Giacomo Leopardi è l’autore che è riuscito a dare voce all’infelicità dell’uomo, ai suoi occhi una condizione inevitabile per tutti.
Spesso si pensa a Giacomo Leopardi come il poeta dell’infelicità, ma analizzando le opere dell’intellettuale italiano, si comprenderà che non è assolutamente così.
Giacomo Leopardi: accenni biografici
Giacomo Leopardi nasce il 29 giugno del 1798 a Recanati, una cittadina provinciale dello Stato della Chiesa, roccaforte del più chiuso tradizionalismo politico e religioso.
Le sofferenze morali si aggiungevano alle sofferenze fisiche, il giovane Giacomo Leopardi era un animo inquieto, oppresso dall’ambiente familiare e da Recanati che cercò rifugio nell’amicizia di Pietro Giordani uno degli intellettuali più significativi di quegli anni; la loro lunga corrispondenza epistolare rappresenta un elemento fondamentale per la formazione del poeta.
Il padre di Leopardi, il Conte Monaldo, è un uomo di cultura, ma poco propenso alla vita pratica e alla gestione del bilancio domestico: dopo aver dilapidato parte del patrimonio familiare, ne cede l’amministrazione alla moglie, Adelaide dei marchesi Antici, donna severa, contraddistinta da una religiosità intransigente e del tutto anaffettiva nei confronti dei figli. Così, mentre la madre si occupa quasi esclusivamente di tenere sotto controllo le finanze, Leopardi trascorre l’infanzia crescendo con l’aiuto di alcuni precettori e in compagnia dei fratelli minori Carlo e Paolina con cui nasce un forte legame affettivo.
Nel 1822 i genitori gli permettono di andare a Roma, ospite di uno zio. L’evasione tanto sognata però, si rivela piuttosto deludente e anche la speranza di trovare una sistemazione lavorativa, si perde. Tornato a casa, approfondisce le sue concezioni pessimistiche nelle Operette morali, pubblicate nel 1827 a Firenze.
Fin da bambino, Giacomo Leopardi dimostra di avere una forte sensibilità e una straordinaria intelligenza.
A causa della rigidità dell’educazione dei genitori, lo snobismo aristocratico della famiglia nei confronti del popolo, la salute sempre cagionevole, la scarsa vitalità di un paesino di provincia come Recanati, Leopardi trova nello studio e nei libri la propria dimensione ideale.
Dal 1809, a soli undici anni, ha inizio quel periodo che egli stesso definirà come sette anni di studio matto e disperatissimo, durante il quale si immerge nella ricchissima biblioteca del padre e, da autodidatta, acquisisce un’ampia cultura letteraria e filologica.
Nel 1833 Giacomo Leopardi si trasferì a Napoli con Ranieri, ed è nella città partenopea che morirà, il 14 giugno del 1837, a soli 39 anni.
Pensiero letterario e Pessimismo
Per Giacomo Leopardi l’infelicità non è una questione complessa, l’autore semplicemente si chiede perché gli uomini siano infelici. Questione di sfortuna? Secondo Leopardi no, non è così e l’infelicità rappresenta una costante dell’esistenza umana. Questa convinzione nasce, oltre che dalle sue esperienze personali, da una serie di riflessioni che hanno inizio nel 1818 e approfondite fino agli ultimi anni di vita. Ne è fondamentale testimonianza lo Zibaldone, sette quaderni di oltre 4.500 pagine, appunti, abbozzi, osservazioni varie, non destinate alla pubblicazione.
Il pensiero di Leopardi è caratterizzato dalla contrapposizione tra illusioni e ragione. Si distinguono, quattro fasi del pessimismo leopardiano:
- Pessimismo individuale: le esperienze negative dell’adolescenza portano l’autore italiano a pensare che la vita sia stata malvagia, ma che gli altri hanno la possibilità di essere felici.
Pessimismo storico: la vita non ha nessun motivo per esser vissuta, uno scopo per il quale lottare, tutti gli uomini sono condannati all’infelicità eterna. In passato gli uomini vivevano in uno stato di felicità illusoria ma vollero uscire da questo stato di beata ignoranza per ricercare il vero. La ragione ha portato l’uomo ad evolversi, rivelando la vanità e l’illusione del dolore. - Pessimismo cosmico: l’infelicità è legata alla vita dell’uomo, destinato a soffrire per tutta la vita. Leopardi approfondisce la propria meditazione e le proprie riflessioni, scoprendo che la causa del dolore è proprio la natura, perché essa stessa ha creato l’uomo desideroso di felicità, pur sapendo che egli non potrà mai raggiungerla. La natura quindi appare come una matrigna crudele, indifferente ai dolori degli uomini e governata da leggi meccaniche e inesorabili.
