Il Quarto Imprevisto : l’esigenza della musica

il quarto imprevisto Il Quarto Imprevisto è un gruppo partenopeo in attività dal 2010, formato da Antonio Gera (voce e chitarra acustica), Giovanni Feliciello (chitarre, piano, synth, cori) ,Riccardo Schmitt (batteria, drum synth, cori), Emiliano Berti (basso, contrabbasso). A 8 mesi dall’uscita del loro primo album “Resti” hanno accettato di rispondere ad alcune domande per noi guidandoci nell’interminabile viaggio attraverso i meandri della condizione umana.

Come nasce il gruppo ?

Antonio: Era il 2010, avevo alcune bozze di canzoni e così iniziai a cercare qualcuno con cui collaborare. Incontrai Giovanni, conosciuto in tutt’altro contesto e ci fu subito grande intesa musicale. Il gruppo iniziale nacque con me, Giovanni, Pasquale, ora ex bassista, e un primo batterista a cui ne seguì anche un secondo, fino all’arrivo di Riccardo. Il gruppo è stato completo, però, soltanto nel 2014, dopo aver attraversato un periodo di crisi che con il senno di poi è stato utile a capire molte cose.

In che cosa è consistita questa crisi?

Giovanni: Forse parlare di crisi è un po’ esagerato, comunque fare musica propria nasce da un’esigenza. Almeno per me è un’esigenza. Io ho necessità di suonare, ho bisogno di provare, solo quando sono in sala prove mi metto veramente in gioco. Se questa esigenza diventa un dovere o viene subordinata ad esso, significa che qualcosa non va. Tutti devono viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda e se questo non avviene, arrivati a più di 30 anni, meglio fermarsi. Si rischia di compromettere tutto, anche le relazioni personali così come è successo con il nostro ex-bassista. Per fortuna abbiamo recuperato il rapporto e adesso siamo di nuovo grandi amici.

Antonio: Il nostro è stato comunque un percorso che ha richiesto tempo. È stata una cosa molto ragionata. Non ci siamo subito “buttati nella mischia”. Pensa che abbiamo rilasciato il primo demo soltanto nel 2012. Era un demo di tre pezzi registrato a Casa Lavica contenente “Da lontano”, “Non è più lo stesso” e “ Sono come te”. Di questi tre pezzi suoniamo solo il primo, mentre gli altri non li abbiamo mai più eseguiti: furono una presa diretta senza alcuna pretesa.

Giovanni: Forse è proprio questa la parte più interessante. Noi a prescindere dai cambiamenti, abbiamo impiegato 2 anni per trovare un minimo di sound e anche un certo mood comune a tutti. Un gruppo deve portare avanti un’idea e quest’idea si deve rispecchiare in tutto: nel testo, nell’atteggiamento, nello stile…

Il Quarto Imprevisto: nuove prospettive

C’è quindi una continuità di temi nei vostri pezzi oppure ogni brano va vissuto come un’esperienza a sé ?
Giovanni: Entrambe le cose. Un brano è comunque un momento, un lavoro a sé che ha un inizio e una fine. L’elemento comune è la tematica delle relazioni e della condizione umana: sono queste la nostre maggiori fonti di ispirazione.

Antonio: In ogni brano cerchiamo di dare un senso di universalità evitando di andare nel dettaglio. In questo modo pensiamo che sia maggiore l’identificazione di un ascoltatore nel pezzo.

Giovanni: Paradossalmente lo specifico è banale.


In quanto musicisti cosa pensate dell’attuale panorama musicale italiano e di questo fenomeno sempre più diffuso dei talent show ?

Giovanni: Sull’attuale panorama musicale italiano, non posso darti una risposta esaustiva perché io non lo conosco bene. Ma credo che la televisione, la radio e i media più forti siano completamente incanalati in questo fenomeno dei talent. Un fenomeno che nuoce gravemente alla maggior parte delle persone e degli artisti che partecipano. Vengono osannati e portati alla ribalta per un annetto per poi sparire completamente l’anno successivo, perché questi format devono ricominciare daccapo con nuovi cantanti da pubblicizzare.

Riccardo: Inoltre non stimolano l’essenza e la crescita di un’artista. Come possono farlo se il programma consiste nel cantare cover? Diventa un karaoke! In questi anni ho capito che la parte più bella del nostro lavoro è il percorso che ti porta alla creazione di un pezzo, il lavoro che c’è dietro. Questa è una realtà che viene preclusa a queste persone, che stanno uccidendo la nuova musica e con essa i nuovi artisti.

Emiliano: Cantare bene una canzone di Stevie Wonder non ti rende un’artista. Si è degli esecutori…quindi cosa si giudica realmente?

Antonio: La verità è che in Italia la musica sta a un punto bassissimo, secondo me. Questo mercato soffoca la musica indipendente e anche per questo proliferano cover e tribute band.

A quasi un anno dall’uscita del vostro primo album, qual è stata la vostra maggiore soddisfazione e cosa vi augurate per il futuro?

Emiliano: La più grande soddisfazione è stata sicuramente ottenere la candidatura al Premio Tenco. Pensare che persone da tutta Italia hanno votato per il nostro disco, un disco fatto con le nostre ed esclusive forze, è veramente gratificante.

Riccardo: Riguardo il futuro ci auguriamo di fare altri tre album, ovviamente validi. Sarebbe un traguardo davvero importante. Oggi tutti fanno dischi ma pochi arrivano a quattro.

Giovanni: Il quarto si chiamerà ovviamente “ Il Quarto Imprevisto”. 

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A proposito di Angelo Baldini

Sono nato a Napoli nel 1996. Credo in poche cose: in Pif, in Isaac Asimov, in Gigione, nella calma e nella pazienza di mia nonna Teresa.

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