È nelle figure dicotomiche del marito e dell’amante che si instaura l’opposizione tra la convinzione di Nikhil e l’esuberante spirito ribelle di Sandip che è disposto a tutto per realizzare l’indipendenza.

È un romanzo emancipato che fa della casa di Bimala il contrappeso del mondo e che dà a lei, donna indiana di questi anni, il senso di coscienza in rotta verso la sua evoluzione. E tra la casa e il mondo, appunto, tra l’intimo pianeta delle leggi domestiche indiane e quello delle lotte e delle ribellioni indipendentiste, si legano e si creano le dinamiche interiori ed esteriori dei personaggi di Tagore.
Bimala, donna in tensione tra l’antico e il nuovo, aspira alla modernità sentendo fortemente il contesto tradizionale. La casa e il mondo è un libro straordinariamente interno, i cui processi ideologici passano osmoticamente da lui a noi tramite il contatto tra le parole dei personaggi e il nostro vuoto destinato a riempirsene.

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, di Luis Sepúlveda (Il classico che porta dietro di sé la traccia che lascia nella nostra e nelle culture che ha attraversato)

Fonte: Ibs

Tra i libri classici da leggere che vogliamo proporvi vi è, in fine,: Il vecchio che leggeva romanzi d’amore. Antonio José Bolívar Proaño, anziano ex colono, trascorre la sua vita nella sua casa in canne di legno nel villaggio di El Idilio, leggendo romanzi d’amore. Senza sua moglie, rievoca i tempi in cui avendo vissuto con la comunità degli Shuar, aveva ricevuto e accolto i loro insegnamenti imparando a riconoscere i bisogni della natura e le richieste della foresta amazzonica. A lui viene affidato, proprio per questa sua capacità di comunicare con la foresta e di conoscerla intimamente, il compito di uccidere il tigrillo. L’animale feroce è responsabile di alcune tragiche morti nella comunità del paesino amazzonico di Antonio José e la causa è da ricercarsi nello sfregio che l’uomo stesso ha perpetrato: l’uccisione dei suoi cuccioli. Il testo ci pone di fronte a questa pragmatica idea di giustizia: è giusto punire l’animale che si comporta da animale e assolvere l’uomo che invece sfregia di continuo la natura e offende gli altri viventi? “Dominerà sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sugli animali domestici, su quelli selvatici e su quelli che strisciano al suolo“, dice il creatore di Adamo, creato e generato della stessa sostanza dell’uomo Shuar, il difensore della natura. 

La giustizia non è mai come ora impari: punire il tigrillo perché è un tigrillo, perdonare l’uomo che agisce con coscienza. Lasciare che si scontri la bestia con gli artigli costruiti in armeria, potenti, distruttivi, contro cui nulla può la forza ancestrale e atavica dei muscoli contro le ossa dell’animale puro. L’uomo è, in fin dei conti, l’unico tra i viventi capace di ledere il suo unico habitat possibile. È la tematica ambientale in cui l’uomo compare come nemico e non come complice dell’equilibrio naturale delle cose. Lui, con la sua interferenza, è stato l’artefice dei disastri del mondo. La sua coscienza lo rende, agli occhi di tutti i viventi (animali, piante e uomini stessi), doppiamente colpevole.

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Immagine in evidenza per l’articolo sui classici da leggere: archivio personale 

A proposito di Arianna Orlando

Classe 1995, diplomata presso il Liceo Classico di Ischia, attualmente studente presso la Facoltà di Lettere all’Università di Napoli Federico II, coltiva da sempre l'interesse per la scrittura e coniuga alla curiosità verso gli aspetti più eterogenei della cultura umana contemporanea, un profondissimo e intenso amore verso l’antichità. Collabora con una testata giornalistica locale, è coinvolta in attività e progetti culturali a favore della valorizzazione del territorio e coordina con altri le attività social-mediatiche delle pagine di una Pro Loco ischitana.

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