Stop Killing Games è un movimento di consumatori nato per opporsi a una pratica sempre più comune tra gli editori di videogiochi: quella di rendere completamente ingiocabili i titoli acquistati dagli utenti una volta interrotto il supporto ufficiale. Un esempio recente è il gioco live-service di BioWare, Anthem, che chiuderà i battenti il 12 gennaio 2026, senza alcuna possibilità di renderlo giocabile offline. In altre parole: diventerà ingiocabile per sempre, anche se l’hai comprato a prezzo pieno.
Come è nato il movimento Stop Killing Games: il caso di The Crew
Inizia tutto con The Crew, un videogioco di racing lanciato nel 2014 e sviluppato da Ubisoft. Il gioco richiedeva una connessione Internet costante per funzionare, anche in modalità giocatore singolo: avviarlo offline causava un errore. Questa è una dinamica comune in diversi giochi “always online”, anche se con varianti: ad esempio, in Hitman: World of Assassination si può giocare offline, ma i progressi non vengono salvati, il che è buffo: il gioco è puramente singleplayer. Se gli sviluppatori decidessero che mantenerlo costa troppo, perderesti l’accesso ad un gioco che ha effettivamente quasi zero elementi online.
Il 14 dicembre 2023, Ubisoft ha rimosso The Crew e le sue espansioni dagli store digitali, ha interrotto le microtransazioni e ha annunciato la chiusura definitiva dei server per il 31 marzo 2024, citando “vincoli legati all’infrastruttura e alle licenze”. I server sono stati effettivamente disattivati in quella data. A quel punto, il video pubblicato su YouTube da Ross Scott (tra altri) ha portato la questione all’attenzione generale, rendendo virale il movimento, anche grazie alla copertura di diversi influencer americani come MoistCr1tikal.
Perché esiste il movimento Stop Killing Games?
Questa strategia paragonabile all’obsolescenza programmata trasforma un bene acquistato in qualcosa di temporaneo: appena l’editore decide di spegnere i server, il gioco diventa inutilizzabile. Il problema per le aziende è come sempre economico: mantenere in vita i server ha un costo, e molte aziende preferiscono eliminare del tutto l’accesso ai giochi piuttosto che sostenerlo, a discapito del consumatore, che non ne avrà mai più accesso. Quindi è un problema serio: i giochi costano caro e man mano che l’industria videoludica si sviluppa l’ownership di quest ultimi diventa sempre più tenua.
La situazione oggi e come contribuire
All’inizio del 2025, molte delle azioni avviate da Stop Killing Games sono entrate nella fase conclusiva. Ora si attende la risposta dei governi coinvolti, che potrebbero approvare nuove leggi per garantire ai consumatori il diritto di accedere ai giochi acquistati anche dopo la fine del supporto ufficiale: Ad oggi le firme raccolte sono più di 1,3 milioni, una soglia importante.
Se sei cittadino dell’Unione Europea, puoi ancora fare la tua parte firmando l’Iniziativa dei Cittadini Europei, disponibile sul sito ufficiale del movimento. Ogni firma conta e può contribuire a superare la soglia necessaria per obbligare l’UE a discutere una legge a tutela della conservazione videoludica.
Anche i cittadini del Regno Unito possono partecipare firmando una petizione locale, con l’obiettivo di portare la questione in Parlamento.
Stop Killing Games è la dimostrazione che i consumatori possono unirsi per difendere i propri diritti digitali. La battaglia contro l’obsolescenza programmata nei videogiochi è solo l’inizio: al centro c’è la tutela del nostro patrimonio culturale digitale e il diritto a conservare ciò che si è acquistato. Più cresce il sostegno, maggiori sono le possibilità di ottenere un cambiamento reale e duraturo: se la questione ti è a cuore, non costa nulla firmare.
Fonte immagine: Wikipedia (logo ufficiale)
Link al sito: https://www.stopkillinggames.com/