- Pessimismo eroico: nell’ultima fase della sua meditazione il poeta rivaluta la ragione, intesa come quella cosa che consente agli uomini di conservare, anche nelle difficoltà, la propria dignità. La ragione li porta ad unirsi in un rapporto di solidarietà fraterna e li aiuta a lenire il dolore.
Appartiene alla fase del Pessimismo storico, l’opera più celebre di Giacomo Leopardi, L‘infinito; si tratta di un’opera in cui Leopardi riflette sull’infinità non solo dello spazio fisico ma anche dell’esperienza umana e della capacità di immaginazione. L’infinito diventa un concetto che sfida la comprensione umana, provocando meraviglia e un senso di sublime.
Leopardi usa la natura come una potente metafora per esplorare questi concetti filosofici. La natura non è solo un contesto in cui si svolge la riflessione ma diventa essa stessa un soggetto attivo, che stimola il pensiero e l’immaginazione del poeta.
L’infinito di Giacomo Leopardi è una lirica scritta nel 1819 e fa parte della raccolta dei “Canti”, pubblicata in diverse edizioni tra il 1831 e il 1835. Quest’opera si colloca in un periodo molto importante della storia italiana e europea, segnato da profondi cambiamenti politici, sociali e culturali.
La poesia di Leopardi, con la sua profonda umanità e la sua ricerca incessante di bellezza e verità, offre un contrappunto essenziale alla frenesia e al materialismo del nostro tempo.
Giacomo Leopardi e l’amore
Silvia è l’amore di Leopardi, come Beatrice per Dante e Laura per Petrarca; A Silvia uno dei capolavori più noti del poeta di Recanati.
La lirica fu composta tra il 19 e il 20 aprile 1828 e redatta in forma definitiva il 29 settembre dello stesso anno. Leopardi aveva trent’anni e si trovava a Pisa, un breve soggiorno felice per l’autore grazie all’accoglienza generosa degli abitanti.
Il tema della lirica è l’infelicità dell’umano; il pessimismo presente nel testo è dovuto alla morte precoce di Silvia, colpita dalla tubercolosi.
Con il suo inconfondibile stile, Leopardi esprime un profondo sentimento di nostalgia e amarezza per la giovinezza perduta e per le speranze disilluse, utilizzando la figura di Silvia come simbolo della bellezza e della vitalità che la giovinezza promette ma che il destino inesorabilmente sottrae.
Tutta l’opera leopardiana si fonda su un sistema di idee continuamente meditate, il cui processo di formazione, prima dell’approdo ai testi compiuti, si può seguire attraverso le migliaia di pagine dello Zibaldone.
Restando fedele a un indirizzo di pensiero settecentesco e sensistico, Leopardi identifica la felicità con il piacere, sensibile e materiale.
Ma l’uomo non desidera un piacere, bensì il piacere: aspira cioè a un piacere che sia infinito, per estensione e per durata. Pertanto, siccome nessuno dei piaceri particolari goduti dall’uomo può soddisfare questa esigenza, nasce in lui un senso di insoddisfazione perpetua, un vuoto incolmabile dell’anima. Da questa tensione inappagata verso un piacere infinito che sempre gli sfugge, nasce per Leopardi l’infelicità dell’uomo, il senso della nullità di tutte le cose. E Leopardi si preoccupa di sottolineare che ciò va inteso non in senso religioso e metafisico, come tensione verso un’infinità divina al di là delle cose contingenti, ma in senso puramente materiale.
Giacomo Leopardi è probabilmente il poeta più accolto e studiato con sincera passione dai giovani. Egli sa parlare, a distanza di due secoli, ancora al loro cuore coinvolgendoli con la sua logica serrata e con la forza immaginifica dei suoi idilli.
Tra le opere principali, è opportuno menzionare:
L’infinito;
A Silvia;
Alla luna;
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia;
Il sabato del villaggio;
Il passero solitario;
La ginestra.
Immagine in evidenza: Wikipedia,
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Leopardi