Il 1994 vede la nascita dei Muse, una delle band più popolari ed apprezzate del nuovo millennio, fondata dal trio britannico composto da: Chris Wolstenholme, bassista, Dominic Howard, batterista, e Matthew Bellamy, cantante, chitarrista e, all’occorrenza, pianista. Sebbene abbiano sempre orbitato attorno alla scena rock, catalogarli all’interno di uno specifico genere è molto difficile; in 30 anni di carriera hanno pubblicato 9 album, ognuno dei quali immediatamente riconoscibile per sonorità e influenze. È proprio per questa loro poliedricità che vi presentiamo 4 album dei Muse da ascoltare, ognuno con un piglio diverso:
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Origin of Symmetry
Rilasciato nel 2001, è il secondo album dei Muse, quello che fa conoscere la band al grande pubblico, dopo Showbiz, un primo album accolto più tiepidamente dalla critica. Origin of Symmetry aggiunge all’alternative rock del lavoro precedente potenti influenze classiche, creando un insolito mix ascoltabile in brani come Space Dementia o Bliss. Plug in Baby è uno dei pezzi più amati dell’intera discografia dei Muse, ma ci sono altri brani ugualmente iconici come New Born o Citizen Erased.
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Black Holes and Revelations
Black Holes and Revelations è forse l’album dei Muse che più rappresenta la loro completa maturazione artistica come band, nonché anche il più popolare, rilasciato nel 2006. Meno distorsori, sonorità meno aggressive, ma la caoticità resta di casa; il quarto disco della band introduce elementi pop ed elettronici, che rimarranno nei lavori successivi e diventeranno un marchio di fabbrica. Tracce come Knights of Cydonia o Starlight sono passate alla storia, ma non commettete l’errore di sottovalutare pezzi meno blasonati come Map of the Problematique o City of Delusion.
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Drones
Avanti di quasi un decennio, nel 2015 viene pubblicato Drones. È un ritorno al rock dei primi album con molte meno contaminazioni elettroniche, con un sound meno sporco e più evoluto, ma mai banale e sempre riconoscibile. La canzone più famosa di questo disco è Psycho, con il suo inconfondibile riff di chitarra, che però – piccola curiosità – esiste da ben prima, erano infatti soliti suonarlo tra una canzone e l’altra durante i concerti già anni prima del suo rilascio. Altri brani da citare sono Dead Inside, Mercy o Reapers. Fra i dischi presentati è quello ideale per gli appassionati del rock più puro.
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Simulation Theory
Immediatamente successivo a Drones, Simulation Theory (2018) è un importante cambio di rotta per la band. Sicuramente non fra gli album dei Muse più apprezzati, ciononostante è comunque da menzionare e lodare per la sua unicità: gli elementi elettronici sparsi nei lavori precedenti raggiungono qui un livello successivo, tramite un massiccio utilizzo di sintetizzatori, protagonisti assoluti dell’ottavo album della band. Brani come Pressure o Thought Contagion hanno comunque fatto breccia nei cuori dei fan, esponendosi meno e mantenendo degli elementi pop; se volete provare ad ascoltare qualcosa di diverso dal solito, date un ascolto a Algorithm o Break it to me.
Fonte immagine: Wikimedia Commons