Domenica 22 settembre è ufficialmente uscito “Tales in a bag”, il primo album di Stefano Morelli dedicato al tema del viaggio e del ritrovarsi che si potrà ascoltare su tutte le piattaforme, tra cui Spotify e Youtube.
Stefano Morelli nasce a Napoli nel 1982 e per oltre dieci anni vive tra Berlino e Barcellona. In questi anni inizia a scrivere e a coltivare la sua passione e, nel 2010, diviene fondatore e direttore artistico del Vayu HouseConcerts di Napoli. È la sua stessa vita ad essere caratterizzata dal viaggio, da cui trae ispirazione per la realizzazione del suo primo album Tales in a Bag. Viaggiando per l’Europa, infatti, ha l’opportunità di incontrare e collaborare con diversi artisti, tra cui Daby Toure, il cantante mauritano francese che ha duettato con Peter Gabriel ed Enzo Avitabile e che canta con Stefano Morelli “Te vulesse”. La registrazione stessa dell’album è stata un vero e proprio viaggio: registrato in casa al Vayu HouseConcerts a Napoli, missato da Sam Hanlan al “The Famous Gold watch” studio di Berlino e masterizzato da François Fanelli al Sonics Mastering a Marsiglia.
Tales in a bag: l’album
Le parole di Stefano Morelli sul suo primo album: «“Tales in a bag” è il racconto di un tempo vissuto lontano da casa, un tempo in cui altri luoghi sono diventati casa, un tempo in cui una valigia vuota è andata riempendosi di storie, semplici, umane. È un viaggio che nell’essere vissuto e poi raccontato fa sì che spazio, luoghi e tempo assumano un sapore astratto, indefinito. Sono dieci racconti in cui coesistono nello stesso momento sorrisi e lacrime, rimpianto e tranquillità, il sogno e la realtà, l’assenza e la presenza, la paura e la sicurezza, il vuoto e il pieno, il coraggio e l’errore, le parole e il silenzio. C’è il tempo, c’è il viaggio e c’è tanta acqua, l’elemento che, più di ogni altro, incarna il movimento, il viaggio».
L’album Tales in a bag si compone di dieci brani, accomunati dal tema del viaggio e non solo. Sia il titolo che l’immagine di copertina, una valigia piena di racconti, fanno riferimento alla tematica principale, ovvero il viaggio, che non allude solo al movimento, allo spostamento da un luogo all’altro, ma è anche e soprattutto un viaggio interiore, un riscoprire sé stessi.
L’artwork è firmato da Clelia Bove e l’album design da Rita Zunno.
Le tracce
1. Reason
2. Te vulesse
3. Un attimo di sogno
4. Mi lascio navigare
5. River
6. Non ho paura
7. Via da qui
8. The other side
9. Train with wings
10. Comme se fa
Oltre a Stefano Morelli (voce, chitarra, harmonium, santoor, frame drum), hanno contribuito anche: Janie Ranger (voce), Facundo Flores (batteria), Gabriele Carnagora (clarinetto), Chloè Mendola (violoncello), Yoed Nir (contrabasso), Noah Fishman (contrabasso), Bruno Belardi (contrabasso) e Vito Bazzicalupo (banjo).
L’intervista a Stefano Morelli
1) Stefano Morelli, potrebbe parlarci della sua passione per la musica? Come nasce e che cosa rappresenta per lei?
Nasce a 12 anni con le prime lezioni di chitarra, poi diventa qualcosa di più grande quando scopro anche la passione per le parole e insieme diventano la possibilità di raccontare quel mondo che è invisibile agli occhi, quello più intimo e profondo. La musica ha sempre continuato a far parte del mio mondo, anche se non quotidianamente come “musicista”, dal 2010 sono l’ideatore e il direttore artistico del Vayu HouseConcerts, un salotto che ospita concerti intimi di artisti provenienti da ogni parte del mondo, alcuni di loro hanno fatto poi parte del disco “Tales in a bag”.
2) Il 22 settembre è ufficialmente uscito il suo primo album Tales in a bag, un titolo che senza dubbio rimanda proprio all’idea di viaggio, una “valigia piena di racconti”. A tal proposito, avremmo il piacere di saperne di più riguardo il viaggio che, invece, ha portato alla realizzazione dell’album. Cosa ha ispirato la nascita di Tales in a bag e perché ha scelto questo titolo?
