Album dei Chase Atlantic: 3 da ascoltare

Album dei Chase Atlantic: 3 da ascoltare

I Chase Atlantic sono un gruppo australiano che, negli ultimi anni, ha saputo distinguersi con uno stile musicale fuori dagli schemi. Il trio è composto da Mitchel Cave, Clinton Cave e Christian Anthony, uniti da una visione artistica che ha trasformato il loro legame personale in un progetto musicale solido e riconoscibile. La formazione del gruppo risale al 2014, e fin da subito hanno trovato spazio al di fuori dai confini nazionali, arrivando a farsi conoscere negli Stati Uniti e in molti altri paesi, grazie a una fanbase sempre più ampia e appassionata. Uno degli elementi che li rende così particolari è la combinazione di generi diversi: la loro musica mescola suoni R&B, rock alternativo, pop elettronico e sfumature prese dal mondo hip-hop. Ogni brano porta con sé un’atmosfera legata spesso a tematiche intense come il desiderio, la malinconia, l’isolamento e la confusione emotiva. I testi sono diretti e sempre profondi. Con il tempo, i Chase Atlantic hanno pubblicato diversi EP e album, ognuno con una propria evoluzione ma riconducibili sempre alla loro impronta originale. Il gruppo è diventato quindi un riferimento per chi cerca musica alternativa, autentica e ricca di atmosfera.

Ecco quindi 3 album dei Chase Atlantic, per conoscere appieno questi artisti.

1. Chase Atlantic, 2017

C’è sicuramente qualcosa di profondo e intenso nel loro primo disco: pubblicato il 6 ottobre 2017, l’album si intitola semplicemente Chase Atlantic e ha l’intento di mostrare un’identità sonora precisa, riconoscibile fin dal primo ascolto. Le quattordici tracce che lo compongono ruotano principalmente attorno ad un amore diventato dipendenza e il piacere di scivolare lentamente verso l’autodistruzione. Brani come Swim e Into It sono un mix perfetto di bassi profondi, beat sensuali e testi intrisi di smarrimento e desideri inconfessati. In particolare, Swim è diventata virale negli anni fino a raggiungere alte posizioni nella Spotify Charts per mesi. In Okay la disillusione prende il sopravvento «come una sigaretta accesa in una stanza piena di fumo», mentre con Cassie, tutto sembra trasformarsi in una piccola sceneggiatura notturna tra telefonate perse, paranoie e cuori spezzati. A fare da collante è una produzione meticolosa: i ritmi ipnotici, i testi intrisi di desiderio e uno stile malinconico ma bramoso d’amore. Le canzoni parlano di notti lunghe, di legami complicati, di pensieri che non si riescono a spegnere: più che un album, questo sembra essere un vero e proprio stato mentale. I Chase Atlantic mettono in scena, quindi, l’inquietudine con una sincerità cruda, che lascia il segno. Si tratta di un debutto che parla a chi ha amato troppo e sbagliato spesso.

2. Phases, 2019

Con Phases, uscito il 28 giugno 2019, i Chase Atlantic mostrano un lato più maturo, senza però mai perdere il loro stile alternativo che li ha sempre caratterizzati. Se il primo album era un assortimento di caos e desiderio, questo secondo progetto sembra arrivare in un momento diverso, in cui le emozioni vengono osservate con più distacco, quasi come se fossero già passate. Il titolo ne è la perfetta rappresentazione: le fasi, i periodi che si attraversano quando si è confusi, persi o in procinto di un cambiamento. Ogni traccia rappresenta uno stato mentale, un pensiero o una sensazione che va e viene, e tutto è legato da quel senso costante di vuoto, qualcosa che manca. Tra le canzoni più famose c’è sicuramente Heaven and Back, che combina melodia e malinconia in modo molto diretto, con un ritmo lento e un testo profondo. Dall’altro lato, invece, Love Is (Not) Easy colpisce per la sua sincerità: parla di amore senza idealizzarlo, mostrandolo per quello che spesso è, cioè complicato, fragile e a volte sbagliato. Il suono, in generale, è più pulito rispetto al disco precedente: le chitarre restano in sottofondo, i synth sono morbidi e le voci mantengono quel tono distaccato che però rende tutto più reale.

3. Beauty in Death (Deluxe Edition), 2022

L’album si basa su musicalità synth profonde che sembrano quasi in grado di rallentare il tempo. Inoltre, l’intreccio tra voci e musica crea un effetto intimo e ricco di emozioni contrastanti. I testi affrontano il delicato equilibrio tra bellezza e decadimento, esplorando come anche nelle situazioni più dolorose possa nascondersi una sorta di fascino inspiegabile. L’idea che la morte (intesa sia come fine che come trasformazione) possa avere una sua bellezza, suggerisce una riflessione estremamente profonda sulla fragilità e la forza dell’esistenza. Le parole trasmettono una sensazione di vulnerabilità, dove il desiderio e la paura non trovano una soluzione per coesistere. Paranoid ha una base tagliente e chiara, che riflette perfettamente il titolo e le cui voci sono capaci di seguire un ritmo mentale più che musicale, trattenuto, a tratti ossessivo. Slide presenta lo stesso stato emotivo, ma qui la lucidità non ha fretta e si distende su una produzione più intima: le parole mostrano solo cosa resta quando si sceglie di cadere, consapevoli che risalire forse non interessa più. Call Me Back, invece, racconta una lunga e silenziosa attesa tra telefoni spenti, notifiche che non arrivano e conversazioni mai concluse. L’album è composto da dodici canzoni, tutte completamente diverse tra loro, ma che comunque sembrano avere un filo invisibile che le collega, fatto di smarrimenti, ossessione e decadenza. 

In generale, l’estetica di ogni album dei Chase Atlantic è curata fin nel più piccolo dettaglio: tre album, tre momenti diversi di uno stesso universo. Ogni progetto firmato è unico: i suoni sono studiati in modo preciso, le parole sono pure e basate su esperienze personali. Non si cerca più soltanto l’impatto, ma la profondità. Le fragilità non vengono coperte, ma esposte amplificando l’instabilità e l’intimità del trio.

Fonte immagine di copertina: Sito ufficiale della Fearless Records, etichetta discografica del gruppo

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