Il ragazzo dai pantaloni rosa: il talk al Roma Pride

Il ragazzo dai pantaloni rosa

“Il ragazzo dai pantaloni rosa”: un talk toccante ha preceduto la proiezione del film omonimo, offrendo un’importante occasione per ribadire il messaggio della storia di Andrea. Una storia raccontata con coraggio da sua madre, Teresa Manes, che ha scelto di non rimanere in silenzio e di dare voce al figlio.

Nella cornice del Roma Pride, si è svolto un evento forte e necessario: la proiezione del film molto apprezzato “Il ragazzo dai pantaloni rosa”, preceduta da un talk. A quest’ultimo hanno partecipato Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena, che ha condiviso la sua esperienza e la genesi del film, insieme al produttore e sceneggiatore Roberto Proia e all’attore protagonista Samuele Carrino.

Il talk Il ragazzo dai pantaloni rosa: l’importanza di abbattere il muro del silenzio

Teresa Manes, Roberto Proia e Samuele Carrino al talk Il ragazzo dai pantaloni rosa

Il talk, sapientemente moderato da Carmelo Arena, ha avuto come protagonisti Teresa Manes, Roberto Proia e Samuele Carrino. L’incontro si è aperto con l’intervento toccante di Teresa, che, pur visibilmente emozionata, ha voluto lanciare un messaggio potente, parlando di “dolore necessario” e della cruciale necessità di abbattere il “muro del silenzio“. Roberto Proia ha poi illustrato la genesi del progetto cinematografico e la nascita della collaborazione con Teresa, elogiandone la generosità nel condividere il dramma del figlio affinché diventasse un monito contro l’omertà. Il concetto chiave, emerso con forza, è stato quello di creare un film vitale: «non può essere un film che parla di morte, ma deve gridare necessariamente alla vita». Un’opera concepita per «essere un monito, non una lezioncina», con la voce narrante di Andrea a fare da filo conduttore.

Il pantalone rosa come simbolo di lotta alle discriminazioni

Dettaglio dei pantaloni rosa e locandina del film

La determinazione di Teresa Manes è emersa chiaramente in ogni sua parola, sottolineando la forza culturale di questo film, in cui i pantaloni rosa assumono una potente valenza simbolica contro ogni forma di discriminazione. Nonostante episodi negativi, come gli insulti ricevuti dal film durante la sua prima romana, Teresa ha mostrato un ottimismo di fondo, concentrandosi sulla rinnovata consapevolezza generata dalla pellicola – un aspetto, a suo dire e del produttore, ben più importante degli introiti economici. L’incontro si è concluso con un appello unanime da parte di tutti i presenti sull’importanza di partecipare al Pride: per esserci, per rivendicare i propri diritti e per omaggiare chi ha perso la vita lottando per essi.

Il ragazzo dai pantaloni rosa: il film come strumento per celebrare la vita

Scena dal film Il ragazzo dai pantaloni rosa

Il film, fin dalle prime scene, traduce in immagini le emozioni e i concetti emersi durante il talk, offrendo a chi non lo aveva ancora visto una potente concretizzazione delle parole ascoltate. Lo spettatore si immerge immediatamente nella vita di Andrea (la cui voce narrante guida il racconto), condividendone le gioie, la sofferenza per la separazione dei genitori e le incertezze tipiche del periodo più difficile per i ragazzi: l’adolescenza. Arrivato nella nuova scuola, il protagonista cerca l’accettazione di Christian Todi, ma contemporaneamente stringe amicizia con Sara. Se con Sara il legame nasce su basi positive, come la comune passione per il cinema, il rapporto con Christian è viziato dal desiderio di quest’ultimo di raggiungere un obiettivo personale: entrare nel coro che si esibirà davanti al Papa. Il fallimento di questo piano segna la prima, significativa svolta negativa della storia.

La sofferenza di un adolescente, oltre i pantaloni rosa

Un momento forte e simbolico si verifica quando Teresa regala al figlio dei pantaloni rossi, che per un errore di lavaggio diventano rosa. Questo dettaglio, apparentemente innocuo, scatena la derisione dei compagni di scuola. Tuttavia, l’evento che segna irrimediabilmente il destino del ragazzo è la festa di fine anno: Christian organizza un agguato, sottoponendo Andrea a violenze fisiche e verbali, culminate nella diffusione in rete di un video umiliante. Da questo punto, la fotografia, le inquadrature e la colonna sonora mutano, accompagnando il lento spegnersi del protagonista, vittima di bullismo e cyberbullismo. Andrea saluta prima Sara, poi la sua famiglia. Una scena toccante alle giostre, con l’uso del rallenty e una fotografia cupa, preannuncia la sua tragica decisione, presa dopo un ultimo, intenso abbraccio con la madre. “Il ragazzo dai pantaloni rosa” si conclude con un colpo di scena narrativo: la voce narrante cambia, rivelando che a raccontare la storia è sempre stata mamma Teresa – interpretata da una straordinaria Claudia Pandolfi – che nel finale esprime con potenza tutto il suo dolore.

L’importanza di ascoltare chi soffre

“Il ragazzo dai pantaloni rosa” sottolinea con forza l’importanza cruciale di ascoltare i ragazzi durante l’adolescenza, un’età notoriamente caratterizzata da profondi cambiamenti e scoperte. Si tratta di un film necessario, che ci ricorda il peso immenso delle parole: parole che possono salvare una vita, ma che, purtroppo, possono anche uccidere.

Fonte immagine in evidenza: Locandina dell’evento. Le fotografie presenti nell’articolo sono state scattate durante l’evento.

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