La scuola eleatica e i suoi esponenti: Parmenide e Zenone

La scuola eleatica e i suoi esponenti: Parmenide e Zenone

Con il termine scuola eleatica si fa riferimento alla scuola filosofica presocratica sviluppatasi presso la città di Elea.

Origini

La scuola eleatica fu fondata presso una colonia della Magna Grecia, la città di Elea, situata nel comune oggi noto come Ascea, in provincia di Salerno. Secondo alcuni studiosi il fondatore della scuola sarebbe tale Senofane di Colofone. Tuttavia, sebbene nella dottrina da lui proposta vi siano elementi ricollegabili all’ideologia eleatica, non è ufficialmente attendibile la teoria che lo vedrebbe fondatore.

Tra gli esponenti principali della scuola eleatica figurano gli importanti nomi dei filosofi Zenone e Parmenide, anche quest’ultimo considerato tra i possibili fondatori della scuola.

Ideologia

La filosofia eleatica si differenzia dalle altre correnti, come quella ionica, in quanto non ha come obiettivo quello di ricercare una sostanza fisica primordiale, bensì indagano l’esistenza di un essere unico, immutabile ed eterno.

Gli allievi della scuola eleatica rifiutano la dottrina del sensismo, perseguita ad esempio dalla scuola cirenaica; ritengono che sia impossibile affidare ai sensi la conoscenza ultima e mostrano, al contrario, un atteggiamento più razionale nella ricerca della verità. Le argomentazioni proposte risultano tutte dedotte in maniera logica.

Il pensiero eleatico si sviluppa in opposizione alla filosofia di tipo naturalista, che cercava di spiegare la realtà riducendo ogni cosa esistente ad elementi primari. Gli eleatici sostenevano che la spiegazione fondamentale al tutto fosse l’esistenza di un essere ultimo caratterizzato da un’unità intrinseca, da cui tutto deriverebbe. Proprio questa concezione rende impossibile la conoscenza tramite i sensi, in quanto questi non possono percepire l’unità ultima.

Secondo gli allievi della scuola eleatica, è il pensiero l’unica arma per la conoscenza, in quanto esso sconfiggerebbe proprio le false apparenze generate dai sensi. Successivamente, il pensiero eleatico fu contrastato e superato, in particolar modo dalla dottrina artistotelica; tuttavia, esso influenzò notevolmente il dibattito filosofico in generale, contribuì allo sviluppo dei fondamenti della logica occidentale e fu particolarmente rilevante nello sviluppo di dottrine differenti come,, quella proposta dal filosofo Gorgia.

Parmenide e Zenone: i maestri della scuola eleatica

Sono stati tra i membri più influenti della scuola filosofica. Parmenide, quasi sicuramente il reale fondatore, visse tra il VI e V secolo a.C. È considerato essere il padre dell’ontologia, una delle branche della filosofia che si occupa dello studio dell’essere. Si è affermato, grazie alle sue teorie, come uno degli iniziatori della storia filosofica occidentale.

La teoria principale sviluppata da Parmenide ritiene l’essere come entità statica ed immutabile. Egli affermò la famosa massima: «L’essere è e non può non essere, il non-essere non è e non può essere». L’essere diventa così sostantivo neutro che rimanda ad un concetto, il non-essere, di contro, per definizione non è esistente, dunque non può essere pensato.

Parmenide avvia così la propria riflessione, descrivendo l’essere tramite le seguenti caratteristiche: ingenerato, eterno, immobile, unico, omogeneo, immutabile e finito. Altro caposaldo della teoria filosofica di Parmenide è definito Il sentiero della verità: secondo questa dottrina l’uomo avrebbe davanti a sé due vie possibili da percorrere: il sentiero della verità, appunto, una via basata sulla ragione che porta alla vera conoscenza; il sentiero dell’opinione, basato sui sensi e per questo portatore ad una conoscenza apparente.

La dottrina parmenidea è contenuta tutta nella sua opera Sulla natura, in cui egli si immagina trasportato, da alcune cavalle, da una dea che gli rivela il segreto della conoscenza, che egli definisce Verità ultima.

Per quanto riguarda Zenone, egli fu un alunno di Parmenide, utilizzò le sue abilità nella dialettica e nella logica per argomentare a favore delle dottrine del maestro e per difenderlo dai principali critici dell’epoca. Una testimonianza diretta del pensiero di Zenone è a noi giunta tramite il lavoro di Platone nell’opera Parmenide, in cui si immagina un ipotetico dibattito tra Parmenide, Zenone e Socrate. Nell’opera Zenone si trova a difendere il punto più contestabile della teoria di Parmenide: secondo quest’ultima l’essere è unico, tuttavia, questa affermazione appare contrastata dall’esistenza della molteplicità.

Zenone, allora, si impegna per dimostrare la non esistenza del molteplice, o meglio, egli argomenta che gli enti sono molteplici, ma sono contemporaneamente simili e dissimili tra loro: sono logicamente dissimili perché diversi, ma intrinsecamente simili tra loro per la loro stessa diversità e quindi ricollegabili ad un’unità ultima.

Si noti come, per la sua argomentazione, Zenone utilizza come metodo la dimostrazione per assurdo, un principio che starà alla base della formulazione dei cosiddetti paradossi, per i quali Zenone è propriamente conosciuto. Si tratta di tre paradossi (paradosso dello stadio, paradosso di Achille e la tartaruga e paradosso della freccia) il cui fine ultimo è la dimostrazione dell’impossibilità di esistenza del moto, in quanto ammettere che questo esista farebbe cadere in contraddizione.

Fonte immagine: Pixabay

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A proposito di Alessia Nastri

Studentessa di venti anni iscritta all'università l'Orientale di Napoli. Appassionata dell'arte in ogni sua forma, amo particolarmente leggere e studiare le letterature. La mia personalità si costruisce su pochi aspetti: i libri, la scrittura, Taylor Swift e la mia frangetta.

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