Umano fiorire è la nuova raccolta di Antonietta Gnerre per Passigli Editori.
Umano fiorire è un libro che si colloca nell’intersezione tra ricordo, natura e spiritualità. Fin dall’incipit possiamo notare che la natura è la lente attraverso cui l’autrice osserva il mondo e il libro, già dalle prime pagine, si rivela un canto delicato ma tenace, che unisce memoria, corpi e luoghi in un’unica vasta costellazione poetica. Sin da subito si percepisce che per Gnerre la poesia è una forma di vita, un modo di abitare il mondo e affrontare la realtà: un gesto di cura per tutto ciò che chiede di essere guardato con lentezza e rispetto.
Il ruolo della natura e dei luoghi
La natura è uno dei protagonisti principali della raccolta. L’Irpinia, terra natia dell’autrice, ritorna sia come patria emotiva che come patria geologica; l’autrice la presenta come una terra che custodisce i fantasmi dell’infanzia e i suoni e le sensazioni di ciò che è andato perduto. Le colline, le ginestre, i pali del telefono, le case abbandonate: tutto parla e si lega alla voce poetica. Il Fiume Sabato diventa luogo della memoria e della rivelazione, un’arteria d’acqua che restituisce ricordi. Anche la Puglia, attraversata dal movimento del grano e dei temporali, si rivela uno spazio simbolico, dove la natura misura il tempo umano.
Nella raccolta troviamo un impressionante numero di fiori, piante ed alberi, ognuno evoca una sensazione diversa e ha un proprio preciso simbolismo. I girasoli, i pini, i platani, i gerani, l’acacia, le azalee, la ginestra, i tulipani, i papaveri… non sono dei semplici elementi descrittivi, ma figure quasi umanizzate, che evidenziano il rapporto tra l’uomo e la natura, come se fosse una botanica dell’anima. Non si tratta di una poesia che parla di natura, ma di una poesia che appartiene alla natura e l’ascolta e asseconda.

Molto significativa è la tripartizione liturgica del volume, la “liturgia delle piante” che troviamo in tre parti: liturgia della pace, liturgia della memoria e liturgia del creato, titoli che donano al volume una dimensione sacrale, in cui troviamo una spiritualità della materia, in cui il mondo vegetale ci insegna la resilienza e ci ricorda che il tempo vive oltre la fragilità umana.
Ruolo importante è giocato dalla figura del padre, a cui è dedicata questa raccolta. Il padre ritorna negli oggetti, nei gesti, nelle stagioni, nelle azioni e negli oggetti della vita quotidiana: un filo d’erba, una finestra d’ospedale, un treno… La memoria, dunque, non è un archivio di ricordi, ma forza viva che continua a legare il passato al presente.
La liturgia della pace
È importante la sezione dedicata alla guerra, che troviamo nella Liturgia della pace. Qui, l’autrice affronta la violenza della guerra attraverso immagini disarmanti nella loro semplicità: le case che tremano, le spighe che diventano mine, i campi che si uniscono al pianto degli uomini. Si tratta di una poesia con una chiara valenza etica, che invita il lettore a non abituarsi all’atrocità della guerra ma ad opporsi con responsabilità e compassione: “Combattiamo contro le guerre, anche quando sembriamo avere paura del vento”.
Notevole è la capacità dell’autrice di unire la sofferenza del mondo alla natura: le pietre che pregano sotto le bombe, i fiori che aspettano una bandiera di pace “i fiori stanno aspettando il nuovo giorno: qualcuno che alzi una bandiera”, i campi che aspettano gli uomini per una pace “i campi vi aspettano per fare pace”. La natura si unisce al desiderio umano di pace e diventa quasi una poesia di resistenza.
La liturgia della memoria
La Liturgia della memoria è la sezione più intima del libro; qui la memoria diventa attenzione e gratitudine, nei cimiteri, nelle case, nei giardini la memoria diventa quasi abitabile, i ricordi non sono soltanto quello che rimane, ma ciò che continua a vivere e verificarsi. La memoria non è qualcosa di statico bensì è un organismo vivo, che continua a vivere nei luoghi, negli oggetti e nelle azioni. Nelle poesie di questa sezione le persone amate ritornano da noi attraverso gesti ed eventi impercettibili: una foglia mossa dal vento, una passeggiata nel giardino…
La memoria, per l’autrice, è un ambiente in cui si entra in punta di piedi, qualcosa da custodire e ci rammenta che ricordare è un gesto pratico e quotidiano “È l’ora di ritornare nei giardini. / A custodire gli anziani dal freddo dell’inverno”, ci ricorda che bisogna continuare a prendersi cura di chi non c’è più, perché in qualche modo continua ad avere bisogno di noi. In questa sezione, il passato non è nostalgia ma un compagno silenzioso che chiede protezione. La memoria diventa quasi una responsabilità, una forma di tenerezza da custodire.
La liturgia del creato
La Liturgia del creato porta la raccolta su un piano più ampio. Qui l’essere umano viene inserito in un ecosistema vivo, fatto di foglie, radici, animali e stagioni. La natura non è più uno sfondo ma una rete di relazioni di cui facciamo parte. Le poesie di questa sezione ci mostrano come ogni elemento naturale abbia un ruolo e una capacità di comunicare e l’autrice ci suggerisce che tra l’uomo e il creato ci sia un legame istintivo, che non ha bisogno di parole.
Questa sezione evidenzia la sensibilità ecologica dell’autrice: non nel senso della denuncia sociale, ma dell’appartenenza. L’idea centrale è semplice e potente: abitare la terra con attenzione, riconoscere che ogni gesto umano ha un’eco nel mondo che ci circonda, e che la natura può essere una maestra di equilibrio e di cura.
Conclusione
In conclusione, Umano fiorire di Antonietta Gnerre è un libro che chiede di essere vissuto più che letto, invita il lettore a rallentare, ad avvicinarsi alle cose con rispetto, a notare anche ciò che vive ai margini. È una raccolta che celebra la fragilità non come mancanza, ma come luogo di apertura. È un invito alla cura, alla rifioritura, alla gratitudine verso ciò che vive e si muove intorno a noi e verso ciò che continua a fiorire lontano dagli sguardi.
In un mondo rumoroso e frenetico, Antonietta Gnerre vuole ricordarci che la poesia resta uno dei pochi spazi in cui il silenzio può ancora parlare e in cui un fiore può insegnarci la meraviglia del vivere.
Fonte immagine di copertina: ufficio stampa

