Sylvie Richterovà e la riedizione di Topografia in occasione del Festival della Letteratura Indipendente di Pomigliano d’Arco
Sylvie Richterovà è una scrittrice e saggista ceca residente in Italia dagli anni Settanta e docente universitaria presso La Sapienza di Roma fino al 2009, dove insegnava letteratura ceca.
In occasione del Festival della Letteratura Indipendente di Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli (promosso dal comune, dalle librerie Wojtek e Mio nonno è Michelangelo e dal blog Una banda di cefali), la scrittrice è stata tra gli ospiti per la presentazione della riedizione del suo libro. Si tratta di Topografia (Mìstopis, 1975 edizione samizdat) che è tornato dopo anni con una nuova versione pubblicata da Rina Edizione. La presentazione si è svolta alla Torre dell’Orologio nel comune di Pomigliano il giorno sabato 4 settembre, assieme allo scrittore e giornalista Davide Morante, a Gaia Seminara, docente a contratto di Lingua e letteratura ceca all’Orientale di Napoli e Alessia Cuofano, laureanda in Lingue e letterature delle Americhe sempre dell’Università Orientale.
Topografia di Sylvie Richterovà, un libro censurato del regime comunista
Dopo aver illustrato la vita, l’educazione e le restanti pubblicazioni, Alessia Cuofano ha presentato il libro spiegando che Topografia non era una nuova pubblicazione piuttosto una riedizione dopo quarantanni e una pubblicazione in samizdat ossia “pubblicazioni clandestine dattiloscritte e auto-edite che venivano prodotte nei paesi di influenza comunista […] per eludere la censura.”
“Pubblicato in samizdat, erano le auto-pubblicazioni di autori che non volevano nemmeno passare attraverso la censura tanto sapevano, non solo, erano veramente indipendenti, siamo ad un festival della letteratura indipendente, questo è un punto estremo dell’indipendenza, che poteva ripiegare in una ragione completamente […] a Roma erano molto sopresi di come si facevano, da un lato c’erano gruppi di persone che si occupavano di questa produzione clandestina e di libri di qualità, dall’altra dattilografe che facevano le copie […] autori che firmavano le copie all’inizio poiché una copia firmata da me era mia [….] l’edizione a stampa, la prima era l’edizione di una casa editrice ceca in esilio, in Canada a Toronto, dagli anni Novanta in poi tutti i miei libri […] sono stati pubblicati nel mondo.”
La cultura della Cecoslovacchia comunista e quello sbarramento tra Europa dell’est e dell’ovest
Ha preso poi la parola la scrittrice che, riguardo al suo romanzo, ha confessato che:
“Un’organizzazione cronologica non mi interessava, io mi ricordo ancora la mia ribellione alla forma codificata, questo è troppo facile. La mia scrittura, soprattutto direi, i primi libri come Topografia, è un bisogno di elaborare con la coscienza cose più forte di me che sentivo, ed erano talmente forti sul piano esteriore. Io nel mondo ho conosciuto l’est e l’ovest europeo vivendo da una parte all’altra, io nel ’71 avevo il passaporto italiano, dal ’67, ed io tornavo la e passavo periodi e periodi drammatici e sono delle cose che ognuno vive, se no fugge e io penso che sia giustissimo elaborarlo. Ci vuole una creatività più forte di quella di una storia che ci inventiamo.”.
Del dissidio e della divisione tra l’Europa occidentale democratico-capitalista e quella orientale comunista, la professoressa Seminara ha spiegato che: ”noi in quanto occidentali abbiamo percepito divise come blocchi, questa percezione a livello storico della storia della cultura, sta cambiando da qualche anno […], in Topografia c’è un piccolo accenno […] queste due realtà […] non erano tanto divise ma sbarrate, la letteratura che emerge è un frutto prezioso e per noi si allaccia ad un discorso che fa parte del mio ambito di studio che abbiamo un’autrice in grado […] di scrivere e produrre sia letteratura che testi critici […] in una lingua e nell’altra.”
