Il culto dei gatti nell’Antico Egitto, cos’era

Il culto dei gatti nell'Antico Egitto

Il culto dei gatti è considerato un elemento distintivo dell’Antico Egitto. Infatti, nella cultura egizia, i felini e in particolare i gatti, occupavano un ruolo di grande rilievo, sia nella vita quotidiana che nella religione.  Quando si parla di felini, infatti, non si può non pensare alle piramidi, ai faraoni e alle divinità zoomorfe. Ma perché i gatti erano così tanto venerati nell’Antico Egitto? 

Il gatto come simbolo di protezione

I gatti, grazie al loro istinto di cacciatori, erano considerati fedeli aiutanti dell’uomo. Infatti, allontanando i roditori, rendevano le case posti igenici e puliti e ciò contribuiva a diminuire drasticamente l’incidenza di alcune malattie. Inoltre, erano ampiamente utilizzati anche per proteggere gli approvvigionamenti di cibo da ospiti indesiderati.

Il culto dei gatti nell’Antico Egitto è quindi nato da una motivazione essenzialmente pratica, ossia quella di aiutare l’uomo a mantenere un ambiente salubre e incontaminato. Con il passare dei secoli, però, la figura del gatto si è allontanata gradualmente da questa visione pragmatica, fino a raggiungere una connotazione divina. Infatti, da semplici cacciatori di topi, sono riusciti a diventare dei veri e propri protettori delle mura domestiche. Ogni egizio aveva un piccolo felino nella propria casa perché in grado di scacciare il male e le forze oscure e, di conseguenza, garantire protezione.

La convinzione secondo la quale i gatti fossero capaci di percepire le energie negative, li rendeva dei guardiani ideali, tanto da essere venerati e rispettati. Proprio per la loro attitudine nello scacciare le forze oscure, venivano considerati anche fedeli accompagnatori delle anime defunte nell’aldilà, garantendo loro un passaggio piacevole e sicuro, senza l’interferenza del male. 

Gli amuleti e il simbolismo divino

Non era raro nell’Antico Egitto indossare amuleti a forma di gatto. Tali gioielli erano spesso realizzati con pietre e avorio e, attraverso del catenine, venivano appesi al collo con il fine di proteggersi dalle forze maligne. Quando si usciva di casa e non si poteva avere con sé il proprio felino a protezione, si optava per questi amuleti.

Oltre ad essere considerati dei guardiani eccellenti, i gatti erano anche associati a diverse divinità. La più famosa è sicuramente Bastetmezza donna e mezza gatta, venerata come dea della casa, della fertilità, della guarigione e dell’amore, tutte caratteristiche riconducibili ai piccoli felini. Proprio per questa connotazione divina, qualsiasi danno arrecato ai gatti, anche non intenzionale, veniva severamente punito e condannato, talvolta anche con la morte. Ciò può far comprendere con quanto rispetto e sacralità venivano trattate queste creature. 

La mummificazione dei gatti

È ormai ampiamente risaputo che la mummificazione fosse una pratica diffusissima nell’Antico Egitto. Quello che però poche persone sanno è che spesso anche i gatti venivano mummificati e seppelliti insieme al proprio padrone, sempre spinti dall’idea che fossero capaci di proteggere nel passaggio all’aldilà.

Il processo di mummificazione del gatto, richiedeva esattamente la stessa cura e la stessa attenzione di quello dell’uomo: venivano lavati accuratamente e cosparsi di oli per garantire la preservazione del corpo il più a lungo possibile. Spesso le mummie dei gatti erano anche offerte nei rituali presso i templi, per utilizzarli come intermediari tra il mondo terreno e quello celeste. 

Il declino del culto dei gatti nell’Antico Egitto

Il culto dei gatti nell’Antico Egitto iniziò gradualmente a scemare con l’ascesa del Cristianesimo e a causa dell’influenza della cultura greco-romana. Tuttavia, grazie alle testimonianze che gli Egizi ci hanno lasciato, è possibile risalire alla nascita del rapporto gatto-uomo che, nonostante venga messo spesso in secondo piano rispetto all’amore che unisce l’essere umano al cane, può farci capire molto su queste misteriose creature, conosciute da tutti ma sconosciute nel loro essere alla maggior parte delle persone. 

Fonte immagine: pixabay

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