In un’epoca storicamente complessa, in cui si stava già vivendo un’aria di rivoluzione e nascevano i primi sprazzi del cantautorato italiano, è stato pubblicato nel 1967 il brano intitolato Dio è morto nell’album dei Nomadi. Molti erroneamente attribuiscono la stesura di questa canzone ai Nomadi, probabilmente perché è stata cantata per lungo tempo da loro e questo ha generato confusione. A questo si aggiungono le numerose cover fatte da artisti come Caterina Caselli, Ligabue, Ornella Vanoni, Fiorella Mannoia e Gianna Nannini. Sta di fatto, però, che l’autore è Francesco Guccini, che la canterà dal vivo solo dieci anni dopo la sua uscita. “Dio è morto” è stata un punto di lancio nella produzione gucciniana e la sua canzone più conosciuta, ma ha avuto una storia controversa in quanto soggetta a critiche e a censure da parte della Rai.
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La storia di una canzone controversa: la censura e Radio Vaticana
Questo brano in quel periodo non fu mandato in onda dalla Rai perché etichettato come ”blasfemo” per il contenuto e per il titolo stesso, equivocando uno dei più grandi aforismi della storia della filosofia. Difatti ”Dio è morto” è una citazione contenuta nelle opere di Nietzsche, sommo filosofo dell’ultimo secolo. Con questa espressione, egli rivela a tutti gli uomini un avvenimento simbolico: la morte metaforica di Dio significa che la sua idea non è più un modello per un codice morale condiviso. L’uccisione di Dio, secondo il filosofo, conduce alla caduta dei valori assoluti e a una fase di nichilismo.
Nonostante la denuncia da parte della RAI, al contempo e paradossalmente, la canzone fu trasmessa da Radio Vaticana. Si presume che il brano fosse gradito a Papa Paolo VI, un pontefice che rivoluzionò la Chiesa dell’epoca e riconosciuto come uomo di grande cultura. Questo può essere stato il motivo per cui riconobbe il vero messaggio della canzone che, al contrario di quanto si diceva, richiamava i grandi valori morali e intellettuali, dando alla fine un cenno di speranza: ”se Dio muore è per tre giorni e poi risorge”.
Il significato del testo: da Nietzsche alla critica sociale
Quali sono i valori morali e spirituali che Guccini rivendica? Il cantautore lo fa con un linguaggio molto chiaro, contestando quelle realtà che hanno avvelenato la società dell’epoca. Comincia con una frase che suona già come una protesta, ”Ho visto”, per cui Francesco Guccini ha preso ispirazione dal grande poema “Urlo” di Allen Ginsberg. Si vedevano infatti giovani che, annichiliti, cercavano vie di fuga tramite falsi idoli dettati dalla moda. Fu infatti la prima canzone che ebbe il coraggio di denunciare l’abuso di stupefacenti e alcol (”dentro alle notti che dal vino son bagnate/lungo le strade da pastiglie trasformate”). Racconta di una generazione che ha perso la fede religiosa, mantenuta in vita per abitudine, e che attacca la Chiesa e le sue istituzioni, protestando allo stesso modo sulla politica. Annuncia poi che la morte di Dio si è manifestata nei campi di sterminio, nei miti della razza e con gli odi di partito. Possiamo dedurre quanto questo brano di Guccini sia stato, e sia tutt’oggi, un manifesto che esorti alla veridicità dei valori che non siano dogmatici, alla nascita di nuovi valori morali e all’incorruttibilità delle istituzioni.
Il motivo della sua attualità è spiegato dalle parole dello stesso Guccini: “A volte mi chiedo come Auschwitz o Dio è morto, canzoni scritte nel 1964-66, piacciano ancora così tanto e appaiano sempre attuali. Il merito però, devo dire, non è del tutto mio ma degli sponsor di queste canzoni, i razzisti e gli imbecilli che, a quanto pare, tornano periodicamente alla ribalta“. Non ci resta allora che prendere come esempio questa canzone di protesta, con la speranza che smuova l’animo e l’intelletto anche nella realtà odierna.
La canzone in sintesi
Elemento | Descrizione |
---|---|
Autore | Francesco Guccini |
Anno di pubblicazione | 1967 |
Interpreti principali | I Nomadi (prima incisione), Francesco Guccini (dal vivo) |
Tema centrale | La crisi dei valori tradizionali e la speranza in una nuova moralità |
Dio è morto: il testo completo
la gente della mia età andare via
lungo le strade che non portano mai a niente,
cercare il sogno che conduce alla pazzia
nella ricerca di qualcosa che non trovano
nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate,
dentro alle stanze da pastiglie trasformate,
lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città,
essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà
e un dio che è morto,
ai bordi delle strade dio è morto,
nelle auto prese a rate dio è morto,
nei miti dell’ estate dio è morto…
Mi han detto
che questa mia generazione ormai non crede
in ciò che spesso han mascherato con la fede,
nei miti eterni della patria o dell’ eroe
perchè è venuto ormai il momento di negare
tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura,
una politica che è solo far carriera,
il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto,
l’ ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto
e un dio che è morto,
nei campi di sterminio dio è morto,
coi miti della razza dio è morto
con gli odi di partito dio è morto…
Ma penso
che questa mia generazione è preparata
a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,
ad un futuro che ha già in mano,
a una rivolta senza armi,
perchè noi tutti ormai sappiamo
che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,
in ciò che noi crediamo dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo dio è risorto,
nel mondo che faremo dio è risorto…
Articolo aggiornato il: 07/09/2025