Il testo riedito e ritradotto, come una lingua possa influenzare uno scrittore
La domanda successiva posta a Sylvie Richterovà è stata in merito al lavoro sulla riedizione del testo, a cui ha risposto:
“[…] il libro è uscito nel 1985 […] io ho lavorato con una collega traduttrice dal russo che conosceva il ceco. Abbiamo lavorato duramente, il mio italiano non era ancora eccellente, quindi la prima cosa come mi era arrivata. La casa editrice Rina che si era prefissa di pubblicare libri scritti da donne […] però la proposta veniva da Luciano Furetta che ha letto il mio romanzo ogni cosa trovi il suo posto pubblicato da Mimesis, [….]. Devo ripetere la traduzione e ho chiesto di poterla ritoccare; anche la traduttrice ha acconsentito. Io ho capito che avevo la possibilità per essere più precisa, essere precisi significa la plasticità e la completezza di far immaginare al lettore e non solo io posso dire [ … ] che in alcuni passi io sentivo che ero più fedele a quel organismo del romanzo che è un libro[ ….] Adesso che è italiano aggiungerò qualcosa all’edizione ceca. Una vera esperienza di autore e il libro è un essere che può vivere benissimo in ogni lingua se si trova la parola giusta. Poi l’accoglienza di quel libro, sembra una fuga in avanti. Nella letteratura ceca la tradizione, io non lo chiamo esperimento, la sua forma è una necessita ma la generazione per la quale ho scritto è nata intorno al periodo in cui l’ho scritto e pubblicato e siete voi, la maggior parte. E questo mi commuove mi schiude speranze, non dico culturali e personali enormi.”
Il romanzo è stato recensito nel 1986 dal letterato e critico ceco Milan Kundera che definì Topografie come “una poesia di romanzo”, non è un romanzo dell’Io ma un viaggio sull’essenza che quell’Io aveva vissuto.
“Cos’è l’Io?” la domanda della scrittrice e la scelta del narratore
L’anziana scrittrice ha descritto anche la peculiare scelta del sesso del narratore dovuto ad una sua libertà di pensiero: “[…] quando ha capito quando era meglio, oggi le femministe mi criticherebbero, se c’è un narratore maschile. Devo dire che non è bastato a molti critici che io non scrivevo le mie cose ma quello che io dico lo posso distribuire per diversi personaggi […] ed è una cosa che non è un gioco, ho provato a raccontare in prima persona cose che non avrei mai fatto e quindi una specie di esercizio di coscienza ma anche libertà. In questa Topografia c’è un passaggio tra il femminile e il maschile, tra Io-lui e Io-lei, anche questo è un volume che possiamo percepire perché no, mica uno dice questo sono Io e Io-vero […] Che cos’è l’Io? […] ho studiato questo, ho studiato filosofia e l’Io è il più grande mistero dell’umanità, dell’uomo. Anche ricercarlo in questo modo o farlo agire in questo modo [….].”
Uno scrittore scrive per sopravvivere o meno?
Alla domanda posta da Cuofano se scrivesse per sopravvire o meno e quali fossero le ricadute sul ruolo dell’artista o scrittore, Sylvie Richterovà ha risposto nel seguente modo:
“Siamo al secondo giorno del festival e grazie a Ciro [Marino, gestore della libreria Wojtek di Pomigliano] e a tutti gli organizzatori, sono qua da tre o quattro giorni ma potrei dire anche da dieci secoli […], ieri si è discusso molto su che cos’è il libro e io dicevo, prima di addormentarmi, “si ma il libro è, grazie alla parola scritta, […] il libro è arte, ma è prima di tutto una trasformazione del tempo e dello spazio, essere cronologici non vuol dire nulla, se noi non riflettiamo e elaboriamo l’esperienza noi passiamo così, non è una vera esperienza, una vera esperienza è proprio anche quella di potersi rileggere e rivedere e incontrarsi da un’altra parte. [..] Io mi dicevo ma il libro è uno dei simboli più forti che noi abbiamo [….] qualche cosa davvero è iscritta nel mondo spirituale e noi che facciamo il lavoro spirituale la vita non è solo materialista, per me è la crisi che stiamo vivendo nel mondo culturale, … il libro lo passiamo come una cosa dove è il microcosmo vuole presentare, ci da questo strumento […]”
Fonte immagine di copertina: Foto scattata da Salvatore Iaconis per Eroica Fenice