Gestire la didattica di un bambino plusdotato: soluzioni e proposte

Il 5% dei bambini è plusdotato, circa un bambino per classe. Avete mai sentito parlare di plusdotazione? Nell’immaginario comune, un bambino plusdotato è spesso un bambino che presenta una spiccata intelligenza e abilità fuori dal comune. Sicuramente, le caratteristiche di un bambino plusdotato includono capacità incredibili in particolari aree, un potenziale superiore ai suoi coetanei che si manifesta precocemente rispetto alle previsioni di sviluppo.

Cos’è la plusdotazione (alto potenziale cognitivo)?

La plusdotazione, o alto potenziale cognitivo (APC), non è semplicemente un’intelligenza superiore alla media. Si tratta di un funzionamento cognitivo qualitativamente diverso, caratterizzato da un elevato potenziale intellettivo, creatività, capacità di apprendimento rapido e approfondito, e una particolare sensibilità emotiva e sociale. I bambini plusdotati (o “gifted”, “ad alto potenziale”) possono eccellere in una o più aree (es. matematica, musica, arte, linguaggio), ma possono anche presentare difficoltà in altre aree o in contesti sociali.

Come riconoscere un bambino plusdotato: caratteristiche e segnali

Se una famiglia è in fase di valutazione del proprio figlio perché ha riconosciuto nel bambino delle caratteristiche riconducibili alla plusdotazione, come primo step è consigliabile parlarne anche con gli insegnanti. Ma quali sono le caratteristiche che potrebbero ricondurre a un elevato potenziale? Il bambino plusdotato potrebbe stupire i suoi genitori o insegnanti facendo emergere delle capacità superiori rispetto a ciò che ci si aspetta da lui. Un esempio è la sua capacità di leggere o fare calcoli complessi in età precoce senza che gli sia stato insegnato.

Altri segnali possono includere:

  • Curiosità insaziabile e desiderio di apprendere.
  • Capacità di ragionamento astratto e di problem solving avanzate.
  • Vocabolario ricco e complesso per l’età.
  • Memoria eccezionale.
  • Creatività e originalità nel pensiero e nelle azioni.
  • Sensibilità emotiva e intensità delle reazioni.
  • Perfezionismo e tendenza all’autocritica.
  • Difficoltà a relazionarsi con i coetanei che non condividono i suoi interessi o il suo livello di sviluppo.

È importante sottolineare che non tutti i bambini plusdotati presentano tutte queste caratteristiche, e che la plusdotazione può manifestarsi in modi diversi. In caso di sospetto, è fondamentale rivolgersi a specialisti (psicologi, neuropsichiatri infantili, pedagogisti) per una valutazione accurata.

Plusdotazione e scuola: Bisogni Educativi Speciali (BES) e PDP

A volte sono proprio gli insegnanti ad accorgersi per primi di alcune delle caratteristiche tipiche della plusdotazione. In questa circostanza, è fondamentale fornire al bambino il supporto adeguato per ricevere le giuste opportunità di crescita e di sviluppo del suo potenziale. Se viene a mancare questa attenzione, e quindi il supporto, il bambino plusdotato potrebbe non sfruttare quel potenziale e vederlo affievolirsi con conseguenti stati di frustrazione legati alla perdita delle sue abilità. Dopo aver ottenuto la valutazione di un professionista, il bambino andrà quindi sostenuto nella sua evoluzione sia da un punto di vista educativo che relazionale.

I bambini plusdotati rientrano nella categoria dei Bisogni Educativi Speciali (BES), e hanno diritto a un Piano Didattico Personalizzato (PDP), un documento che definisce gli obiettivi, le strategie e gli strumenti didattici specifici per le loro esigenze. Il PDP è elaborato dal team docenti, in collaborazione con la famiglia e, se necessario, con gli specialisti che hanno effettuato la valutazione.

