Massimo Ranieri è il mio incendio: l’ardore di Jacopo Cirillo

Jacopo Cirillo

«Le passioni incendiano le vite, le muovono e le modificano». Fabio Geda e Francesca Mancini motivano così il loro interesse per quelle che hanno definito narrazioni combustibili. La collana dell’addEditore, casa editrice di Torino, folgora con il suo nome eloquente, che riporta alla mente l’ardore per le passioni della vita, le passioni di coloro che hanno deciso di esprimere su carta l’amore che nutrono, e che oggi ornano gli scaffali delle librerie nella trasparenza delle loro anime, messe a nudo davanti ai curiosi lettori. Tra di loro, lo scrittore Jacopo Cirillo, autore e collaboratore di Topolino, scrittore e organizzatore di eventi a Milano, con il suo libro: Massimo Ranieri. Le rose non si usano più.

La collana delle narrazioni combustibili è un luogo di ripiegamento, dove si liberano pensieri e riflessioni verso grandi ispiratori e modelli di vita. Jacopo Cirillo ha avuto il suo incendio a soli cinque anni. La conoscenza  del mondo esterno è quella di un bambino spinto da una costante curiosità, spesso in realtà sottovalutata dagli adulti, intrappolati nella macchina della quotidianità. I suoi occhi ingenui si illuminano quando, mentre la nonna napoletana, con il grembiule sporco di salsa, e attenta al caffè sul fuoco e ai piatti da lavare, ascolta in cucina nel suo silenzio solenne le canzoni di Massimo Ranieri. Questo surdato ‘nnammurato folgora il piccolo Jacopo, che quasi senza accorgersene dondola le gambe al ritmo delle sue canzoni, ormai impresse nel suo cuore.

L’unico modo per comunicare con una nonna dalla lingua incomprensibile, è la passione comune per Massimo Ranieri. Il napoletano è il punto debole di Jacopo, non riesce a comprendere mai cosa sua nonna voglia dirgli, e trent’anni dopo quasi pensa di essere stato forse sempre troppo piccolo per comprenderla davvero. Ma quella musica, quella era il collante. Così, i pranzi abbondanti e le pile di stoviglie diventano una consolazione, più musica per loro, più «massimoranieri». Come un mantra, Jacopo Cirillo sa che quel nome ha dello spirituale. Una magia accade in cucina, e la nonna si fa dispensatrice di consigli per la vita. La vita non dovrebbe essere che questo per Jacopo: «Noi tre, nonna. Tu, io, e massimoranieri. Tutti attaccati».

Da Giovanni Calone a Jacopo Cirillo

Jacopo Cirillo inizia nella finzione narrativa dell’incontro con Massimo Ranieri, fino ad approdare alla conoscenza di Giovanni Calone. Non tutti sanno che Massimo Ranieri è di fatto uno pseudonimo. Un uomo fatto da sé, in una condizione familiare ed economica complessa. Da piccolo Giovanni, ma già sognava di diventare Massimo. Blues, rock, jazz e tanti sogni hanno guidato la vita del noto cantante napoletano. Il multiforme ardore di Giovanni, ha generato il «massimoranieri» di Jacopo Cirillo. Le narrazioni delle due vite si combinano nel libro, e dalle prime note di Massimo Ranieri, si passa alla giovinezza di Jacopo Cirillo, alle sue amicizie, e a come abbia provato a concretizzare la figura del suo cantante napoletano nelle menti di chi lo circondava. Un incendio che non poteva che divampare, con la forza benefica dell’amore.

Narrare Massimo Ranieri è stato per Jacopo Cirillo fonte di scoperte continue.«Importa che me le abbia fatte venire in mente, che le abbia fatte capire meglio e che mi abbia dato la possibilità di raccontarle. E non sapete da quanto volevo farlo». Questa è la storia di come due vite apparentemente così lontane, si siano invece intrecciate, in questo incendio creativo.

Una scrittura scorrevole e pulita, dalle note malinconiche di un passato familiare, nella speranza di incontri futuri, che possano rendere omaggio a un cantante famoso ormai solo per Rose rosse e Perdere l’amore. Jacopo Cirillo supera i luoghi comuni e le convenzioni, facendosi sacerdote di un’evangelizzazione tutta laica, di un artista che ha permesso la sua rinascita, liberandolo dalle ceneri.

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A proposito di Carolina Borrelli

Carolina Borrelli (1996) è iscritta al corso di dottorato in Filologia romanza presso l'Università di Siena. Il suo motto, «Χαλεπὰ τὰ καλά» (le cose belle sono difficili), la incoraggia ogni giorno a dare il meglio di sé, per quanto sappia di essere solo all’inizio di una grande avventura.

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