“Napollywood”. È una Napoli nuova quella che si sta affermando negli ultimi anni. Che scopre continuamente nuovi aspetti di sé tanto da lasciare essa stessa a bocca aperta. Spot, film, serie tv, in tutte le loro sfumature, dalla commedia alla tragedia, hanno scelto ormai Napoli come loro soggetto principale. Tanto da trasformarla in un set a cielo aperto: basta fare un giro in città per rendersene conto.
Solo negli ultimi mesi, per dire, chiunque abbia passeggiato dalle parti del quartiere di Chiaia, magari per godersi il sole del lungomare, si è imbattuto nel set de I Bastardi di Pizzofalcone. Serie in otto puntate tratta dai libri di Maurizio De Giovanni, andata in onda tra gennaio e febbraio su Rai 1, con protagonisti Alessandro Gassmann e Carolina Crescentini. Un successo impensabile che ha portato otto milioni di telespettatori alla rete nazionale. I Bastardi di Pizzofalcone è stata considerata la risposta buonista, vuoi per le ambientazioni borghesi e benestanti, alla brutta, sporca e cattiva Gomorra. Una serie che non ha bisogno di presentazioni, trasmessa in più di 100 paesi al mondo. Proprio nelle ultime settimane sono state girati, nei pressi di Piazza Cavour, alcuni episodi della terza stagione, in onda in autunno su Sky Atlantic.
Una, cento, mille Napoli
È un vero e proprio Rinascimento partenopeo quello che sta vivendo la città. Che viene scelta addirittura da grandi produzioni internazionali, rovesciando l’immagine offuscata di terra di camorra. E così che Joaquin Phoenix è Gesù nel blockbuster Mary Magdalene tra i porticati di Piazza del Plebiscito. Emilia Clarke e Kit Harrington direttamente dal “Trono di Spade” girano una pubblicità per Dolce&Gabbana nel cuore del centro storico. Nel mentre si lavora al film tratto dal più grande successo di Elena Ferrante, L’amica geniale, che verrà girato in estate tra i luoghi simboli del libro, dalla chiesa della Sacra Famiglia al Rione Luzzatti.
Una rivoluzione che non ha come protagonisti un capopopolo alla Masaniello o Maradona, bensì la creatività di attori, registi e sceneggiatori. Che provano, ognuno come può, a raccontare Napoli a modo loro. Nei prossimi mesi apprezzeremo i salotti della Napoli bene ne La tenerezza di Gianni Amelio, con Elio Germano tra gli altri, per comprendere come il benessere, quello lontano dalle periferie, possa comunque rivelarsi tragico.
Un altro che ha voluto dire la sua sulla città è Ferzan Ozpetek, che da maggio girerà in città l’intrigante e misterioso Napoli Velata. Il regista turco, intenditore di luoghi inafferrabili e così seduttori essendo di Istanbul, dal 23 aprile curerà la messa in scena anche de “La Traviata” di Giuseppe Verdi al Teatro San Carlo. Napoletani D.O.C come Edoardo Angelis trovano poi la loro consacrazione in questo periodo. Il regista partenopeo è stato recentemente premiato per Indivisibili, brillante cinematografo vincitore di sei David di Donatello.
Un boom insomma inaspettato, probabilmente iniziato con il successo strepitoso di Gomorra il film del regista Matteo Garrone. Il quale mostrò un lato ovviamente un lato negativo di Napoli, fatto di clan, alleanze e scissioni. Ma che dimostrò, per la prima volta dopo anni, come anche la città potesse fare da sfondo a prodotti di portata internazionale.
Eppure a Napoli cinema e teatro ci sono sempre stati. Lo spettacolo scorre nel sangue stesso dei napoletani, è parte del DNA partenopeo. Parliamo pur sempre, è bene ricordarlo, della città di Eduardo de Filippo e Totò. Del principe della risata si ricordano questo mese i cinquant’anni dalla morte, con ricostruzioni di set, mostre ed eventi fino al mese di luglio. Grandi investimenti insomma sono stati fatti in tema di varietà, cinema, teatro. Aree precedentemente poco valorizzate al di fuori di Napoli sono state rivalutate, come le stazioni artistiche della nuova metropolitana e la Farmacia degli Incurabili. Anche luoghi inaspettati come il Centro Direzionale o Capodichino sono stati al centro di set cinematografici. Per non parlare del Vomero e di Posillipo.
I soldi spesi negli ultimi anni non devono rappresentare un evento occasionale, se tanto si è fatto e c’è ancora da fare per rivalutare Napoli in chiave nazionale, ciò non basta. Bisogna rivolgersi a un pubblico ancora più ampio, europeo ed internazionale, perché il potenziale della città è alla pari di luoghi che in termini di turismo producono guadagni più o meno ingenti pur non possedendone la storia e l’unicità. I talenti ci sono, vanno supportati, c’è bisogno di investimenti. A beneficiarne sarebbe soprattutto l’immagine della città, soffocata in un continuo dibattito tra pro e anti Gomorra, tra chi vuole raccontare i tanti aspetti negativi della città e chi vorrebbe invece offuscarli. Chiudere un occhio è certamente sbagliato, l’aspetto fondamentale è non trasformare la denuncia in una epica della criminalità, in un tifo per un clan piuttosto che un altro.