Strategie didattiche per bambini plusdotati: personalizzazione e supporto

Ecco alcuni step fondamentali da seguire per sviluppare delle strategie didattiche per plusdotati che risultino efficaci:

  • Personalizzare la didattica: valutare le capacità di base del bambino per avere delle competenze da cui partire per sviluppare un piano didattico che segua le reali esigenze del bambino plusdotato.
  • Capire i bisogni della plusdotazione: l’analisi del comportamento del bambino plusdotato è fondamentale anche per individuare le difficoltà quotidiane a cui deve far fronte durante le lezioni scolastiche.
  • Non una cura ma un supporto: seguire dei bambini plusdotati durante l’apprendimento non significa “curarli”. Non è necessaria una cura, bensì un supporto che li aiuti a esprimere il loro potenziale in modo sereno e in armonia con gli altri.
  • Pianificazione delle lezioni: dopo aver acquisito le informazioni necessarie sulla plusdotazione, l’insegnante potrà elaborare delle lezioni che siano stimolanti e adeguate anche al livello di apprendimento del bambino plusdotato. Sono tante le cose che si possono far fare a un bambino plusdotato a livello scolastico, ad esempio coinvolgerlo in ricerche e approfondimenti su argomenti che lo appassionano.
  • L’importanza del piano socio-emotivo: un bambino plusdotato presenta una maggiore reattività di fronte a stimoli che ai suoi coetanei non provocherebbero reazioni particolari. Il bambino plusdotato può essere sopraffatto dalla sua emotività e dai propri sentimenti, incontrando non poche difficoltà nella regolazione delle emozioni e dei comportamenti correlati. Per far sì che il bambino riesca a gestire al meglio i rapporti con il resto della classe, è importante che la famiglia si occupi anche di questo aspetto che procede parallelo a quello dell’apprendimento.

Il ruolo dell’insegnante di sostegno

Ad accompagnare il bambino con plusdotazione nel percorso di apprendimento più adeguato per le sue caratteristiche è l’insegnante di sostegno. Gli insegnanti che hanno conseguito la specializzazione in materia di insegnamento finalizzato al sostegno hanno le competenze e le qualifiche per pianificare una strategia e un piano di apprendimento efficaci per il bambino gifted. La figura dell’insegnante di sostegno è cruciale, in quanto tiene in considerazione anche le più complesse esigenze che il bambino con alto potenziale manifesta. Un ruolo molto complesso, che deve inoltre comprendere come coniugare, in un contesto di classe, le risorse del bambino plusdotato con la sua fragilità.

Salto di classe: un’opzione per i bambini plusdotati?

Infine, vi è la possibilità dell’avanzamento di classe. Nel nostro Paese è possibile richiedere il salto di classe al fine di non disperdere il potenziale evolutivo e cognitivo del bambino. Nella scuola primaria, è possibile sottoporre il bambino a un esame di idoneità apposito che gli consente il passaggio diretto alla seconda elementare senza frequentare la prima. Questo è solo un primo passo verso l’obiettivo finale di una “nuova” scuola: favorire l’unicità degli studenti per una didattica che sia realmente accessibile per tutti.

Ad oggi non esistono ancora dei percorsi formativi ufficiali dedicati ai bambini plusdotati, ma la legge L.107 su “La Buona Scuola” ha evidenziato alcuni concetti utili anche per il trattamento della plusdotazione. La legge invita il personale scolastico a tenere conto e a valorizzare i talenti individuali degli studenti, promuovendo la personalizzazione della didattica a sfavore dell’apprendimento omologato. Per farlo, gli insegnanti vengono supportati con corsi di formazione, laboratori e una didattica flessibile finanziati da fondi esterni alla scuola. La trasformazione che lo Stato intende portare avanti è quella della progettazione, e quindi della programmazione didattica, applicando il criterio dell’inclusività.

Valorizzare il potenziale: un approccio inclusivo alla plusdotazione

La plusdotazione non è una malattia, ma una caratteristica individuale che richiede un approccio educativo adeguato. Riconoscere e valorizzare il potenziale di questi bambini è fondamentale per il loro benessere e per il loro successo scolastico e personale. La scuola, in collaborazione con la famiglia e gli specialisti, ha il compito di creare un ambiente inclusivo e stimolante, che permetta a ogni bambino di esprimere al meglio le proprie capacità.

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