L’uomo che guardava passare i treni | Recensione

L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon

L’uomo che guardava passare i treni è un romanzo di Georges Simenon, pubblicato per la prima volta nel 1938. Lo scrittore francese, estremamente prolifico, ha lasciato centonovantatre romanzi pubblicati sotto suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti sotto pseudonimi. Tra i titoli più famosi ritroviamo: La camera azzurra, Il cane giallo, Il caso Saint-Fiacre e Il porto delle nebbie

La trama de L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon

Il romanzo di Georges Simenon dal titolo L’uomo che guardava passare i treni ha come protagonista Kees Popinga, un giovane uomo che in una fredda sera di dicembre, chiudendo la porta della sua maestosa villa e lasciando il torpore dato dalla costosa stufa, non avrebbe mai pensato di lasciarsi alle spalle tutta la sua esistenza, compreso se stesso. Ci troviamo a Groninga, in Olanda, dove il protagonista è procuratore per una compagnia mercantile. Qui, in una routine quotidiana perfettamente accordata, costruita sul benessere economico, Kees incontra per puro caso il suo capo, Jules de Coster, intento ad ubriacarsi in un bar. L’uomo ubriaco gli confida che la ditta per cui è impiegato sta fallendo, rovinando così i suoi piani di piccolo borghese. Kees decide quindi, per vendicarsi per il posto di lavoro perso, di cercare l’amante del padrone la quale però non restituisce le avances e, in un impeto di rabbia, viene uccisa dal protagonista del romanzo. Ora, senza lavoro ed inseguito dalla polizia, Kees abbandona la famiglia e l’Olanda, trasferendosi a Parigi. Inizia così una caccia all’uomo: una partita a scacchi con la polizia francese e il commissario che guida le indagini. I giornali raccontano di un Kees Popinga borghese decaduto, immagine che non piace affatto al fuggitivo. L’unica soluzione per lui è abbandonare il superfluo velo borghese che la società gli aveva cucito addosso, lasciandosi indietro abitudini, luoghi comuni e status sociale. Kees prende fin troppo seriamente la questione, tanto che L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon si conclude con l’immagine atipica del protagonista completamente nudo in giro per le campagne francesi. 

La recensione de L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon

L’uomo che guardava passare i treni di Georges Simenon è, a tutti gli effetti, un romanzo psicologico che analizza a fondo la bramosia di successo di un uomo borghese. Quando gli eventi inaspettati, i fallimenti, stravolgono la vita all’improvviso è difficile decifrarne i segni. Solo dopo, ripensandoci con calma, è possibile coglierne i significati, che appaiono lampanti. Questo è quello che succede al protagonista di L’uomo che guardava passare i treni, Kees Popinga, un uomo comune, apparentemente concentrato a costruirsi una solida esistenza borghese. Ma quelle solide mura nascondono in realtà le ossessioni e le menti più disturbate. L’interrogativo che il romanzo si pone è: come sfuggire alle etichette e allo status che la società impone? La via di fuga è eliminare il superfluo, ritrovare se stessi, spogliarsi delle abitudini e dei surplus, proprio come Kees che riesce a ricostruire la propria identità solo quando è solo e completamente nudo. All’autore, Georges Simenon, va riconosciuto il pregio di essere un grande ritrattista d’anime: riesce con una scrittura concisa ma efficace a riprodurre perfettamente lo spietato mondo medio borghese, riflettendo sulla psicologia umana e sulle sfaccettature macabre anche dell’uomo più comune. 

Fonte dell’immagine in evidenza: Adelphi Editore 

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