La scuola è il primo luogo sociale dove ogni bambino si interfaccia dopo quello familiare. L’educazione scolastica è quindi uno dei momenti formativi più importanti per ogni bambino e ragazzo e ha un preciso scopo, cioè quello di formare l’uomo in vista della sua vita, accompagnandolo nell’acquisizione di tutte le sue capacità: da quelle che riguardano la sua formazione, cioè le conoscenze, alle sue abilità e infine alle competenze sociali e personali, valorizzandone le differenze e le potenzialità. A tal fine è importante costruire una scuola inclusiva.
Dai programmi unici alla scuola dell’autonomia: il ruolo del Ptof
Proprio con questo obiettivo, la scuola di oggi e la sua organizzazione vertono su 4 nuovi pilastri, tutti decretati nel Ptof (Piano Triennale dell’Offerta Formativa), entrato in vigore con la Legge 107/2015, la cosiddetta “Buona Scuola”. Questi pilastri sono rispettivamente: imparare a conoscere, imparare a fare, imparare a vivere insieme e imparare ad essere.
Prima delle riforme della seconda metà del Novecento, la scuola era unica e uguale nella sua organizzazione in tutta Italia, non esistevano programmi differenziati e personalizzati e non si prendevano in considerazione le diversità culturali, sociali ed economiche dei contesti in cui si insegnava. Al contrario, la parola chiave della nuova organizzazione del Ptof è l’autonomia, che riconosce alle istituzioni scolastiche personalità giuridica e autonomia funzionale. Ogni scuola è chiamata a elaborare il proprio Piano Triennale dell’Offerta Formativa, strumento fondamentale che definisce l’identità culturale e progettuale dell’istituto. Pertanto, diventa fondamentale per i dirigenti scolastici e per il personale della scuola possedere solide competenze organizzative e giuridiche, in grado di garantire una gestione efficace, trasparente e coerente con le finalità educative di inclusione.
Cos’è la scuola inclusiva e perché è un diritto
La scuola non è solo il luogo in cui si apprendono nozioni, ma anche lo spazio in cui si cresce come cittadini. È fondamentale costruire una scuola inclusiva, garantendo pari opportunità a tutti gli alunni: studenti con disturbi specifici dell’apprendimento, con bisogni educativi speciali, di origine straniera o provenienti da contesti economici o sociali complessi. Perché l’inclusione non è un favore, ma è un diritto.
Gli strumenti del Ptof per una vera inclusione
Il PTOF offre strumenti concreti per dare vita a questo principio, come ad esempio il PEI (Piani Educativi Individualizzati) e i PDP (Piani Didattici Personalizzati), che permettono di adattare la didattica ai diversi bisogni, i progetti di tutoraggio tra pari, gli sportelli di ascolto e la mediazione culturale. Ma non è tutto: anche le metodologie innovative, come il cooperative learning o la peer education, diventano fondamentali per favorire la partecipazione attiva e lo scambio reciproco. Allo stesso tempo, la formazione dei docenti gioca un ruolo decisivo, poiché insegnare in una scuola inclusiva implica non solo avere competenze pedagogiche, ma anche sensibilità ed empatia. In altre parole, una scuola aperta al territorio diventa così il luogo in cui i ragazzi non solo imparano, ma crescono insieme mentre scoprono che la diversità non è un ostacolo, bensì una risorsa.
L’inclusione come sfida culturale per il futuro
In sintesi, l’educazione all’inclusione è una sfida culturale e vuol dire formare cittadini capaci di vivere in una società globalizzata, di rispettare le differenze e di vedere nell’altro un’occasione di arricchimento reciproco e non una minaccia. Deve essere un luogo dove nessuno resta indietro e dove tutti hanno la possibilità di esprimere il proprio potenziale e di realizzarsi.
Autore immagine: Lalupa (Wikimedia Commons)