No Other Land a Piazza Vittorio | Recensione

Giovedì 4 settembre, in occasione dell’evento “Notti di cinema a Piazza Vittorio” è stato proiettato a Roma il film-documentario No Other Land, in ricordo dell’attivista palestinese Awdah Hathaleen.

La proiezione di No Other Land a Roma

La proiezione del film-documentario No Other Land è stata preceduta dalla presentazione del portavoce di Amnesty International, Riccardo Noury, il quale ha tenuto a fare luce su quella che è la disastrosa situazione umanitaria in Palestina e in particolare nell’area della Cisgiordania. Tra i temi affrontati nella presentazione, si è sottolineato come il documentario sia stato girato prima dei fatti del 7 ottobre 2023, evidenziando che i soprusi rappresentati non siano eventi recenti ma vengano perpetrati da decenni.

Successivamente è intervenuta Maria Elena Delia, portavoce della Global Sumud Flotilla, la quale ha illustrato il progetto umanitario in corso che vede coinvolti attivisti da ogni angolo d’Europa. Delia ha ribadito che le azioni della Global Sumud Flotilla sono completamente legali e ha definito il pubblico presente alla proiezione “l’equipaggio di terra della Flotilla”.

No Other Land: la trama del documentario

Il film segue la vicenda dei villaggi della zona di Masafer Yatta in Cisgiordania, area posta in Zona C, ossia sotto il pieno controllo civile e militare israeliano. Nel 2021 la Corte Suprema israeliana ha sancito che quella zona verrà destinata alla costruzione di un poligono di tiro per le esercitazioni dell’esercito israeliano. Ogni mattina arrivano agli abitanti del territorio ingiunzioni di demolizione delle loro case e vengono invitati a trasferirsi nella vicina città di Hebron.

Gli sgomberi abusivi da parte dei coloni e dell’esercito israeliano vengono ripresi e documentati in prima persona da Basel Adra, un cittadino di Masafer Yatta, e da Yuval Abraham, cittadino e giornalista israeliano schierato dalla parte dei cittadini palestinesi. Nell’estate del 2021, i membri dell’esercito, a seguito dell’ennesima manifestazione da parte dei palestinesi, si recano nelle loro case per sequestrare gli strumenti con i quali vengono periodicamente ricostruite le case demolite e un soldato spara all’attivista Harun Abu Aram.

Il documentario segue il calvario medico del giovane Harun e racconta gli abusi che il governo israeliano perpetra nel territorio della Cisgiordania, dove i palestinesi non possono guidare e non possono lasciare il territorio. Le targhe degli israeliani e dei palestinesi sono distinte per colore e l’esercito avalla gli abusi dei coloni, i quali distruggono pollai, campi coltivati e gli edifici pubblici come le scuole o gli ospedali.

Riflessioni sul messaggio di No Other Land

Il film ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui il premio come miglior documentario al Festival di Berlino 2024, e la crudezza delle immagini spinge ad alcune riflessioni. La popolazione palestinese subisce soprusi da decenni nel territorio della Cisgiordania; il fatto che i governi israeliani abbiano avallato nei decenni questi comportamenti criminali desta sospetto su quale sia il piano politico in quei territori. Abbattimento di scuole, case, pollai, recinti, taglio dei tubi dell’acqua, sequestro degli strumenti di lavoro e delle automobili e gli sgomberi forzati spingono a pensare che l’intento del governo israeliano sia quello di espandere le proprie colonie e cancellare ogni simbolo di identità del popolo palestinese.

L’ultima ripresa del documentario è stata girata dopo gli eventi di ottobre 2023 e testimonia, se possibile, che le violenze dei coloni israeliani si sono intensificate nel silenzio generale dell’ONU e degli organi internazionali che dovrebbero garantire il rispetto dei diritti dell’uomo.

Fonte immagine: Locandina del film

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