Nasce dall’esigenza di “celebrare” un periodo estremamente importante della mia vita, avevo bisogno di tirare quel tempo fuori dalla memoria, di sentirlo, toccarlo e lasciarlo finalmente andare. È stato un viaggio di ritorno, un cerchio che si chiude e dal quale è nato un nuovo cerchio. Anche per questo ho scelto di finire le registrazioni a Berlino, dove tutto è iniziato, dove la prima canzone ha preso vita. Il titolo “Tales in a bag” è stato scelto per dare l’idea del viaggio, di una valigia che, all’inizio vuota va riempiendosi di storie, di racconti, di immagini, parole, note. Alla fine, quando inizia il viaggio di ritorno, si ritrova piena di vita.
3) In tutti i dieci brani, o “racconti”, che compongono l’album Tales in a bag non è solo il tema del viaggio che emerge, ma anche quello del mare. Qual è il suo significato?
Si, il mare ma soprattutto l’acqua. L’acqua è l’elemento che più di ogni altro rappresenta il movimento, il viaggio. Sono un figlio del mare e sicuramente vivere lontano dal “mio” mare mi ha portato a nominarlo spesso come il luogo da cui mi sono allontanato e che ho ritrovato sempre negli anni. Ma è l’acqua, rappresentata dal mare, dalla pioggia, dal fiume, che è l’elemento che torna spesso nelle mie parole.
4) Il viaggio è qualcosa che riguarda un po’ anche la sua stessa vita. Lei nasce a Napoli, ma ha vissuto per un periodo anche a Barcellona e Berlino. Quanto la sua esperienza ha inciso nella realizzazione dei brani che compongono l’album Tales in a bag? Cosa rappresenta per Lei il viaggio?
L’album è il racconto di quegli anni vissuti lontano da casa, in cui altri luoghi sono diventati casa. Questi brani non sarebbero esistiti se non ci fossero stati quegli anni tra Berlino e Barcellona, non sarebbe esistita “Te Vulesse” (una lettera d’amore per Napoli) se non avessi lasciato Napoli. Io stesso oggi non sarei quello che sono se non avessi vissuto quell’esperienza. Il viaggio è tutto. La nostra stessa vita è un viaggio, forse IL viaggio più importante. Il viaggio ti dà la possibilità di perderti, condizione necessaria per ritrovarsi. Viaggio per riempirmi di storie, odori, colori, culture lontane dal mio quotidiano, per conoscere quello che non conosco ed è così che riesci a conoscere meglio anche te stesso, uscendo dalla zona di comfort che ci limita anche nella scoperta di tutto ciò che possiamo essere.
5) Quando si ascoltano i brani è impossibile non essere travolti da tutta una serie di emozioni contrastanti. Forse, però, vi è una costante, ovvero un sentimento nostalgico, un malinconico sguardo al passato. Potrebbe spiegarci questo sentimento, magari facendo riferimento a uno dei dieci brani che compongono l’album Tales in a bag?
La malinconia è un sentimento bellissimo! Pieno di vita. Mi piace l’immagine “il sorriso della malinconia”, spesso viene erroneamente associata alla tristezza, ma sono totalmente diverse. La malinconia porta con sé l’accettazione di qualcosa che non c’è più, ma solo nel presente e basta guardarsi indietro per ritrovarla, sorridergli e sapere che farà sempre parte di noi. Siamo anche quello che abbiamo perso, che abbiamo lasciato. Lo sguardo al passato è necessario per comprendere il presente e poter navigare verso il futuro. Senza la consapevolezza della strada che abbiamo lasciato alle spalle diventa difficile intraprendere il cammino giusto.
6) Il suo viaggio l’ha portata alla realizzazione del suo primo album. Quali sono, invece, i suoi progetti per il futuro? Con chi vorrebbe collaborare un giorno?
La valigia è di nuovo vuota adesso, aspetta di riempirsi di nuovo.
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Fonte immagine dell’articolo “Tales in a bag: intervista a Stefano Morelli”: ufficio stampa