La lotta senegalese, (laamb in lingua wolof) è uno sport da combattimento nato in Senegal, presto sviluppatosi anche in altre nazioni dell‘Africa Occidentale. Le origini della laamb sono da ricercare in epoca antica a partire dall’etnia Serer, il terzo gruppo etnico in Senegal, presente anche tra Mauritania e Gambia.
Origini della Laamb come sport da combattimento
Le origini della laamb provengono da una radice antica, la quale ha contribuito a rendere questo sport estremo uno dei più popolari dell’intero continente. La lotta nacque inizialmente come una preparazione per i guerrieri e divenne successivamente un autentico sport, il quale ha unito gli aspetti tecnici di altri due sport da combattimento principalmente noti nella cultura occidentale, la lotta da una parte e la boxe dall’altra, che si sposano sulla base di un principio comune: il combattimento volge al termine quando uno dei due avversari viene messo al tappeto. Il primo lottatore divenuto famoso fu Boukar Djilak Faye, uno degli antenati della dinastia Faye, il quale combatté per la prima volta nel XVI secolo.
Lo sport da combattimento
Lo sport da combattimento è una delle pratiche civili più antiche del mondo, risalente ai giochi olimpici del 648 a.C. e nata probabilmente dall’esigenza umana di rendere lo scontro fisico una pratica “socialmente accettabile”, la quale si pone come scopo principale la sana competizione e come conseguenza l’intrattenimento di un vasto pubblico. Prima di ciascun incontro, l’atleta segue una rigida preparazione volta all’affinamento delle tecniche di combattimento da adoperare in campo, il cui perfezionamento è fondamentale per garantire un incontro sicuro, nel rispetto delle regole dello sport.
Il gladiatore
La figura attorno alla quale ruota quest’arte marziale è quella del gladiatore, un combattente che lotta contro il suo avversario all’interno di un’arena, che ospita un pubblico entusiasta nell’assistere ad un’esplosione di violenza, ma anche di rivalsa: per molti senegalesi, infatti, la laamb è l’unica alternativa in grado di poterli risollevare dalla loro condizione precaria di partenza. Il gladiatore, adorato e idolatrato dalle folle, trae ispirazione dall’epoca romana, periodo durante il quale il lottatore era concepito come un eroe senza tempo, la cui invincibilità era segno di un prestigio appartenente soltanto ai semi-dei.
L’allenamento dei gladiatori consta di due fasi: la prima fase consiste nell’allenamento in palestra, seguita da una breve pausa e successivamente dalla seconda fase, l’allenamento in spiaggia, luogo utile ad ostacolare i movimenti per migliorare la tecnica delle mosse.
La tradizione vuole che prima di ogni combattimento il lottatore si abbandoni ad alcuni riti di natura folkloristica, che possano liberare il suo corpo dalle energie negative e dagli occhi indiscreti di coloro che ne desiderino la sconfitta. Il rito, accompagnato dalle musiche dei tamburi e dal canto delle donne, è effettuato da un marabutto (marabout), una guida spirituale che sarebbe in grado di prevedere l’esito del combattimento grazie alle sue conoscenze del mondo “magico”.
La figura del gladiatore in epoca romana
Il gladiatore è senza dubbio una delle figure più prestigiose che l’antica civiltà romana abbia lasciato tra le meraviglie del suo immenso patrimonio storico. Il termine gladiatore deriva dal latino glādiator (combattente), la cui origine è gladius, che fa riferimento alla spada che questi utilizzavano per combattere. Tali combattimenti erano considerati l’evento performativo più atteso dai romani, il cui impatto storico fu visibile in maniera particolare nell’ideazione di una struttura mirata specificamente ad ospitarli, l’anfiteatro. L’anfiteatro romano si differenziò dal teatro per la sua forma pseudoellittica, capace di accogliere migliaia di spettatori, i quali assistevano alla più becera lotta tra uomini o addirittura tra uomini e bestie.
Fonte Immagine in evidenza: Wikimedia Commons (Fotografo: Pierre-Yves Beaudouin)