L’opera di Maria Letizia Avato, con la regia di Marco Belocchi, è divisa in due atti unici: “Tutti pensarono, tutti credettero” e “Anima Sola”, legati da immagini, voci e suoni che si intrecciano come un filo invisibile tra il divino e l’umano. Anno Omega, in scena dal 23 al 26 ottobre al Teatro di Documenti, per un viaggio poetico e metafisico che mette in dialogo il Creatore e le sue creature, la perfezione e la caducità, il Bene e il Male.
C’è un punto, nel tempo e nello spirito, in cui la creazione e la creatura si confondono, dove il gesto del creare diventa specchio del desiderio di comprendere sé stessi. Anno Omega (quando tutto ebbe inizio) nasce in questo spazio sospeso: un luogo che non appartiene né al passato né al futuro, ma al respiro eterno della domanda. Chi crea chi? E fino a che punto il creatore è innocente delle proprie opere?
In un equilibrio sottile tra metafisica e poesia, si tesse un dialogo interiore che è anche cosmico, in cui il Bene e il Male si riflettono l’uno nell’altro e l’uomo, nel tentativo di comprendere Dio finisce per specchiarsi nella sua stessa imperfezione.
L’universo di Anno Omega è fatto di silenzi densi e di parole che diventano carne, un luogo dove ogni pennellata diventa domanda e ogni suono, un frammento d’eternità.
Tutti pensarono, tutti credettero

Ambrosius trascorre il suo immemore tempo a dipingere: abituato al suo percorso poltrona – tela e tela – poltrona, si dedica alle sue creazioni, ai suoi occhi perfette e senza sbavature. Ogni piccola pennellata è un tocco di perfezione. Almeno dal suo punto di vista onnisciente. Sì, Ambrosius (Paolo Ricchi) è il Creatore, che in Anno Omega tutto sa e tutto può. O almeno, fino all’arrivo di Felice (Maurizio Casté), il suo folle specchio, che lo mette di fronte al suo operato, forse tutt’altro che perfetto.
Il fare imperioso di Ambrosius e la follia di Felice si scontrano fino a che quest’ultimo in un vortice di confronti che sanno di schegge di vetro infuocate conficcate ripetutamente nella carne, riesce a mettere il suo interlocutore di fronte ad una realtà dura da accettare: cos’è, realmente, il bene? E quanto è benevolo questo Dio, che tutto sa e tutto può? È proprio sicuro di non essere, egli stesso, intriso di Male?
Anima sola

È la poesia di Nazim Hikmet, “ti amo come” a fare da sfondo al secondo atto, in cui protagoniste sono le anime di Anno Omega, spogliate del loro corpo, chiamate a compiere una grande scelta: fondersi con Dio, pittore di reiterate genesi, o riabbracciare la caducità delle cose terrene, ricongiungendosi con la propria carne, guardando attraverso occhi umani?
Grazia Rita Visconti danza sul filo della vita e intona la melodia delle anime incatenate, rendendo lo spettatore partecipe di un’evoluzione profonda, sofferta, ma lucidamente ragionata.
Anno Omega: una voce guida fuori dal tempo

Il Teatro di Documenti vanta uno spazio particolarissimo nato dalla mente dello scenografo Luciano Damiani. La sua geometria e le musiche del Maestro Fabio Bianchini hanno favorito un totale coinvolgimento e partecipazione alla scena. Fuori dal tempo, fuori da ogni contesto, esattamente come essere nella stanza sospesa del Creatore, è possibile ora vestire i suoi panni, ora i panni di Felice, il suo inusuale Alter-ego.
La voce di Marco Belocchi, nei panni del narratore, prende per mano lo spettatore e lo introduce ne le segrete cose poiché, in quanto essere umano, è anima grave e non totalmente in grado di concepire quel tempo così sospeso.
In scena il 23, 24 e 25 ottobre 2025, ore 21:00 e il 26 ottobre, ore 18:00 al Teatro di Documenti, via Nicola Zabaglia 42, Roma.
Fonte immagini: locandina ufficiale e foto fornite da Ufficio Stampa

