La grotta di Zinzulusa in Puglia: storia e leggenda

La grotta di Zinzulusa

La Puglia è una straordinaria regione che ospita spiagge bianche e un mare cristallino capace di togliere il fiato, passando dal Salento, con Gallipoli e Pescoluse, al Gargano, con Vieste e Peschici, e nasconde anche dei veri e propri tesori come la grotta di Zinzulusa, nella bella città di Castro.

La storia e caratteristiche della grotta di Zinzulusa

La grotta di Zinzulusa è una grotta naturale che si trova a Castro, in Puglia, la cui formazione è legata all’intensa erosione marina che ha interessato l’area circostante, durante il periodo del Pliocene. Il nome della grotta deriva dal termine dialettale “zinzuli” che significa letteralmente “stracci” ed è dovuta alle formazioni carsiche e in particolare alle stalattiti, che pendono dal soffitto come fossero stracci appesi.

La grotta di Zinzulusa è stata per la prima volta citata negli scritti del vescovo di Castro, Antonio Francesco del Duca che, in una lettera del 1793, descrive dettagliatamente questo magico luogo. Altri riferimenti o descrizioni successive sono legati invece al naturalista Teodoro Monticelli, al medico Cosimo De Giorgi e al poeta Armando Perotti. Le prime esplorazioni e pubblicazioni scientifiche sistematiche arrivarono solo nel primo dopoguerra, inaugurate dalle scoperte dei fisiologi e paleontologi Filippo Bottazzi, Pasquale De Lorentiis e Gino Stasi.

La grotta di Zinzulusa può essere divisa in tre zone diverse: l’ingresso, caratterizzato da una grande varietà e quantità di stalattiti e stalagmiti che ricordano diversi oggetti. Da questa area, è possibile raggiungere un piccolo lago di acqua limpidissima dolce, mista a infiltrazioni marine, denominato Trabocchetto, passando attraverso il corridoio delle Meraviglie. Vi è poi la cripta conosciuta anche come “Duomo”, caratterizzata da pareti lisce alte fino a 25 metri, si tratta di un’area della grotta che pare risalire al Cretacico. Anticamente la grotta ospitava un gran numero di pipistrelli che l’avevano ricoperta con il loro guano per diversi metri: un guano solido, su cui era possibile camminare, che fu estratto nel 1940 da alcuni operai che crearono anche diversi camminamenti interni, usati ancora oggi per le visite turistiche. Infine, vi è il fondo che corrisponde alla parte terminale della grotta di Zinzulusa: emerge in rocce cretaciche e ospita il piccolo bacino chiuso del Cocito.

L’assoluta curiosità riguarda la stratificazione delle acque, mentre nella parte più sono calde e salmastre, in superficie sono dolci e fredde. Inoltre, la grotta di Zinzulusa possiede uno straordinario valore scientifico ed etnologico: non solo ospita alcune specie di animali marini antiche e uniche, ma è proprio all’interno della grotta che sono stati ritrovati numerosi reperti e manufatti risalenti al Neolitico, Paleolitico e all’epoca romana. Questi reperti includono microbulini, lame, cocci di ceramica e manufatti in osso che testimoniano una presenza umana molto antica, all’interno della grotta.

La leggenda della grotta di Zinzulusa

È molto probabile che questa fantastica leggenda legata alla grotta di Zinzulusa, sia stata concepita per poter giustificare e spiegare alcuni eventi scientifici all’epoca inconosciuti. La leggenda popolare narra che un tempo, vicino a questo incantevole luogo, vivesse il Barone di Castro, signore delle terre attorno al paese. Si trattava di un uomo crudele e malvagio e anche ricchissimo che, per la sua cattiveria, non solo lasciò morire la moglie di dolore, ma faceva vestire la propria piccola figlia solo di stracci. La sua avarizia e cupidigia erano tali che, nonostante la grande quantità di denaro che possedeva, egli preferiva accumulare beni piuttosto che spendere qualche soldo per vestire la figlia. La bambina, mancando delle cure e dell’amore paterno e materno, cresceva cupa e triste. Un giorno, però, una fata buona si presentò al cospetto della bimba e le donò un vestito stupendo, buttando via quello vecchio e logoro che indossava. Così gli stracci volarono via con il vento, finendo per adagiarsi sulle pareti della grotta, dove si pietrificarono. Da quel momento, la grotta, grazie alle sue estremità ornate da quegli stracci di vestiti, venne chiamata Zinzulusa. Il destino per il Barone fu ben diverso: venne scagliato dalla fata nel profondo delle acque sottostanti alla grotta e, nel punto esatto in cui egli si adagiò, emersero le acque infernali che diedero vita al laghetto chiamato Cocito. Secondo la leggenda, i crostacei che assistettero a tale avvenimento rimasero accecati per sempre, mentre la bambina si sposò con un principe ricco e buono e la sua vita cambiò per sempre.

Fonte immagine in evidenza: La Gazzetta del Mezzogiorno.

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