Giovedì 2 ottobre è andato in scena, al Teatro Brancaccio di Roma, la prima dello spettacolo “San Francesco, la superstar del medioevo”, regia di Francesco Brandi.
San Francesco, la superstar del medioevo: il cast e la trama

Il protagonista dello spettacolo è Giovanni Scifoni, le musiche originali sono di Luciano di Giandomenico mentre agli strumenti troviamo quest’ultimo, Maurizio PIcchiò e Stefano Carloncelli. La rappresentazione di San Francesco, la superstar del medioevo si sviluppa secondo il monologo teatrale, Scifioni interpreta e recita San Francesco D’Assisi sia come narratore che come lo stesso Santo in prima persona esibendosi in dialoghi in lingua volgare italiana del 1300.
La trama segue tutta la vita di Francesco, dalla nascita in una famiglia della borghesia umbra alla partenza per diventare cavaliere e combattere contro i Regni nemici. Francesco, durante il viaggio che lo sta portando in Puglia per combattere al fianco dei suoi compagni, in sogno riceve la chiamata di Dio e decide così di diventare frate e rinunciare a tutti i beni e i privilegi che la vita gli aveva riservato.
Tutti gli aspetti più importanti della vita di Francesco vengono scandagliati nel corso di San Francesco, la superstar del Medioevo: dalla partenza per la Terra Santa nel tentativo, purtroppo fallito, di riportare la pace nel territorio, all’incontro con Papa Innocenzo III, il quale gli dà il permesso di predicare in pubblico, passando per la creazione del primo presepe cristiano a Greccio fino alla crisi nell’ordine Francescano e nella vita spirituale di Francesco, la quale lo porterà ad una morte in solitudine e in grande sofferenza ma comunque allietata dalla sua grande Fede.
Recensione e spunti di riflessione sull’attualità

Scifoni utilizza la storia della vita di San Francesco per portare degli spunti di riflessione di grande attualità, la messa in scena è molto dinamica tra recitazione, canto e ballo e rende lo spettacolo molto godibile, soprattutto perché accompagnato dalla piccola ma scatenata orchestra di strumenti antichi, fa da cornice una sceneggiatura molto umile, coerente con la figura del santo, composta da un piccolo palco e un disegno della faccia di Francesco.
Facendo riferimento al viaggio intrapreso in Egitto nel 1219 dal frate d’Assisi il protagonista si chiede se per cercare di riportare la pace in un territorio martoriato da secoli se non millenni di guerre come quello della Palestina, coloro che hanno il potere non debbano utilizzare il linguaggio di Francesco, un linguaggio che superi l’idea di confine territoriale e che si avvicini all’idea delle religioni come strumento di dibattito e confronto pacifico dei popoli.
L’incontro tra San Francesco e Papa Innocenzo III viene messo molto in risalto all’interno della rappresentazione, il papa coglie in Francesco una figura che non vuole sostituirsi al potere del Vaticano ma che vuole legittimarlo e diffonderlo in tutto il mondo, decide dunque di assecondarlo e di permettergli di predicare in pubblico. Ciò su cui Scifoni spinge a riflettere è come sempre più spesso venga sfruttata, da chi ha il potere, l’idolatria come forma di accentramento dei consensi. Ciò succede in moltissimi ambiti della modernità come la politica ma anche la religione.
Un altro tema portato all’attenzione del pubblico è la strumentalizzazione della Fede, ormai in atto da diversi secoli, oggigiorno le festività cristiane sono utilizzate per fomentare il consumismo e lo spirito religioso si è perso. La stessa immagine di San Francesco viene oggi utilizzata per abbellire gadget da vendere in negozi di souvenir, il “turismo francescano” genere ogni anno milioni di euro di entrate e riduce il messaggio di Francesco a mero business.
Un grande successo per la prima di “San Francesco, la superstar del medioevo”, l’opera sarà rappresentata al Teatro Brancaccio anche il 3 e il 4 ottobre.
Fonte immagini: Ufficio Stampa Signorelli