The Velvet Underground e Nico: Una recensione

The Velvet Underground & Nico: Una recensione

The Velvet Underground & Nico: l’album che ha cambiato il rock

La nascita di un’icona underground: i Velvet Underground e Andy Warhol

I Velvet Underground sono stati una band rock americana nata a New York nel 1964, destinata a segnare un’epoca. I membri fondatori sono diventati vere e proprie icone della scena underground: Lou Reed come voce e chitarra, John Cale alla viola elettrica e al basso, Sterling Morrison alla chitarra e Moe Tucker alla batteria. Nel 1965, il loro incontro con Andy Warhol, figura centrale del fermento artistico della Factory, cambiò tutto. Warhol offrì loro i fondi e la libertà creativa per realizzare il loro primo album, The Velvet Underground & Nico. L’aggiunta della modella tedesca Nico, con la sua voce glaciale e il suo fascino enigmatico, contribuì a definire l’impronta distintiva e cupa del disco. L’album, inizialmente, vendette pochissimo, ma il suo impatto fu immenso, diventando forse il più influente degli anni ’60.

Il produttore Brian Eno dichiarò: “Il primo album dei Velvet Underground vendette forse 30.000 copie, ma ogni persona che lo comprò formò una band.” Questa affermazione coglie l’essenza dell’impatto di questo capolavoro.

Il ruolo di Andy Warhol e la copertina con la banana

Il contributo di Andy Warhol andò ben oltre il semplice finanziamento. Sebbene accreditato come produttore, il suo ruolo fu più quello di un mentore e di un garante della loro totale libertà artistica, proteggendoli dalle ingerenze della casa discografica. La sua influenza più visibile è senza dubbio la copertina dell’album, una delle più iconiche della storia della musica. L’immagine di una semplice banana gialla su sfondo bianco, senza il nome della band, era di per sé un’audace dichiarazione artistica. Nelle prime stampe, la buccia della banana era un adesivo che, una volta rimosso, svelava una banana rosa carne sottostante, con la frase allusiva “Peel Slowly and See”. Questa copertina interattiva e provocatoria trasformò l’album in un oggetto d’arte, un perfetto simbolo del connubio tra la musica della band e l’estetica della Pop Art.

Analisi dei brani: un viaggio tra luce e oscurità

Nel marzo del 1967, mentre la scena rock americana era dominata dalla psichedelia e dall’ottimismo del “Summer of Love”, The Velvet Underground & Nico si presentò come il suo oscuro contraltare. Le sonorità grezze, le liriche provocatorie e un mix di influenze che spaziavano dal rock d’avanguardia al minimalismo crearono un’atmosfera unica, un racconto crudo della realtà urbana di New York.

Sunday Morning: un’apertura ingannevolmente dolce

L’album si apre con Sunday Morning, un brano che, con la sua melodia delicata e sognante, sembra quasi preannunciare il genere bedroom pop. La voce gentile di Lou Reed e l’uso della celesta creano un’atmosfera apparentemente serena, che nasconde però una paranoia latente (“Watch out, the world’s behind you”), introducendo fin da subito la dualità che caratterizza l’intero disco.

I’m waiting for the man e Heroin: la rottura dei tabù

Con I’m Waiting for the Man, la band ci trascina nei bassifondi di Harlem. Il ritmo martellante e ripetitivo del pianoforte e della chitarra descrive l’attesa febbrile dello spacciatore. Il testo è di un realismo brutale, senza filtri. Ancora più scioccante è Heroin, un’odissea sonora che infrange ogni tabù. La canzone simula l’esperienza della droga con un’accelerazione e decelerazione del ritmo, passando da momenti di calma estatica a esplosioni di caos e distorsione. Il testo è spietatamente diretto (“Heroin, it’s my wife and it’s my life”), a differenza delle allusioni velate di altri artisti come i Beatles in Lucy in the Sky with Diamonds.

Venus in furs: l’estetica del suono di John Cale

In Venus in Furs, ispirata all’omonimo romanzo di Leopold von Sacher-Masoch, il suono diventa il protagonista. Il contributo di John Cale è fondamentale: la sua viola elettrica crea un drone ipnotico e stridente che, unito al ritmo tribale della batteria di Moe Tucker, genera un’atmosfera opprimente e sensuale. È un brano che definisce il concetto di art rock, dove la sperimentazione sonora prevale sulla struttura tradizionale della canzone.

I’ll be your mirror: la poetica di Lou Reed e Nico

In netto contrasto con la crudezza di altri brani, I’ll Be Your Mirror, cantata da Nico su insistenza di Warhol, è una ballata di una dolcezza e vulnerabilità disarmanti. La voce profonda della cantante si sposa perfettamente con il testo di Lou Reed, che offre conforto e comprensione a chi si sente perso e incompreso (“Please put down your hands / Because I see you”). Questo brano mostra l’incredibile variazione tematica dell’album, capace di passare dal nichilismo più cupo alla più tenera affermazione d’amore.

L’eredità di The Velvet Underground & Nico: perché è così influente

Cosa rende The Velvet Underground & Nico così intramontabile? La sua capacità di trasformare una realtà cruda in un’icona di innovazione, parlando a chiunque cerchi una voce fuori dal coro. Quest’album ha gettato le basi per innumerevoli generi futuri: il proto-punk nella sua energia grezza, il noise rock nelle sue distorsioni, l’indie rock nella sua attitudine anti-commerciale. Artisti come David Bowie, i Joy Division, i R.E.M. e i Sonic Youth hanno tutti, in modi diversi, raccolto la sua eredità. È un album che ha insegnato che la musica poteva essere pericolosa, intellettuale e onesta allo stesso tempo, un capolavoro che non solo ha definito un genere, ma ha ridefinito le possibilità stesse della storia della musica.

Fonte Immagine: Wikipedia

 

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