Google Lunar X Prize, intervista a Mattia Barbarossa

Google Lunar X Prize

Lo spazio nel suo futuro, ma non solo. A soli sedici anni, con un prototipo di scudo anti-raggi cosmici, è stato il più giovane di sempre a vincere il concorso “Google Lunar X Prize” e il più giovane su 3.200 candidati al concorso internazionale “Lab2Moon” in India. L’Agenzia Spaziale Europea gli ha messo a disposizione un ufficio per fare ricerca all’Università di Huntsville, in Alabama. Oggi, a diciassette anni, sogna di realizzare una società in settore aerospaziale.

L’intervista al napoletano Mattia Barbarossa.

Partiamo dall’inizio. Come nasce la tua passione per lo spazio?

Nasce da una forte curiosità che ho sviluppato nel tempo, fin da bambino. Si tratta comunque di un argomento molto vasto. Ho capito che era una vera e propria passione quando ho cominciato a frequentare l’Osservatorio di Capodimonte. Poi sono arrivati i concorsi…

Sei il più giovane vincitore del “Google Lunar X Prize” e il più giovane al “Lab2Moon” in India. Come hai affrontato queste due sfide nella tua vita?

Come un gioco. Non so se ti è mai capitato di gasarti a tal punto da dire “proviamoci”. Per quanto la cosa desiderata possa sembrare impossibile. Alla fine ci ho provato con un amico, ma ho preso sempre tutto come uno scherzo. Anche quando la competizione andava avanti. Certo, è stato emozionante vedere persone da tutto il mondo incontrarsi e confrontarsi. Ma ho avuto fortuna…

Il vincitore del Google Lunar X Prize e i terrapiattisti

Su tutti i giornali, televisioni, social si parla dei “terrapiattisti”. Cosa diresti a chi sostiene questa tesi?

Di dimostrarle. Certo, se non avessimo mai messo in discussione il passato non saremmo mai potuti andare avanti, oltre. E con la nostra immaginazione possiamo arrivare ovunque, dubitare di qualsiasi cosa. Ma dopo il dubbio viene la verità, cioè la prova. La verità è fatta di strati e ha bisogno di quante più informazioni possibile.

Il primo canale di informazione, ormai, è la rete.

Internet è stato fondamentale per me, ha accresciuto enormemente le mie conoscenze. Ovviamente bisogna saper discernere e avere la curiosità di raggiungere l’informazione giusta. Noi spesso uccidiamo la curiosità. Io ho impiegato due anni per raggiungere il minimo di conoscenze e sono ancora in alto mare. Tutti abbiamo un potenziale, dobbiamo solo sfruttarlo.

Dici che la colonizzazione è l’unico strumento che abbiamo per far proseguire la nostra specie.

La Terra è l’unica casa che possiamo avere e dobbiamo prendercene cura. Non è detto che i cambiamenti climatici ci espelleranno, ma non possiamo sapere con precisione cosa succederà. Ad esempio, non è detto che un asteroide improvviso non faccia rotta verso di noi. Esplorare lo spazio può aiutarci in questo. E può aiutarci a non danneggiare ulteriormente il nostro pianeta, come con l’estrazione di minerali dalla luna asteroide, senza dover trivellare parchi naturali e ambienti protetti. La gente pensa che tutto sia fatto per l’uomo, ha una visione omocentrica. “Chissenefrega, gli scienziati ci mentono, sono allarmisti”. I dati li abbiamo, già per la fine delle nostre vite la situazione sarà insostenibile. Lo spazio può salvarci.

Fonte immagine: https://pixabay.com/it/luna-piena-luna-completo-notte-2055469/

Come valuti lo stato della ricerca in Italia e cosa diresti a chi ne ha in mano le sorti?

Senza avanzamento tecnologico non saremmo al punto in cui siamo adesso. Purtroppo la ricerca scientifica si scontra spesso con la dura realtà dei finanziamenti. L’Accademia potrebbe aiutare moltissimo l’esplorazione spaziale, ma è troppo lenta e resta indietro. In Italia la ricerca è notevole, anche a Napoli, ma mancano i finanziamenti.

Credo che la riconversione ecologica possa essere una grande spinta motivazionale per i Governi e lo spazio può essere uno strumento per recuperare risorse senza intaccare l’ambiente. Ma bisogna essere lungimiranti.

Hai un ufficio tutto tuo in Alabama. Cosa ci fai?

Il mio obiettivo è l’esplorazione spaziale. Realizzerò il mio progetto.

A proposito di Maria Laura Amendola

Nata a Potenza il 28 giugno 1993, madre australiana e papà Irpino. Impegnata, per diversi anni, in organizzazioni a carattere sociale e culturale, ho prediletto come ambito il femminismo e le battaglie contro le disuguaglianze di genere. Nel 2021, è nata la mia prima opera letteraria, "Una donna fragile", Guida Editori.

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