George Harrison non richiede introduzioni: è conosciuto per i suoi contributi ai Beatles, con brani da lui ideati come Something, While My Guitar Gently Weeps e Here Comes The Sun, ma in realtà dopo la rottura con i Beatles la sua carriera da solista spicca.
Ecco 5 canzoni di George Harrison da ascoltare!
My Sweet Lord (1970, All Things Must Pass)
Questa canzone rappresenta il desiderio di George Harrison di essere connesso a un Dio, qualsiasi Dio. Diciamo qualsiasi dio perché il brano è costellato da inni di religione cristiana quali Hallelujah ma anche Induisti Vaisnava come Hare Krishna, Hare Rama. La canzone è molto lenta, trasmette un senso di quieta disperazione dovuta al desiderio di connessione, ma anche di pace interiore grazie ai suoni graziosi.
Isn’t It A Pity (1970, All Things Must Pass)
Un brano dove spicca il testo: sembra essere una canzone sull’empatia e su come le persone si fanno male a vicenda, senza motivo e senza bisogno: Isn’t it a pity / Isn’t it a shame / How we break each other’s hearts /and cause eachoter pain? […] When not too many people / can see we’re all the same. La musicalità è di nuovo molto calma e rilassante, mettendo gli ascoltatori in trance per ben 7 minuti. Molto attuale, dimostra quanto sia importante l’intelligenza emotiva.
Art of Dying (1970, All Things Must Pass)
Di matrice buddhista, questo brano racconta del classico concetto del memento mori, moriremo tutti ad un certo punto e non c’è niente da fare: c’è una sorta di arte nell’accettare una cosa del genere. Harrison invita tutti ad accettare questa realtà in una canzone molto “rock”, con riff molto pungenti e carichi di energia, come se morire non fosse nulla.
Give Me Love (1973, Living in the Material World)
Un altro capolavoro spirituale, Give Me Love è il singolo che ha portato George Harrison in vetta alle classifiche americane, scalzando persino My Love di Paul McCartney. Musicalmente è molto più delicata rispetto al materiale che si trova su All Things Must Pass, ma il messaggio è simile: una preghiera, un invito alla pace interiore e al distacco dalle illusioni materiali (come suggerisce il titolo dell’album). La slide guitar (inconfondibile marchio di fabbrica di Harrison) e la voce gentile creano un’atmosfera intima e sincera. Il brano è tanto semplice quanto potente, e rappresenta perfettamente la fase più introspettiva del George post-Beatles. L’artista stesso la descrive come: “a prayer and personal statement between me, the Lord, and whoever likes it”
Got My Mind Set on You (1987, Cloud Nine)
L’hit più grande di George Harrison, questa canzone conta ben 386 milioni di stream su Spotify. È un brano semplice e diretto, con un testo ripetitivo ma estremamente orecchiabile. In realtà, è una cover di una canzone di James Ray del 1963, ma George riesce a farla totalmente sua grazie alla produzione semi moderna. Il pezzo è energico, allegro e decisamente sviluppato per essere un successo: è diventato uno degli inni più riconoscibili degli anni ’80. Un grande successo commerciale, che dimostra la versatilità di Harrison come musicista pop.
Queste 5 canzoni di George Harrison sono un ottimo ascolto per chiunque sia un fan dei Beatles (e chi non lo è?) e speriamo che vi facciano apprezzare il Beatles secondo noi più sottovalutato di tutti!
Fonte immagine: Amazon (cover dell’album All Things Must Pass)